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“Cinque Paesi nel nome delle donne, contro il soffitto blocca-carriera” di Alessandra Cicalini

Arrivano al sesto livello e poi si fermano, come se sopra di loro ci fosse un invisibile ma assai resistente soffitto di cristallo che blocca il successivo scatto di carriera.

Lo stop forzato è subìto dalle donne quadro e manager, non solo italiane. In Spagna, ad esempio, la situazione è molto simile alla consorella a forma di Stivale, un pochino peggio stanno le donne di Slovenia e Ungheria, mentre nessuna delle nazioni citate regge il confronto con la nordica Svezia. I cinque Paesi europei non sono stati nominati a caso. Sono infatti partner, attraverso le rispettive organizzazioni sindacali, di “Gender floor, per rompere il muro di cristallo”, ossia il progetto promosso dall’associazione nazionale Progetto Quadri della Cisl con la partecipazione dell’omologa transnazionale Eurocadres.

Lo scopo ultimo dell’iniziativa è arrivare a dicembre alla presentazione di un documento, durante un mega-convegno che si terrà a Firenze, nella sede della scuola della Cisl, che riassuma le indagini condotte nazione per nazione sul mercato del lavoro delle donne ad alta professionalità. Per arrivarci, però, bisognerà procedere un gradino dopo l’altro. “Siamo appena tornati da Madrid per la prima riunione organizzativa”, racconta Roberto De Santis, il presidente dell’associazione Quadri della Cisl, “ora in quel Paese si passerà all’analisi di leggi, servizi, progetti, buone e cattive pratiche, insomma si raccoglierà tutto quello che c’è da sapere sul mercato del lavoro al femminile”. La medesima analisi sarà condotta nei prossimi due mesi nei restanti Paesi partner per arrivare, intorno a giugno, alla presentazione dei risultati collettivi direttamente a Bruxelles. “In quella sede – spiega ancora De Santis – vorremmo lanciare l’idea dell’adozione di linee comuni a tutti i paesi Ue per favorire la carriera delle donne da un certo punto in poi”.

In concreto, si tratterà di permettere alle signore interessate al lavoro di alto livello di continuare a svolgerlo anche dopo che siano diventate madri: “La maternità – sottolinea il presidente dell’associazione Quadri Cisl – è il vero momento di passaggio: per salire di grado, purtroppo sono ancora molte le donne che si mascolinizzano rinunciando del tutto ad avere figli”. Eppure, leggi che tutelano la conciliazione tra lavoro e famiglia ci sono: “Anzi, l’Italia è arrivata prima della Spagna, che ha adottato misure sul congedo parentale solo l’anno scorso”, dice De Santis, “ma è evidente che da sole le leggi non bastano: ancora oggi, se c’è da rinunciare al lavoro, quasi sempre è la donna a sacrificarsi”.
Per sapere come procederanno i lavori e quando si terrà il primo grande evento, quello di Bruxelles, si possono contattare Federica Vittori e Monica Roberti dell’associazione Progetto Quadri, associazione.quadri@cisl.it

da Il Sole 24Ore.com