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L’intervento dell’Unione Vittime per stragi nel “Giorno della memoria”, censurato dalla RAI

Dall’Associazione Due Agosto, a nome delle Associazioni che aderiscono all’Unione Vittime per stragi, riceviamo e volentieri pubblichiamo il testo dell’intervento letto dal Presidente Bolognesi in occasione della commemorazione del “Giorno della memoria” delle vittime del terrorismo, svoltasi al Quirinale il 9 maggio scorso, alla presenza del Presidente della Repubblica (clicca qui per leggere il discorso del Presidente Napolitano e avere altre notizie sulla cerimonia), e che a RAI non ha ripreso, spingendo l’Unione delle Vittime per Stragi a parlare di “censura” .

«Questo intervento è il frutto di una riflessione dell’Unione Vittime per Stragi che comprende le associazioni delle vittime delle stragi: di Piazza Fontana di Milano del 12 dicembre del 1969, di Piazza della Loggia di Brescia del 28 maggio 1974, del Treno Italicus del 4 agosto del 1974, della Stazione Centrale di Bologna del 2 agosto 1980, del Treno Rapido 904 del 23 dicembre 1984, di Via dei Georgofili di Firenze del 27maggio 1993.
L’istituzione di una giornata per ricordare le vittime del terrorismo e delle stragi, voluto con determinazione dai familiari delle vittime, dal Presidente della Repubblica e da tutto il Parlamento, è un fatto estremamente importante, di cui è ampiamente condiviso l’alto valore etico, politico e sociale.
Il terrorismo ha indubbiamente segnato nel Paese pagine tragiche, ha messo a rischio la tenuta democratica delle nostre istituzioni, è stato sconfitto nelle sue forme più organizzate, ma non é morto, anzi é ancora vivo con frange pericolose, che gli organi preposti alla sicurezza in più occasioni hanno invitato a non sottovalutare.
Vi sono poi i terroristi che godono di grandi spazi pubblici come se i veri eroi fossero loro e non le vittime e chi ha perso la vita per contrastarli.
Nel corso degli anni abbiamo assistito ad una costante rimozione della verità: sono stati messi in cattedra i terroristi e le vittime hanno dovuto subire anche l’umiliazione degli assassini, inopinatamente divenuti opinionisti e dispensatori di consigli alle giovani generazioni per le loro scellerate esperienze di vita.

Commemorare le vittime del terrorismo e delle stragi ha quindi il valore alto del ricordo, la funzione vitale di strumento per la formazione delle nuove generazioni, che non sempre hanno vissuto direttamente quelle tragedie.
Ha il compito di ricordare il passato per evitare comunque nel futuro i drammi e le sofferenze di quelle tragiche fasi.
Dobbiamo ricordare che in Italia, dal dopoguerra ad oggi, vi sono state 14 stragi con un numero spaventoso di morti e feriti, ma che in nessuna di esse si è arrivati a colpire mandanti e ispiratori politici.
Alla fine degli anni 70, un noto neofascista spiegava a uno dei suoi adepti “che una strage non ha senso se non c’è chi può coglierne gli effetti politici”. Coloro che hanno utilizzato le stragi e il terrorismo per fini politici non sono stati individuati dai processi, sono ancora tra noi e sono impuniti.
Di quei tragici eventi lascia un ricordo particolarmente amaro il coinvolgimento degli apparati di sicurezza, fenomeno talmente esteso da chiamare in causa chi aveva su di essi poteri di nomina e controllo politico.
Il coinvolgimento di uomini dei servizi segreti nei depistaggi e nelle coperture date ai terroristi e l’impedire ai giudici di arrivare alla verità è un punto cruciale per la comprensione di quegli anni bui e non deve essere in alcun modo accantonato.
Ai parlamentari e ai rappresentanti delle istituzioni che oggi sono qui con noi, diciamo che sono qui non solo per ricordare le vittime, ma anche per prendere impegni dei quali i familiari e i cittadini nel prossimo anniversario chiederanno conto.
L’attuale Parlamento deve inaugurare una nuova stagione politica finalizzata alla ricerca della verità, ove non vi sia più spazio per segreti e reticenze, anche per dare un senso alla legge n. 124/2007 che recepisce in parte la proposta di legge di iniziativa popolare per l'”Abolizione del segreto di Stato nei delitti di strage e terrorismo”, presentata dalle associazioni delle vittime al Senato nel 1984.
Le leggi vanno applicate nella loro interezza, i decreti attuativi non debbono stravolgerne o limitarne l’esecuzione
E’ importante che chi ha attentato alla vita democratica del Paese venga finalmente punito.
Aprire gli armadi non deve essere solo uno slogan, a questo punto vi sono anche gli strumenti legislativi per farlo senza incertezze e reticenze
Pensiamo sia giunto il tempo per un giudizio anche politico sullo stragismo che determini l’allontanamento dalle istituzioni di chi lo ha favorito anche solo con la sua colpevole inerzia.

Il 9 maggio giorno della memoria deve essere anche il momento per fare il punto di una situazione ormai insostenibile per la disattenzione con cui vengono trattate le vittime dal Parlamento.
La legge 206/04 già approvata ” Nuove norme per le vittime del terrorismo e delle stragi di tali matrice” è in gran parte inattuata e disattesa.
Negli anniversari le promesse di soluzione vengono fatte per essere dimenticate durante tutto il resto dell’anno. È una situazione inaccettabile che vede i familiari sotto continua umiliazione per ottenere quanto previsto dalla legge. Occorre venga nominato un autorevole referente a cui convogliare le varie problematiche irrisolte per far sì che trovino tempestiva attuazione da parte delle rispettive amministrazioni.
Le altre leggi depositate in Parlamento quali: la “Legge quadro per l’assistenza alle vittime di reato”, la modifica dell’articolo 111 della Costituzione detto del “Giusto processo”, l’istituzione del “Reato di depistaggio”, oggi mancante in Italia, tutte queste leggi sono rimaste ferme da anni, legislatura dopo legislatura coperte da promesse e assicurazioni di ogni tipo per poi essere lasciate immobili nelle varie commissioni.
Credo sia importante un serio impegno da parte dei rappresentanti delle istituzioni e degli eletti del popolo affinché finisca questa situazione aberrante che vede le vittime ricordate negli anniversari, ma umiliate e derise per tutto il resto dell’anno.
Il Presidente
Paolo Bolognesi»

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