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Nucleare sì, nucleare no, nucleare forse

Dal Blog di Marco Cattaneo direttore di “Le Scienze” e “Mente e cervello”

Questa mattina era in prima pagina su tutti i giornali. Ma sì, il trionfale ritorno dell’Italia all’energia nucleare. Il ministro Scajola ha annunciato con orgoglio che entro la fine della legislatura sarà posta la prima pietra per la costruzione di un “gruppo” di centrali di nuova generazione. E le aziende del settore, ENEL ed Edison in particolare, si dichiarano pronte a raccogliere la sfida.
Da questa testata (che non ha mai fatto mistero di essere favorevole al nucleare) la notizia non può che essere accolta con sollievo. Per un paese che dipende ancora dall’estero per gran parte del proprio fabbisogno energetico (elettrico, nella fattispecie) e che produce la maggior parte dell’energia da gas e olio combustibile (importati) era necessario tornare a pensare al futuro energetico.

Certo, c’è l’amarezza di aver perso per strada vent’anni.
E, ve lo confesso, una mezza dozzina di dubbi.
I dubbi che ho, personalmente, hanno poco a che vedere con la sicurezza del nucleare.
Ve ne dico qualcuno.
Il primo è: quante sono “un gruppo”? E il secondo: quale “nuova generazione”? La III, la III+, come quella della centrale finlandese di Olkiluoto, o la IV, che prevedibilmente potrebbe non essere pronta per fine legislatura?
Questi sono i dubbi, di partenza, sulle affermazioni di Scajola, che ha una laurea in giurisprudenza e, sospetto, non può essersi preso la laurea breve in ingegneria nucleare dal 14 aprile a oggi. Avrà avuto buoni consiglieri…

Altri dubbi, sarò franco, mi vengono dallo stato di marcescenza culturale in cui versa il paese.
Questo è un paese in cui non si riesce a raccogliere l’immondizia, affetto da una sindrome NIMBY (Not In My Back Yard, “non nel mio giardino”, per chi ancora non avesse dimestichezza con l’espressione) devastante e orribilmente dannosa. Abbiamo Regioni che mettono la moratoria persino sull’eolico, e quando senti gli esperti delle aziende elettriche ti dicono che ci sono proteste (quando non boicottaggi) per ogni cosa, dalle linee dell’alta tensione ai rigassificatori. TUTTO.

Nei sondaggi on line del Corriere e di Repubblica, vedo un sostanziale no. I lettori del Corriere non vogliono il ritorno al nucleare con una maggioranza risicata, quelli di Repubblica con una maggioranza nettissima. Non sarà un campione statisticamente valido, ma la dice lunga sull’aria che tira.
E se avessero chiesto ai lettori “Vorreste una centrale nucleare entro trenta chilometri dal vostro Comune di residenza?” potete scommettere la testa che le percentuali di no sarebbero state bulgare. Insomma, se per la TAV si sono mosse intere popolazioni, pensate forse che per una centrale nucleare tutto andrà liscio?

Altro dubbio. Da quasi vent’anni il Parlamento ha attribuito alle Regioni il potere di delineare i piani energetici (pura follia, a mio modestissimo parere…). Quale Regione accetterà una o due centrali nucleari? Vediamo: il Veneto, forse, dove le percentuali a favore del Governo sono altissime? Non saprei… Ma vedendo quel che è accaduto a Vicenza per l’ampliamento di una base militare NATO mi permetto di dubitare che un’amministrazione locale voglia garantirsi la sconfitta alle elezioni successive.

E ancora. Secondo Repubblica di questa mattina, i tempi sarebbero di questo genere: inizio dei lavori nel 2013 (dopo tutte le fasi di progettazione e approvazione), apertura nel 2019. A giudicare da come ho visto la Salerno-Reggio Calabria la settimana scorsa, mi permetto di sospettare che ci vorrà un po’ di più. Direte che manco di fiducia nella politica…. Ebbene, sì.

Infine, le scorie. Nell’euforia, qualcuno si ricorda forse che cosa accadde quando fu individuato il sito per il deposito geologico a Scanzano Ionico? Io sì, me lo ricordo. Insurrezione di popolo. E abbiamo spedito i treni di scorie in Inghilterra.
Da qui alla prima pietra sarebbe bene che fosse individuato anche un sito per il deposito geologico delle scorie. O che sia previsto un impianto per il riprocessamento un tantino più comodo di Sellafield… Peraltro il riprocessamento è un processo complicato e costoso, di cui si parlerà in un importante articolo su “Le Scienze” di luglio.
Ma, mi dico, se la popolazione è insorta per il deposito di scorie, che farà quando si vedrà prospettata l’ipotesi di una centrale? e, quanto alle scorie, non fate la battutaccia di mandarle in Campania. Non fa ridere.
A proposito, si parla di mettere l’esercito a protezione dei siti dove nasceranno le nuove discariche. Non ho dubbi che ci vorrebbe anche per i siti dove nasceranno le nuove centrali. Ma, che io ricordi, non abbiamo poi tutti questi effettivi…

Insomma, l’Italia ha rinunciato alle centrali nucleari nel 1987, e pensa di rispolverarle vent’anni dopo. Per il problema energetico, non c’è dubbio che sarebbe un bell’aiutino. Ma qualcuno si è chiesto se il paese è pronto? Se i cittadini italiani hanno assorbito, negli ultimi vent’anni, una cultura scientifica e tecnologica che permetterà loro di accettare di buon grado centrali nucleari a due passi (o anche duecento) da casa?

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