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«Schedature e immunità. Se questo è un Paese normale», di Ninni Andriolo

«Venerdì 27 giugno 2008? Una normale giornata italiana, a ben vedere.
Berlusconi riunisce il Consiglio dei ministri per farsi concedere (e concedersi partecipando al voto) un’immunità pari a quella di cui gode il Sommo Pontefice.
Il ministro Alfano bacchetta il Consiglio superiore della magistratura che si appresta a bocciare la «salva-premier» e minaccia una riforma normalizzatrice del Csm nei prossimi mesi.
L’Europa boccia la schedatura italiana dei bambini rom, perché evoca «manifeste analogie storiche» (allusione al nazismo, naturalmente).
Bossi, infine, regala al Cavaliere ciò che aveva già negato a Prodi. La possibilità, cioè, che la Lombardia e il resto del Nord possano aiutare la Campania a smaltire l’emergenza rifiuti. Sei mesi fa la Lega prese a sberleffi l’appello del Professore alla solidarietà nei confronti del Mezzogiorno. Il Carroccio fece la sua parte per aggravare l’emergenza nel Napoletano. Oggi, al contrario, Bossi corre in soccorso di un Cavaliere costretto a constatare che il piglio decisionista, ostentato nel famoso Consiglio dei ministri partenopeo, frutti ne ha dati pochi. L’estate avanza, infatti, e a Napoli «la spazzatura rimane in mezzo alle strade».
A giudicare dalla soddisfazione di Berlusconi per il disegno di legge che gli garantisce l’immunità penale, tuttavia, l’Italia «sta diventando un Paese normale». Il «sabato mattina», infatti, il Presidente del Consiglio potrà pensare finalmente a governare piuttosto che a studiare i procedimenti giudiziari in compagnia dei suoi avvocati.
Guai a parlare di immunità «ad personam», però, visto che il disegno di legge varato ieri tutela le più alte cariche dello Stato e non solo il premier. Berlusconi, che deve vedersela ancora con giudici e tribunali, e i presidenti della Repubblica, della Camera e del Senato che – al contrario – non hanno l’assillo di questi imbarazzanti problemi.
Fino a oggi l’unico cui la Repubblica riconosce una immunità assoluta è il Papa – la cui persona è considerata sacra ed inviolabile – in quanto capo della Chiesa Cattolica.
Se le Camere dovessero varare il disegno di legge illustrato ieri dal ministro Alfano, gli esiti del processo Mills – e non solo – verrebbero depotenziati. Il premier, tra l’altro, non avrebbe «l’obbligo giuridico di dimettersi in caso di condanna». Blindatura nei confronti di giudici e pubblici ministeri. Ma anche nei confronti degli imprevisti che potrebbero riservare, domani, gli alleati del centrodestra al Cavaliere. Se il governo dovesse andare in crisi «nel corso di questa legislatura» il lodo, infatti, sarebbe «reiterabile». Senza contare che i benefici dello “Schifani bis” potrebbero accompagnare il premier – fra cinque anni e per altri sette – fin dentro il Palazzo del Quirinale.
Un «privilegio» non da poco, che potrebbe consentire a Berlusconi di guadagnare un’«immunità a vita» e di mettersi al sicuro dalle incognite che riserba il suo passato. Il governo sembra impegnato a fondo per raggiungere l’obiettivo.
Sgomberando il sabato mattina dagli impegni con i legali si potrebbe sperare che il Cavaliere possa dedicare almeno quelle ore alle promesse elettorali inevase: alla riduzione delle tasse, all’aumento del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, ecc. Auspicio azzardato se le priorità rimangono le leggi ad personam e qualche trovata demagogica sulla sicurezza per far contente An o la Lega.
Perfino la Commissione europea dell’«amico» Barroso è stata costretta, ieri, a mettere le mani avanti sulle impronte digitali dei bambini rom targate Maroni. «Mai successo prima in Europa», sottolinea Bruxelles. E l’ammonimento Ue va alle «manifeste analogie storiche» che coprono di vergogna l’Italia di Berlusconi.»
L’Unità, 28 giugno 2008