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Il governo ai Comuni: “Raddoppiate le tasse”

I soldi non bastano. Sui provvedimenti economici del governo arriva la bocciatura di Regioni, Province, Comuni e Comunità montane, ma anche di medici e dirigenti sanitari. Al centro delle proteste sia l’abolizione dell’Ici che i tagli previsti dalla finanziaria.
Il presidente dell’Associazione comuni italiani, Leonardo Domenici, definisce la manovra «eccessiva», perché carica di un miliardo e 340 milioni le spalle degli enti comunali. Esisterebbero, dunque, tutte le ragioni per essere preoccupati per il 2008, soprattutto per la questione del rimborso Ici. Le cifre parlano chiaro: la tassa portava nelle casse di comuni 3,2 miliardi di euro, mentre nel decreto viene messo a disposizione un miliardo e 700 milioni, oltre ai 904 previsti dalla Finanziaria 2008. Il sottosegretario all’Economia Daniele Molgora ha cercato di rassicurare tutti. Prima con l’annuncio di 490 milioni per coprire le mancate entrate Ici sancite dal precedente Governo. Poi con la promessa che a settembre, nella riforma del federalismo fiscale, sarà possibile «arrivare a una o due imposte comunali sugli immobili». Ma per i Comuni non è sufficiente. Anche perché, ricordano, nella generale crisi di conti in rosso di Stato, Regioni e Province, loro si sono distinti per un bilancio 2007 con 325 milioni di euro in attivo. «Si pensa prima all’emergenza e poi alle riforme, quando questo Paese avrebbe bisogno dell’esatto opposto – rincara Domenici -: se tra l’abolizione dell’Ici e il federalismo dovesse passare troppo tempo, ci faremo sentire».
Non passano l’esame neanche i 400 milioni di euro all’anno – in origine erano 50 – stanziati per tappare il buco nei conti regionali che la cancellazione del ticket sanitario da 10 euro aprirà. Questione per cui il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani ha chiesto «chiarezza»: «il patto per la salute prevedeva la copertura piena di quella entrata», pari a 834 milioni di euro per il 2009. In pratica, più del doppio. Gli dà ragione persino il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto, che però rimanda la responsabilità al governo Prodi.
Rabbia fra i sindacati di medici e veterinari, che denunciano: si tenta di «destrutturare il sistema sanitario nazionale» e renderlo «povero», a tutto vantaggio del settore privato. Dichiarano «aperta una stagione di mobilitazione e iniziative» e annunciano una grande manifestazione, oltre a tre giorni di sciopero a ottobre. I dirigenti della Sanità scrivono invece una lettera aperta contro il taglio previsto del 20 per cento ai propri stipendi.
C’è agitazione anche nelle Province. Secondo il presidente dell’Upi Fabio Melilli, la manovra è «insostenibile» nel prossimo triennio; «dannosa» per le economie locali; «confusa», perché contiene norme che «incidono direttamente sul sistema istituzionale dei Comuni e delle Province». E stessa atmosfera anche tra le Comunità montane, private di 90 milioni di euro di fondo ordinario. Solo lo stralcio della norma, sembra, potrà farle ragionare.

La stampa

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