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Assegno sociale…addio! Il governo taglia sui più deboli

 Per colpire gli immigrati ci si scaglia contro anziani e casalinghe. Questo di fatto è il risultato della “leggera” modifica introdotta dall’articolo 20 del Dl 112 – disegno di legge della Manovra economica 2009 – da parte del governo Berlusconi. Una variazione non indifferente ai requisiti minimi per ottenere l’assegno sociale già votato dalla Camera dei deputati.

In base al nuovo testo di legge il beneficio dell’indennità sarà concesso solo a chi ha “lavorato legalmente con un reddito almeno pari all’importo dell’assegno sociale, in via continuativa, per almeno dieci anni”.

Questo significa che 36mila persone non avranno diritto a nessun assegno in quanto “non lavoratori continuativi”.
Questo significa che le casalinghe non sono lavoratrici.
Questo significa che gli ultrasessantacinquenni non hanno diritto a sussidi.
Questo significa che frati e suore non sono poi così importanti.
Questo significa che gli emigranti italiani di ritorno nel Bel Paese resteranno sempre cittadini di serie B.
Questo significa cancellare in silenzio i diritti di migliaia di persone della serie “non siamo stati capiti” oppure “siamo stati fraintesi” o anche “tutta colpa dei giornalisti che modificano la verità”.

“Con un colpo di mano notturno e senza alcuna possibilità di discussione, la maggioranza ha cancellato di fatto e in un solo colpo 800 mila assegni sociali” dichiara Luigi Bobba, deputato PD . “Gli emendamenti all’art. 20 del decreto legge sulla manovra economica, votati dalla maggioranza, infatti azzerano nella pratica la platea di quanti, casalinghe, lavoratori a nero, disoccupati, religiosi missionari, emigrati che rientrano in Italia, avendo superato i 65 anni d’età e non percependo alcun reddito, avevano fino ad oggi beneficiato di un minimo sostegno assistenziale, come tra l’altro sancito dall’art. 38 della Costituzione”.

“Solleviamo con forza un’eccezione di metodo – continua Bobba –, a far le cose in fretta e di notte nel migliore dei casi si fanno dei pasticci su questioni che riguardano diritti fondamentali; ed una di merito, visto che i nuovi criteri per l’assegnazione, ossia la residenza continuativa in Italia per almeno 10 anni e la necessità di dimostrare, sempre negli ultimi 10 anni, di aver lavorato e versato contributi, cancellano di fatto dal 1 gennaio 2009 l’istituto dell’assegno sociale, che ha finora dato sostegno soprattutto agli anziani, nella maggior parte dei casi casalinghe, che dopo aver dedicato una vita alla cura, si ritrovano oggi ‘scippate’ di un entrataessenziale per la famiglia”.

“Ci sorge il fondato sospetto che la maggioranza, nell’intento di restringere ulteriormente le possibilità per gli immigrati di accedere al nostro stato sociale, stavolta si sia fatto prendere la mano ed abbia colpito in larga misura i cittadini italiani. Ecco le politiche di sinistra di Berlusconi, la privazione per 800 mila cittadini

Una norma che se non verrà rimodificata in Senato rischia di compromettere tutto il sistema assistenziale italiano.
Molto probabilmente è stata una svista legata alla troppa fretta di eliminare un “male supremo”: gli immigrati. “La misura – osserva la segretaria confederale Cgil Morena Piccinini – concepita presumibilmente per limitare la concessione dell’assegno sociale da parte dei cittadini neocomunitari e dei loro ascendenti, è da considerarsi quindi odiosa e discriminatoria, con i successivi emendamenti presentati ed accolti finisce per colpire tutti: cittadini italiani e stranieri”.

Anche le Acli – Associazioni cristiane dei lavoratori italiani – chiedono al Parlamento di ritornare sui propri passi. “Dal 1° gennaio 2009, salvo interventi correttivi del Senato, casalinghe, frati, suore e molti altri cittadini italiani non riceveranno più l’assegno sociale che fino ad oggi gli veniva riconosciuto dall’Inps come assistenza in caso di redditi particolarmente bassi. Una prestazione di tipo assistenziale riservata fino ad oggi per motivi di reddito agli ultrasessantacinquenni residenti in Italia. Viene stravolta l’idea di prestazione assistenziale così come tutelata dall’art. 38 della Costituzione. Ma soprattutto, la formulazione letterale, senza distinzioni di cittadinanza, è applicabile a tutti. E cosi’, dal 1° gennaio 2009, se la norma verrà confermata dal Senato, l’assegno sociale non spetterà più a chi non abbia lavorato, continuativamente, per dieci anni in Italia. Si pensi alle casalinghe che hanno dedicato tutto il loro tempo alla famiglia, ai religiosi (suore e frati ad esempio) impegnati nelle realtà più difficili, agli emigranti italiani che tornano nel nostro Paese dopo una vita passata a lavorare all’estero. Questa norma è la dimostrazione concreta di come escludere qualcuno dal bene comune, in questo caso gli immigrati, porti inevitabilmente dei danni a tutti”.

«Noi siamo state tutte con Berlusconi e Berlusconi un ringraziamento ce lo deve dare», ha detto il presidente di Federcasalinghe, Federica Rossi Gasparrini. «Vedremo come esce questa manovra – ha aggiunto – e poi ci organizzeremo per vincere e saremo pronte a dare battaglia al governo».

«Volevano affrontare il problema dei ricongiungimenti familiari dei neocomunitari – spiega Luciano Caon, della segreteria nazionale dello Spi-Cgil – e hanno penalizzato e danneggiato anche pensionati che hanno diritto all’assegno».

A.Dra dal sito partitodemocratico.it