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Sicurezza: Ai sindaci i poteri. Ma niente soldi

Dal governo un piano che sembra voler aumentare la paura

Tra paure e Far West. Per il governo è l’ora dei supersceriffi e dell’esercito a presidiare le strade con lo scopo di aumentare la “percezione di sicurezza” tra i cittadini italiani. Un provvedimento tanto sbandierato dal governo a mantenimento delle promesse fatte in campagna elettorale. Ma tutta questa presunta sicurezza è veramente effettiva? E a quale prezzo?

Nell’elenco delle cose fatte, i titolari della comunicazione “dogmatica” del Pdl omettono sempre di far di conto. Dimenticano che non esiste una copertura finanziaria sul territorio per l’attuazione del decreto sicurezza e che la criminalità non si combatte riducendo le risorse alla Polizia.

Ma ecco il tocco di magia che viene in soccorso della manovra del governo. L’ampliamento dei poteri per i sindaci di provvedere direttamente alla sicurezza del territorio da loro amministrato. Potranno emanare ordinanze disciplinari per tutto ciò che riguarda a situazioni di pericolo per la popolazione, la viabilità, il decoro e l’arredo urbano, la pubblica decenza. Avranno poteri esclusivi per la lotta allo sfruttamento e alla prostituzione, contro l’accattonaggio, occupazioni abusive e il fenomeno “writer”. Potranno provvedere personalmente allo sgombero dei campi nomadi e ai programmi di integrazione degli extracomunitari.
In più tutti questi provvedimenti saranno quasi tutti non impugnabili davanti alle corti di giustizia perché valutabili solo dal Tar per “manifesta irragionevolezza” e mai con un giudizio di merito sulle scelte operate.

Ma anche qui la demagogia ha il suo contraltare: all’attribuzione dei nuovi poteri per i primi cittadini non fa seguito la copertura degli strumenti operativi.
Questa è la risposta al provvedimento “sceriffo” da parte di Sergio Chiamparino in un’intervista rilasciata al quotidiano “La Stampa”: “Il decreto va bene purché ci diano anche le risorse per attuare i provvedimenti. Insomma, è inutile concedere più poteri ai primi cittadini se poi mancano gli uomini alle forze dell’ordine, oppure non c’è la benzina per far girare le volanti della polizia. Il problema è che senza soldi non si fa nulla”.

Per Roberta Pinotti, ministro ombra della Difesa del PD, “il punto è se esiste un’emergenza sicurezza nel nostro Paese tale da dover essere affrontata con le Forze armate nei centri urbani. Noi riteniamo che la questione potesse essere fronteggiata attribuendo maggiori risorse alle Forze dell’Ordine, che invece sono state tagliate. La presenza dei militari nelle città è un palliativo di propaganda per coprire la dura realtà dei tagli per 3,4 miliardi di euro alla sicurezza e alla difesa disposti dal governo Berlusconi con la Finanziaria 2009”.

Alla riduzione delle risorse da un lato corrisponde poi invece un finanziamento di oltre 31 milioni di euro per i 3000 militari impegnati nel piano di sicurezza che, per bocca del ministro La Russa, non sarà un provvedimento risolutivo “dell’attesa di maggiore sicurezza che viene dai cittadini ma influirà solo a livello psicologico nelle persone”. Aumenterà la “percezione di sicurezza”.

Il ragionamento del ministro questa volta è davvero coerente con la situazione reale: tutto si basa sulla strategia della paura e della creazione di operazioni di facciata per nascondere altri problemi considerati maggiori. La crisi economica, la recessione, l’impoverimento culturale o quello dei portafogli dei cittadini si combatte con la “percezione di sicurezza”.
Non importa se quest’anno non andrai in vacanza o se non avrai i soldi per arrivare a fine mese, l’importante è che ti sentirai sicuro per le strade del tuo paese. Qualche anno fa Berlusconi aveva optato per il poliziotto di quartiere, nel 2008 siamo passati al soldato!

Il bombardamento quotidiano non si fa con i proiettili ma con la comunicazione televisiva (Studio Aperto e TG4 raccolgono solo testimonianze di stupri, rapine in casa e atti di bullismo soprattutto ad opera di extracomunitari, forse il termine non riguarda mai i cittadini statunitensi o islandesi) e sulla carta stampata (Il Giornale in primis quando non si dimentica di dedicare la prima pagina agli investimenti finanziari fatti da Di Pietro, alle foto del segretario del PD in vacanza o alle denunce della commissione Mitrokhin) che rincarano la dose quotidiana di paura.

Qualche volta lo schema classico può avere intoppi perché non fa i conti con alcuni sindaci. Capita quindi che il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, (il sindaco della capitale che con Rutelli e Veltroni è diventata la più sicura d’Europa, molto di più di Helsinki, per intenderci) obietti ai fautori del piano sicurezza la dislocazione dei militari all’interno del centro storico della città. I militari solo in periferia!
Milano non segue l’esempio e tranne per l’eccezione Baggio (quartiere famigerato alla stregua del Bronx nei film di Carpenter??) vede i nuovi paladini della sicurezza davanti al Duomo e alla Stazione Centrale.

Pierluigi Mantini, deputato del PD ricorda come “il Duomo di Milano evoca storicamente pace, preghiera e dialogo tra culture, l’idea di farne una piazza d’armi, con presidi militari è aberrante e inaccettabile. Sarebbe un autogol, uno spot negativo per Milano e l’Expo, senza alcuna giustificazione di ordine pubblico. Chiedo al ministro La Russa di evitare questo insulto a Milano, e al prefetto Lombardi di adoperarsi affinché, come a Roma, le forze armate non siano nel centro storico ma vengano impegnate nei quartieri a partire da Quarto Oggiaro. Non è una polemica di parte ma la constatazione dell’assoluta sproporzione della misura rispetto alle finalità di ordine pubblico”.

Misure che costano poco e danno pochi risultati. Ma con i tagli ai commissariati e ai poliziotti faranno crescere la paura.

A.Dra dal sito partitodemocratico.it

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