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Il ministro Gelmini incontra i sindacati. La FLC: “No alla dismissione della scuola pubblica”

L’incontro di oggi tra il Ministro Gelmini con tutti i sindacati scuola fa seguito al primo del 12 giugno scorso e segue l’approvazione da parte del Parlamento della manovra economica predisposta dal Governo per i prossimi tre anni ed il disegno di legge varato dal Consiglio dei Ministri la scorsa settimana e riguardante scuola, ricerca, università.

Il contesto tra il precedente incontro e quello di oggi è profondamente cambiato.

Dal confronto e scambio di opinioni del mese di giugno rispetto alle proposte programmatiche del Ministro, si è passati ora al confronto sul merito delle pesanti ricadute nella scuola conseguenti alle scelte operate dal Governo con la messa a punto della manovra economica per il prossimo triennio e sul merito delle proposte contenute nel d.d.l. approvato dal Consiglio dei Ministri in questi giorni.

Il Ministro Gelmini nell’aprire l’incontro si è detta ben consapevole dell’impatto che l’attuazione dei vari passaggi della Finanziaria potrebbe avere sulla scuola. Ha proseguito, non senza aver prima sottolineato che i tagli hanno riguardato tutti i Ministeri, rivendicando la necessità che la scuola si metta comunque in discussione in un’ottica di cambiamento che porti, da un lato, al miglioramento del servizio e, dall’altro, ad una riqualificazione e riduzione della spesa. Molti gli aspetti che dovranno essere oggetto di cambiamento: la rete scolastica, la formazione delle classi, gli ordinamenti, le discipline, le classi di concorso, l’orario di funzionamento. Al riguardo a settembre una serie di incontri dovranno entrare nel merito dell’attuazione della manovra.

Nel merito di quanto esposto dal Ministro il segretario generale della FLC Cgil Enrico Panini ha illustrato le seguenti considerazioni:

“La FLC parteciperà a tutti gli incontri che il Ministro intenderà promuovere ma dichiariamo fin da ora che noi assumeremo una posizione di opposizione e contrasto ad una manovra che non solo non condividiamo ma che consideriamo di una gravità fino ad ora sconosciuta.

Il Ministro Tremonti, il Governo e la maggioranza hanno cucito sulla scuola un cappotto soffocante.

Qui, signor Ministro, il problema non sono i cambiamenti che Lei auspica e che dovrebbero essere introdotti nel nostro sistema ma prendere atto che con questa manovra economica il sistema scolastico entra in una situazione di emergenza che non solo assorbirà ogni sforzo ma che segnerà profondamente, ed in peggio, i prossimi anni.

Dico ciò

  • per l’entità della manovra economica (circa 16.000 miliardi di vecchie lire nel triennio);
  • per l’entità della riduzione del personale (oltre il 10%)
  • perché per la prima volta nella storia del nostro Paese le attuali generazioni in corso di scolarizzazione avranno meno scuola pubblica delle generazioni precedenti.

Tutto ciò mentre:

  • cresce la curva della natalità;
  • aumentano le iscrizioni a scuola;
  • il nostro Paese è soggetto a fenomeni immigratori di vaste proporzioni.

Siamo di fronte ad un taglio doppio nella sua entità, perché non dà – considerata la crescita di alcuni indicatori fondamentali – e perché toglie rispetto all’esistente.

Questa situazione per noi è inaccettabile.

Per queste ragioni noi non siamo oggi di fronte ad un processo di razionalizzazione nella scuola (e la razionalizzazione ha una sua dignità ed un suo valore non necessariamente negativo) ma siamo di fronte ad una vera e propria dismissione della nostra scuola pubblica.

Gli strumenti per attuare le decisioni del Parlamento sono pesanti, salvo che non si voglia far credere che il taglio è tanto ampio da non essere realizzabile.

Io non ho alcuna intenzione di cullarmi in questa ipotesi furbesca perché ricordo che, se anche così fosse, il conseguente taglio degli investimenti per una cifra pari al mancato “risparmio” si incaricherebbe di produrre comunque la riduzione di spesa prevista nella Finanziaria.

Circa l’attuazione, considerato che alcuni strumenti potrebbero non risultare politicamente praticabili dal Governo perché aprirebbero un conflitto istituzionali con le regioni circa le rispettive competenze (es.: gli interventi sulla rete scolastica) è chiaro che un taglio così drammatico verrà realizzato prioritariamente mediante due strumenti principali:

  1. l’innalzamento del numero degli alunni per classe;
  2. l’attuazione degli orari previsti dal Ministro Moratti, cioè le 27 ore di curricolo nella primaria (di cui due di religione cattolica) che dal 1° settembre 2009 – salvo proroga – entreranno in vigore.

Dall’insieme di queste considerazioni nasce la nostra opposizione di merito con tutto ciò che questo significa”.

Roma, 6 agosto 2008 dal sito www.flcgil.it

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