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A retromarcia

La prima manovra economica del governo Berlusconi IV verrà ricordata come l’unico piano finanziario triennale approvato in 9 minuti dal Consiglio dei ministri, come la manovra degli spot, degli slogan e della propaganda, come la manovra dei tagli, delle promesse mancate. La manovra della lotta contro i più poveri e i deboli della società, la manovra delle irregolarità, la manovra che ha svuotato il Parlamento di ogni suo ruolo. La manovra della penalizzazione degli enti locali e del Mezzogiorno, della mancata lotta alla crisi economica e sociale dell’Italia e degli italiani.

La manovra degli slogan. Robin Hood Tax e Social card sono gli emblemi di una politica degli annunci ingannevoli di redistribuzione economica dietro i quali ci sono solo aiuti mal celati ai poteri forti, dai petrolieri alle banche alle assicurazioni, che inevitabilmente ricadranno sulle spalle dei consumatori. Da quando il ministro Tremonti ha iniziato ad evocare l’eroe di Nottingham (sarà un caso?) il prezzo della benzina è schizzato a livelli record. Quanto alla social card, essa si limiterà allo sconto del 10% su alcuni prodotti alimentari e bollette.

La manovra depressiva. A fronte dell’evocazione di grandi crisi economiche come quella drammatica del 1929, Tremonti non mette in campo alcuno strumento strutturale che si proponga di contrastare questo trend. Significativa la sensibile riduzione degli investimenti, che rappresentano invece un’efficace contromisura contro le crisi economiche.

La manovra delle irregolarità. Come già successo durante le altre esperienze di governo del duo Berlusconi-Tremonti, assistiamo ad un tragico “abbassamento delle asticelle” nei confronti delle irregolarità nel mondo del lavoro e della finanza. La guerra dichiarata dal governo Prodi all’evasione e all’elusione fiscale è soltanto uno sbiadito ricordo, così come l’impegno messo in campo dal ministro Damiano per combattere il lavoro nero, una delle cause principali che alimentano giorno dopo giorno la tragica catena delle “morti bianche”. Un bel favore agli evasori, per esempio, lo si è dato sopprimendo l’obbligo di tenere un conto corrente per l’esercizio delle attività, o elevando da 5mila a 12.500 euro il limite da cui scatta il divieto per l’uso di contante e titoli al portatore.

La manovra delle promesse mancate. In tutta la manovra non è prevista alcuna misura che vada a contrastare la progressiva erosione del potere d’acquisto degli italiani né un adeguamento degli stipendi, dei salari e delle pensioni di tutti quei cittadini che faticano ad arrivare alla fine del mese.

La manovra delle tasse. Il paradosso più grande di una destra che per due anni di governo Prodi non ha fatto altro che gridare al furto nei confronti degli italiani da parte dello Stato, che ha promesso in campagna elettorale l’abbassamento di tre punti della pressione fiscale e poi, una volta al governo, ha deciso che le tasse non verranno ridotte fino al 2013, ma che, al contrario aumenteranno nel 2010. Per i fondi immobiliari si dovrà pagare il 20% di ritenuta sui proventi derivanti dalla partecipazione e su quelli “familiari” per i quali è stata introdotta una patrimoniale dell’1%. Quanto a banche e assicurazioni. l’imposta dello 0,20% delle riserve matematiche dei rami vita sarà aumentata allo 0,39 per il 2008.

La manovra anti-precari. Con una norma – poi leggermente modificata ma non stralciata, nonostante il parere di incostituzionalità espresso dai tecnici della Camera – il governo evidenzia la sua avversione verso i giovani precari, che, grazie a questo intervento, perderanno uno dei pochi diritti che avevano: quello di essere assunti dall’azienda contro la quale abbiano vinto una causa in tribunale. Il governo incentiva anche in altre maniere la diffusione dei contratti a termine, per esempio rendendoli possibili per ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo e sostitutivo, anche riferite all’attività ordinaria del datore di lavoro.

La manovra contro il lavoratori. Se non fosse stato per l’intervento del PD, nella Finanziaria sarebbero state inserite le seguenti misure: cancellazione delle sanzioni per i datori di lavoro che non rispettano le norme sul riposo settimanale dei dipendenti. Soppressione dell’obbligo per le imprese di comunicare l’assunzione il giorno prima dell’inizio del lavoro. Quanto agli statali, la crociata del ministro Brunetta ha portato al paradosso che per malattie serie e disabilità un lavoratore non possa assentarsi per ricevere le cure appropriate.

La manovra dei tagli. I tagli alla spesa pubblica, grande cavallo di battaglia di Tremonti, sono stati fatti in modo frettoloso e indiscriminato, andando a minare le basi del nostro stato sociale. I tagli a settori vitali come la Scuola e alla Sanità pubblica faranno sentire il loro peso quando, in autunno, le famiglie ripartiranno dopo le vacanze estive. Per quanto riguarda la salute, esce rafforzato dalla Finanziaria il principio per il quale per avere delle cure appropriate si dovrà sborsare sempre più denaro. E’ prevista la razionalizzazione (diminuzione) dei posti letto negli ospedali pubblici. Le Asl non rimborseranno più a piè di lista.

La manovra dei paradossi sulla sicurezza. Incredibile. La destra ha fatto della sicurezza un punto focale della campagna elettorale, ha contribuito a creare e a diffondere la paura tra i cittadini, che poi ha cavalcato, ha approvato in tempo record un “pacchetto sicurezza” fornito di misure tra a cavallo tra demagogia e xenofobia, ha spedito l’esercito nelle strade della nostre città e poi che ha fatto? Taglia i fondi alle forze dell’ordine (3,2 miliardi) con il risultato di vedere diminuire commissariati, volanti e agenti.

La manovra delle marce indietro. Una significativa marcia indietro il governo l’ha fatta: ha tolto dal maxiemendamento, grazie alla pressione del PD, uno scellerato provvedimento con il quale annullava l’assegno sociale a chi non avesse avuto un lavoro con una retribuzione di almeno 400 euro mensili, trasformando uno strumento tradizionalmente assistenziale in previdenziale.

La manovra contro gli Enti locali. Il governo affama gli enti locali, i Comuni in particolare. Alla faccia del federalismo solidale. L’abolizione dell’Ici – altra misura che andrà a favorire i ceti più agiati della popolazione a discapito di quelli meno abbienti – toglie dalle casse delle amministrazione comunale un importo che dovrà essere rimborsato dallo Stato, che inevitabilmente andrà a ricadere sui contribuenti. I Comuni perdono inoltre una fonte certa di entrate, e quindi la gestione dei servizi essenziali ai cittadini sarà enormemente più complicata. In generale, i tagli per Regioni, Comuni e Province fino al 2011 saranno di 9 miliardi di euro (4 alle Regioni).

La manovra contro il Sud e contro…il Nord. Il Sud è chiamato a pagare un prezzo altissimo perché sono state sottratte risorse consistenti. Si sono eliminati i fondi europei destinati a importanti infrastrutture. Ma anche il Nord non starà zitto perché non si accontenta certo di un dito medio alzato contro l’inno nazionale. Qualcosa dovranno raccontare agli elettori, tutti gli amministratori locali chiamati da Tremonti a contribuire alla manovra con pesanti tagli.

La manovra contro la cultura e l’istruzione pubblica. Solo grazie all’intervento del Partito Democratico è stato ripristinato il credito d’imposta per gli investimenti cinematografici, prima tagliato. L’obbligo scolastico, portato negli scorsi anni a 16 anni, potrà invece assolversi anche nei percorsi di formazione professionale, riportandolo di fatto a 14. Le università pubbliche potranno trasformarsi in fondazioni di diritto privato. I docenti della scuola primaria e secondaria passeranno da 868.542 del 2008-2009 a 781.201 nel 2011-2012.

La manovra contro i consumatori. Di liberalizzazioni contro monopoli e poteri forti neanche l’ombra. In compenso il governo ha deciso di togliere la possibilità ai consumatori di portare avanti cause collettive contro le aziende (class action). E’ rinviata al primo gennaio (?) l’entrata in vigore della disciplina introdotta con la Finanziaria 2008 del governo Prodi.

La manovra contro l’ambiente. Nella finanziaria il governo non ha stanziato un solo centesimo di euro, dei 37 miliardi previsti, per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, mentre siamo in un drammatico ritardo in confronto agli altri Paesi Europei.

La manovra contro il Parlamento e contro la Costituzione. Per finire non si può non fare cenno all’atteggiamento tenuto dalla maggioranza e dal governo che, a colpi di fiducia, ha espropriato il Parlamento di qualsiasi ruolo e prerogativa. Deprecabile, inoltre, il tentativo di Tremonti – che ha provocato il richiamo del capo dello Stato – di presentare la manovra senza indicare la sua copertura finanziaria.

Il Partito Democratico si è opposto con fermezza al varo di un così grave pacchetto di misure economiche che non affrontano i problemi del Paese e dei cittadini e che, al contrario, sembra condurre tutti dentro un vortice dal quale sarà difficile uscire.

Per dire NO a tutto questo il PD ha indetto la petizione Salva l’Italia, con la quale ci si propone di raccogliere cinque milioni di firme, che faranno da base alla grande mobilitazione del 25 ottobre.

Il Partito Democratico si è opposto con fermezza al varo di un così grave pacchetto di misure economiche che non affrontano i problemi del Paese e dei cittadini e che, al contrario, sembra condurre tutti dentro un vortice dal quale sarà difficile uscire.

Per dire NO a tutto questo il PD ha indetto la petizione Salva l’Italia, con la quale ci si propone di raccogliere cinque milioni di firme, che faranno da base alla grande mobilitazione del 25 ottobre.

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