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“C’è un’Italia”, di Walter Veltroni

PRESENTATA FESTA DEMOCRATICA – LA LETTERA DI WALTER VELTRONI

“C’è un’Italia che nessuno osa più raccontare. L’Italia dei talenti soffocati e che vorrebbero emergere, delle intelligenze costrette a emigrare, di chi vorrebbe colorare il futuro e ha davanti solo grigio e mediocrità, l’Italia di chi vorrebbe riconoscere i suoi nuovi vicini ma ha paura e avverte insicurezza.
Ci sono mura che non chiudono ma accolgono, mura che non segnano confini ma aprono nuove frontiere. Sono le mura della Fortezza da Basso, luogo di storia, d’architettura e d’arte che ospita il segno nuovo che diamo all’Italia in questa fine d’estate 2008: Festa Democratica.

Come può una festa essere un segno nuovo per il nostro Paese? C’è un’Italia che nessuno osa più raccontare, un’Italia cui abbiamo provato a dar voce in questa festa; l’Italia dei talenti soffocati e che vorrebbero emergere, quella delle intelligenze costrette a emigrare, quella di chi vorrebbe colorare il futuro e ha davanti solo grigio e mediocrità, quella di chi vorrebbe riconoscere i suoi nuovi vicini ma ha paura e avverte insicurezza.

Un difetto di certa sinistra è stato quello di considerare poco importanti, fastidiosamente poco importanti, i problemi che la maggior parte delle persone ritiene fondamentali. Oggi abbiamo davanti una nuova strada da percorrere. Quella del Partito Democratico che fa del riformismo, dell’innovazione, della meritocrazia, della solidarietà, dei diritti individuali, delle garanzie sociali, le proprie parole di azione e di riflessione politica.

Vogliamo parlare di sviluppo e di economia, perché siamo convinti che la vera ricchezza di un Paese non nasca in banca, ma sia nel lavoro e nella creatività. Vogliamo affrontare i temi della sicurezza, perché ogni civile convivenza ha bisogno di regole condivise e rispettate. Vogliamo garantire nuovi diritti, perché sappiamo che la società è in continua evoluzione.

Abbiamo bisogno di una nuova strada perché davanti c’è un nuovo mondo. Forse più difficile da capire del precedente, forse più rischioso, ma anche più affascinante, più ricco di sfide, più stimolante per le giovani generazioni. Dobbiamo parlare un linguaggio chiaro, affrontare il mondo con la curiosità di un adolescente e pensare al futuro con la saggezza della maturità.

Il compito di un grande partito democratico e riformista non è quello di piantare steccati per dividere i buoni dai cattivi, l’Occidente dall’Oriente, il Sud dal Nord. Il suo compito è, invece, quello di creare nuovi orizzonti per risvegliare la fiducia, per indossare le vesti del coraggio e non della paura.

Il Governo si alambicca su questioni bizantine e litiga su tutto. I destini del Paese sono confusi con i destini giudiziari di un solo uomo. Dicono di togliere tasse e imposte, e poi giocano a rimetterle. E intanto perdiamo pezzi: l’Alitalia, il caro vita, i salari inadeguati, l’immigrazione senza risposte serie. Fra giovani precari, cinquantenni neo-disoccupati, anziani in difficoltà, l’unica cosa che sanno balbettare sono slogan sull’Esercito mandato a vigilare nelle strade.

Eppure una speranza ancora c’è. E’ nella nostra inguaribile propensione a lottare per un mondo migliore. E’ nella nostra passione civile che ci vieta di essere indifferenti, di voltarci dall’altra parte. E’ nella nostra tenace convinzione che tutti debbano avere almeno un’opportunità di realizzare il proprio sogno.

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