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“I ragazzi di An: «Antifascisti? Mai»”, di Federica Fantozzi

L’ultimo miglio antifascista di Gianfranco Fini fatica ad essere percorso dai suoi. Alemanno regge due giorni e poi distingue: «Accetto i valori dell’antifascismo, però sono anticomunista e ci tengo che venga messo in Costituzione anche l’anticomunismo». Ma a far discutere è soprattutto la «lettera aperta a ogni italiano» apparsa sul sito di Azione Giovani Roma e firmata dal suo presidente Federico Iadicicco: «Noi non possiamo essere, non vogliamo essere e non saremo mai antifascisti».

Un altolà forte alle parole del leader di An, che fa chiedere al Pd «che cosa dice Giorgia Meloni», ministro tuttora alla guida dei “pulcini” del partito e, da padrona di casa, sul palco di Atreju con il presidente della Camera. Mentre il segretario di Rc Ferrero chiama in causa Berlusconi: «Attendiamo parole chiare, smetta di fare il furbo, non si gioca con il giudizio sul fascismo e sui campi di concentramento. Quelle dei giovani di An sono dichiarazioni gravissime».

Scrive Iadicicco: «Ce l`ho messa tutta per trovare un motivo valido per essere antifascista ma non l’ho proprio trovato, anzi ne ho trovati molti per non esserlo». Ad esempio, il fatto che il sito Indymedia «ritenne utile mettere vicino al mio nome anche il mio indirizzo di casa, con l’intento di puntare l’indice contro di me e indicarmi come bersaglio da colpire. Ho pensato: Come potrei aderire alla cerchia dei miei aguzzini? Come potrei dichiararmi antifascista?».

E dunque: «Prego Dio affinché ci dia la forza di perdonare chi in nome dell’antifascismo ha ucciso giovani innocenti. Ma cerca di comprenderci, noi non possiamo, non vogliamo e non saremo mai antifascisti».

Uno stop secco alle parole di Fini sul palco del Celio, accolte con freddezza immediata e malumori successivi. Un documento che la ministra-ombra delle Politiche Giovanili Pina Picierno definisce «preoccupante».

Una lettera che non piace neppure al senatore aennino Augello: «Questa polemica sul fascismo è stata un regalo all’ opposizione per eccesso di ingenuità». Al punto che in serata Iadicicco sarà costretto alla parziale retromarcia; «Tutta AG si riconosce nei valori costituzionali ma c’è un altro antifascismo in cui è impossibile ritrovarsi».

La sua orgogliosa rivendicazione di «non antifascismo» però resta a incarnare un malessere diffuso. Su Internet, nei siti di destra, il linguaggio è meno rispettoso delle gerarchie. Feroce il blog Radici Profonde, che sopra la foto del presidente della Camera titola: «La smorfia di Fini».

Poi attacca: «È giusto spendere due parole sul pubblico che ha ascoltato la sua delirante congettura storica. Un pubblico di ex giovani che ha messo da parte l’appartenenza, ha chiuso nel cassetto le bandiere e si vergogna di esporre la fiamma – scrive Gianfranco da Catanzaro – Meglio un più “democratico” tricolore per non urtare la sensibilità delle new entry di Fi».

Ecco perché alla «lezione» di Fini non è seguita «nessuna contestazione o moto d’orgoglio. Gli ex camerati hanno rinnegato l’ultimo pezzo di storia. Ora, la smettano di definirsi di destra».

L’Unità, 17 settembre 2008

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