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“Classi per i bambini immigrati”, di Silvio Buzzanca

«Questi qui tra poco presentano una mozione per metterli nel forno e la votano pure…». Lino Duilio, deputato del Pd, osserva sconsolato i banchi del centrodestra che hanno appena approvato una mozione della Lega che prevede di creare “classi di inserimento” per i ragazzi extracomunitari che vogliono frequentare le scuole pubbliche. Un test linguistico e di una valutazione generale dello studente che se non è reputato capace di stare al passo degli altri in una classe normale va a finire in quella che i leghisti avevano definito in un primo momento “classe ponte”. Poi c´è stata una riformulazione proposta dal Italo Bocchino e la frase «autorizzando il loro ingresso previo superamento di test» è stata sostituita dal meno impegnativo «favorendo il loro ingresso previo superamento di test».
La mediazione Bocchino è servita, oltre che a cercare di rendere presentabile la mozione, a recuperare un certo dissenso nel Pdl. Infatti deputati come Mario Pepe e Nicolò Cristaldi hanno espresso il loro dissenso nei confronti della mozione. «Durante il fascismo in Somalia ci fu una cosa simile, e ora in quel paese ci sono quelli che hanno il fucile e quelli no. Non vorrei che fosse questo il futuro del nostro paese», ha spiegato Pepe. «Non partecipo a questa votazione, non condivido il testo della mozione della maggioranza e con me usciranno dall´aula anche altri colleghi. Sono cresciuto a Mazara del Vallo dove il 20 per cento dei cittadini è musulmano. Da noi l´integrazione non è avvenuta con le leggi ma con il rispetto reciproco e l´amicizia tra i popoli», ha aggiunto Cristaldi.
Il risultato, molto visibile, di questo malcontento si è visto al momento di contare i voti a favore e quelli contro. I sì sono stati solo 256, contro i 246 no e un astenuto, la mozione leghista approvata solo grazie ad una manciata di voti. Un risultato arrivato dopo un dibattito appassionato e molto vivace, con momenti di tensione e scambi di insulti. Una discussione dove il capogruppo della Lega Roberto Cota, con accanto Umberto Bossi, ha spiegato che il suo partito vuole ottenere tre scopi: evitare di iscrivere ragazzi stranieri dopo il 31 dicembre per non bloccare lo svolgimento del programma; per lo stesso motivo creare le classi ponte o di inserimento; prevedere che il numero degli stranieri in una classe sia proporzionale a quello degli studenti italiani per evitare da un lato che si formino solo classi di stranieri e «dove per i nostri alunni evidentemente non vi è più spazio».
«Le classi di inserimento sono uno strumento per garantire l´integrazione, servono a prevenire il razzismo e a realizzare una vera integrazione», ha spiegato Cota. Ma la spiegazione non ha convinto il centrosinistra. Fra gli altri è intervenuto anche Piero Fassino. «Con il provvedimento che vi apprestate a farci votare voi state producendo in questo Parlamento una regressione culturale – prima ancora che politica – che mette in discussione i fondamentali principi di uguaglianza tra gli uomini e fate una cosa ancora più grave: non solo introducete un principio di discriminazione grave in sé», ha detto Fassino. «Ma – ha aggiunto – fate una cosa che moralmente è anche più abietta: discriminate tra i bambini e tra i più piccoli».

Il Corriere della Sera, 15 Ottobre 2008

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