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“Anziani a corto di assistenza”, di Francesca Milano

Nell’Italia che invecchia si fa ogni giorno più urgente una politica programmatica a favore dei non autosufficienti. Oggi nel nostro Paese il 19,9% dei cittadini ha più di 65 anni; nel 2030 – secondo le stime dell’Ufficio statistico della Ue – gli over 65 saranno 14,4 milioni, cioè il 26,5% della popolazione, e nel 2045 la percentuale salirà addirittura al 30 per cento. La crescita del numero di anziani è rapida: nel 2004 gli over 65 erano 11 milioni e centomila. Due anni dopo, il loro numero è cresciuto di oltre 400mila unità arrivando a quota 11 milioni e 592mila.

L’allungamento della durata media della vita, però, porta con sè l’esigenza di un maggiore aiuto.
Inserita nel Libro Verde del ministro del Welfare Maurizio Sacconi, quella su come sviluppare l’assistenza agli anziani non autosufficienti (e ai disabili, problema che tuttavia non viene analizzato in questa pagina) è una domanda aperta che attende di trovare risposte nel Libro Bianco che conterrà le scelte del Governo. La politica in favore dei non autosufficienti deve fare i conti con le diverse forme di auto, dai servizi residenziali, all’assistenza domiciliare, dall’indennità di accompagnamento alle detrazioni per assistenti familiari.

Oggi le percentuali di utenti dei servizi per anziani sono ancora basse: solo il 7,5% degli ultrasessantacinquenni (vale a dire circa 830mila persone) percepisce l’indennità di accompagnamento; e ancor meno (347mila) sono coloro che usufruiscono dell’assistenza domiciliare integrata (3%). Quasi 193mila (1,7%) sono gli anziani assistiti attraverso il servizio domiciliare (Sad) erogato dai Comuni, mentre quelli ospitati nelle residenze (Rsa) sono 222mila.
Per andare incontro alle esigenze dei sempre più numerosi anziani, in Italia dal 2005 è stata introdotta la deduzione dall’Irpef delle spese sostenute per le badanti. Si tratta di uno sconto (calcolato sull’imponibile) fino a un massimo di 1.820 euro. Chi ha un reddito inferiore ai 40mila euro, inoltre, può beneficiare della detrazione del 19% sulle spese per l’assistenza personale.

Nonostante tutti questi tasselli, il puzzle delle esigenze degli anziani non si compone. Con l’inserimento nel Libro Verde, ora, il tema degli anziani non autosufficienti torna a rivendicare una risposta. La riforma – auspicata da molti – è complessa e anche per questo non ha ancora visto la luce nonostante i tanti tentativi, a partire dal Fondo per le prestazioni di assistenza ai non autosufficienti proposto nel 1997 dalla Commissione per l’analisi delle compatibilità macroeconomiche della spesa sociale presieduta da Paolo Onofri. Il fondo avrebbe dovuto essere finanziato attraverso una tassa di scopo, ma non venne mai istituito. La tassa aveva come obiettivo quello di «rendere esplicita la volontà politica di “prenotare” una frazione della pressione tributaria – spiegava la Commissione – attribuendo priorità al soddisfacimento di questo bisogno sociale».
Nella successiva legislatura il tema degli anziani non autosufficienti fu affrontato più volte dal ministro per la Salute Girolamo Sirchia, che ripristinò l’idea di un fondo (prima di natura facoltativa, poi obbligatorio). Il fondo avrebbe dovuto contare su uno stanziamento iniziale di 10 miliardi di euro, ma il progetto fallì prima ancora di nascere e non venne mai stilato neanche un programma organico di interventi.

Ulteriori tentativi vennero fatti nel 2003 dalla Commissione Affari sociali della Camera che avanzò una proposta bipartisan per favorire l’utilizzo della rete dei servizi, l’erogazione di assegni di cura e della quota sociale a carico degli utenti delle strutture residenziali. A differenza delle altre proposte, quest’ultima riguardava tutte le persone non autosufficienti e non solo gli anziani. Nel 2005 fu la volta della proposta di legge di iniziativa popolare presentata dai sindacati pensionati di Cgil, Cisl e Uil.

L’ultimo provvedimento è stato varato nel 2006 dal Governo Prodi che ha inserito all’interno della Finanziaria 2007 il Fondo per le non autosufficienze. Il fondo – tuttora esistente – in realtà era la costola da cui avrebbe dovuto prendere vita il Ddl delega sui livelli essenziali di assistenza per la non autosufficienza (che però è naufragato in Parlamento). Di quel progetto è rimasto solo il fondo, che viene suddiviso su base regionale e che stanzia per il 2008 e il 2009 rispettivamente 300 e 400 milioni di euro. Ma – orfano del Ddl mai varato – anche questo provvedimento rimane un tassello solitario.

Il Sole 24 Ore, 11 novembre 2008