università | ricerca

“Niente soldi alla ricerca”

Testo integrale della dichiarazione di voto del deputato Manuela Ghizzoni sul suo emendamento TAB.C.26 riferito al disegno di legge n. 1713.

L’emendamento ha la finalità di incrementare le risorse in dotazione al fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca, che raccoglie gli stanziamenti a favore di enti quali il CNR, l’Agenzia spaziale italiana, l’Istituto nazionale di fisica nucleare, l’Istituto nazionale di astrofisica e molti altri enti di minori dimensioni ma non meno importanti per la ricerca e l’innovazione.
La finanziaria in discussione prevede una disponibilità di 1744,5 milioni di euro
Pag. 158per il 2009, pertanto dobbiamo registrare un decremento delle risorse di ben 69,5 milioni rispetto al bilancio 2008.
Insomma, signor Presidente, mentre gli altri Paesi Europei investono con forza nei settori della ricerca, della conoscenza e dell’innovazione anche al fine di contrastare la difficile congiuntura economica e la recessione che si profila all’orizzonte – ne sono un esempio concreto i 15 miliardi destinati dal Governo Sarkozy all’istruzione terziaria e alla ricerca francesi – l’Italia che fa? Si limita a tagliare. Siamo di fronte ad una politica miope, che penalizzerà economicamente e socialmente il nostro Paese, che già oggi è agli ultimi posti nel rapporto delle risorse destinate alla ricerca rispetto al Pil. Siamo all’1,1 per cento del PIL contro il 2,5 per cento della media Ocse.
E se le risorse sono esigue, non meglio va la procedura per la loro attribuzione: colgo l’occasione per ricordare ai colleghi che lo schema di decreto per il riparto del fondo per l’anno in corso, ad oggi – cioè metà novembre – non è ancora stato trasmesso alle Commissioni parlamentari competenti per l’espressione del previsto parere. E come è facile intuire, un tale ritardo nuoce gravemente al funzionamento degli enti e allo svolgimento dell’attività scientifica già programmata, che in molti casi riguarda sia impegni internazionali sia la realizzazione di infrastrutture.
Rammento poi al Governo e ai colleghi, in particolare quelli di maggioranza, che con la legge n. 165 del 2007 è stata attribuita una delega al Governo per il riordino degli enti di ricerca. Una legge dal contenuto condiviso, come dimostrarono l’allora astensione dei gruppi dell’UDC e di Alleanza Nazionale. La legge riconosce agli enti l’autonomia statutaria e affida all’istituenda – almeno fino a quando non sarà soppressa resterà istituenda – Agenzia nazionale di valutazione dell’Università e della ricerca (ANVUR) la valutazione dei risultati dell’attività di ricerca, a cui è connessa l’erogazione dei finanziamenti statali.
Il Governo, purtroppo, non pare interessato ad esercitare tale delega, anzi ha proposto di procrastinare di un anno il termine entro il quale emanare i decreti attuativi. Spiace constatare un tale disinteresse, perché si ritarda il riconoscimento agli enti dell’autonomia statutaria, garantita dalla Costituzione, e si impedisce che l’attribuzione delle risorse sia vincolata alla valutazione dei risultati conseguiti, con un approccio che premia realmente il merito e l’eccellenza. E guardi, signor Presidente, mi riesce un po’ difficile comprendere l’atteggiamento del Governo, a meno che la tanto sbandierata valorizzazione del merito – a cui molti ministri fanno costantemente riferimento – non sia solo un’operazione di propaganda mediatica, che non trova corrispondenza nelle concrete azioni dell’Esecutivo.
E così, tra risorse decurtate pesantemente e riordino procrastinato, tra mancata stabilizzazione dei ricercatori precari e riduzione delle piante organiche – anche se su questo punto registro positivamente una vigorosa marcia indietro dovuta alla mobilitazione dei lavoratori della ricerca e alla nostra iniziativa parlamentare – il Governo palesa la propria strategia, cioè negare finanziamenti per l’attività degli enti di ricerca e, conseguentemente per l’innovazione e la crescita del Paese e drenare risorse dall’intero sistema dell’istruzione e della formazione.
«Niente Nobel al Paese che umilia la ricerca»: così titolava un noto settimanale economico a proposito della mancata attribuzione del premio Nobel a studiosi italiani. E il parere negativo espresso sull’emendamento aderisce perfettamente a questa lettura e conferma il disinteresse colpevole del Governo per la ricerca di base e l’economia della conoscenza.
(12 novembre 2008)