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Ieri alla Camera discussione della mozione Veltroni concernente detrazioni fiscali per i redditi da lavoro dipendente e pensioni

Pubblichiamo l’intervento dell’On. Veltroni per la dichiarazione di voto. La mozione è stata respinta dalla Camera dei Deputati.

“Signor Presidente, questa mattina il Ministro dell’economia e delle finanze, Giulio Tremonti, parlando all’università Cattolica di Milano, ha usato delle espressioni che credo sia giusto riportare e che ci danno piena consapevolezza della drammaticità della situazione nella quale ci troviamo ad operare. Il Ministro Tremonti ha affermato: « È come vivere in un videogame che però puoi spegnere mentre per ora questo non è avvenuto. E come in un videogame tu batti i mostri ma quando ti riposi ne arrivano altri. Così sono arrivati i subprime, poi il crollo del mercato dei crediti e delle istituzioni finanziarie e quello delle borse. Fenomeni che sono stati, in qualche modo, gestiti, ma ora sono in agguato altri mostri: le carte di credito, le bancarotte societarie e poi il mostro dei mostri, i derivati».
Queste parole, che il Ministro dell’economia e delle finanze del nostro Paese ha usato, ci danno la misura della condizione, del tutto particolare, nella quale il nostro Paese, come gli altri Paesi occidentali e ormai non più solo i Paesi occidentali, si trova. Esso è dentro questa gigantesca crisi che, non per caso, è stata paragonata alla crisi che per ciascuno è conosciuta come un grande incubo, vale a dire la crisi del 1929.
Come tutti sappiamo la parola crisi, in un’altra cultura e in un’altra storia, viene rappresentata con un ideogramma che ha dentro di sé due significati: pericolo e opportunità. Per poter discernere l’uno dall’altro, però, bisogna guardarli con la razionale freddezza di chi sa di dover dire la verità nei momenti in cui la storia costringe a dire la verità, e questo è uno di quelli.
La portata della crisi è tale da riguardare non solo, come abbiamo visto, le istituzioni finanziarie, ma le famiglie, la vita degli italiani, quella dei lavoratori, dei pensionati, dei cittadini di questo nostro Paese e al tempo stesso la crisi riguarda l’economia reale, le piccole e medie imprese, gli imprenditori italiani, quelli che fanno tanta parte del PIL e della forza del nostro Paese, di quel sistema di piccole e medie imprese che in questa crisi, in assenza di interventi che siano a sostegno della loro capacità di competere, rischiano di essere tra le più vessate e colpite.
Pagano le libere professioni, in un processo di precipitazione della classi medie verso il basso della scala sociale, che è un fenomeno legato in tutte le società occidentali alla dimensione e all’ampiezza di questa crisi. Pagano – ci tengo a dirlo – quei milioni di ragazzi precari, di giovani precari italiani, che sono i primi che quando un’azienda deve ridurre forze e disponibilità di lavoro perdono persino quella precarietà alla quale hanno affidato le prospettive assolutamente incerte della loro stessa esistenza.
Dobbiamo dirci la verità: il Ministro Tremonti, che usato queste parole, che ha chiamato in causa le carte di credito – che credo parlino alla vita di miliardi di persone nel mondo – è lo stesso Ministro che ci ha proposto nel Documento di programmazione economico-finanziaria una valutazione sbagliata del ciclo. La crisi dei subprime certo è esplosa dopo questa estate, ma non era una crisi non annunciata, il Ministro Tremonti in tante conversazioni ne aveva, lucidamente, avuto contezza. Tuttavia il Documento di programmazione economico-finanziaria, e le manovre che da questo sono discese, facevano una previsione ciclica del tutto sbagliata, una previsione di crescita del prodotto interno lordo, e gli strumenti che ci si dava erano strumenti prociclici, non degli strumenti che potessero introdurre degli elementi di crescita urgenti e necessari, come quelli che la profondità della crisi richiedeva.
La situazione di oggi è quella che viene descritta, proprio questa mattina, sulle colonne dell’editoriale de Il Sole 24 Ore: aumentano e si diffondono i segni di difficoltà del sistema produttivo in tutto il Paese; l’impennata delle richieste di cassa integrazione; l’incremento della lista degli esuberi; l’accorciamento delle settimane lavorative con il recupero delle ferie non godute; l’allungamento delle prossime ferie natalizie; l’improvviso crollo degli ordinativi delle imprese. Ci si accorge da queste parole come appaia grottesca l’idea di fronteggiare questa condizione con un puro e mero intervento su quegli straordinari che in queste condizioni produttive non si fanno. Questo intervento, sul quale sono state poste delle risorse che rischiano di non essere spese, rischia di non affrontare la vera questione italiana. La vera questione, l’urgenza, l’emergenza di questo momento, è un intervento sui salari, sui redditi, sulle pensioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori), a sostegno della domanda interna, dei consumi del nostro Paese che ancora oggi Confcommercio si è incaricata di dire che dureranno in negativo per tre anni. Si tratta di una crisi la cui dimensione non è paragonabile, nella nostra memoria, a nulla di simile. Lo dico molto semplicemente: certamente gli incentivi agli straordinari non funzionano per ciò che abbiamo detto, non ha funzionato l’intervento sulle banche (la famosa Robin tax con cui si sono tolti i soldi alle banche con la mano destra, mentre adesso bisogna ridarglieli con l’altra mano), non hanno funzionato nel passato i condoni, e ne abbiamo avuto contezza in questi giorni, non ha funzionato la vicenda Alitalia che, come sappiamo, costerà agli italiani molti miliardi di euro, e non ha funzionato neanche l’intervento sull’ICI. Tutte queste risorse potevano e devono essere messe in due direzioni. Ne ho citata una: il sostegno ai redditi, alle pensioni, il contrasto di quel fenomeno che è del tutto evidente che non può non esserci, ovvero la riduzione dell’occupazione e della quantità del lavoro disponibile nel nostro Paese e il sostegno che dobbiamo alle persone che a cinquanta anni rischiano di perdere il loro posto di lavoro.
Insieme a questo, l’altro grande cardine di intervento che deve essere compiuto è quello che riguarda il sistema delle piccole e medie imprese, alle quali bisogna dare sostegno e aiuto. Dopo tutti questi mesi di crisi non si è ancora neanche messo operativamente in campo il decreto-legge che riguarda le banche e ciò anche al di là delle enunciazioni di piani di 80 miliardi euro, la cui copertura vorrei vedere, perché vorrei capire dove si trovano 80 miliardi in una condizione economica di equilibrio molto delicata (a gennaio abbiamo un’emissione di titoli di Stato molto importante che dobbiamo fare in modo che il nostro Paese riesca a reggere in misura positiva).
Non possiamo fare annunci che contrastino rispetto all’esigenza di continuare, certamente, l’opera di riduzione del debito, anche se sono e rimango convinto – e rimaniamo convinti – del fatto che, come hanno fatto altri Paesi europei, siano possibili, per favorire l’altro indicatore fondamentale della crescita del prodotto interno lordo (i consumi e la produzione industriale), delle politiche che non necessariamente assumano il rigore totale del pareggio di bilancio, come hanno fatto peraltro altri Paesi europei nelle scadenze determinate.
Abbiamo bisogno di mettere l’accento sulla crescita. Abbiamo bisogno di mettere in campo forze ed energie a sostegno di queste due grandi realtà: i salari e le pensioni e al tempo stesso la piccola e media impresa.
Da questo punto di vista – è l’ultima osservazione che voglio fare – ritengo che proprio questa crisi chiami ciascuno di noi a cercare di parlare nei termini in cui credo tutti dovrebbero parlare in un momento così drammatico della vita, della nostra vita nazionale e della vita della nostra società, che è stato sottovalutato. Quando ho sentito dire ai massimi livelli che non vi sarebbe stata ricaduta della crisi finanziaria sull’economia reale, ho pensato a quanto possa far male l’uso della categoria della propaganda in momenti così drammatici come quelli nei quali noi ci troviamo a vivere.
Ora è il momento di un patto tra i produttori, è il momento in cui tutte le forze e le energie che producono e che fanno economia reale (perché di economia di carta stiamo soffocando) si devono trovare uniti in un patto di solidarietà con il Paese, dentro una strategia di sostegno alla crescita e allo sviluppo e di lotta contro il rischio di impoverimento che è citato esemplarmente dalle cifre dell’ISTAT e della Caritas: 7 milioni e mezzo di persone sono subito sopra o sotto la soglia di povertà.
Per questo – concludo – l’altra parte dell’ideogramma dice «opportunità». Deve esservi l’opportunità di affrontare questa crisi introducendo elementi di forte discontinuità, nel campo della formazione e della scuola e nel campo delle politiche ambientali, al tempo stesso, però, cercando di creare un clima politico e sociale più consapevole. La crisi durerà dei mesi e avrà il suo punto più alto per le sue conseguenze sociali nei primi mesi del prossimo anno. È bene che il nostro Paese non entri in questa crisi, nella quale peraltro già si trova, in un clima di conflittualità sociale e politica esasperato. Lo dico al di là di ogni considerazione polemica. In questo momento può tornare utile giocare e facilitare le divisioni tra le organizzazioni sindacali e le organizzazioni rappresentative, ma ciò può portare a logiche che inaspriscono il conflitto ed è ciò di cui non abbiamo bisogno.
Allora, di solito si concludono i discorsi con delle affermazioni che possano suscitare un applauso. Io mi permetto di concluderlo con una proposta, non solo una proposta di clima politico, di rispetto tra maggioranza e opposizione, che sia qualcosa che la crisi chiama ciascuno ad esercitare, ma una proposta molto semplice: si apra subito a palazzo Chigi un tavolo di confronto e un tavolo di gestione di questa crisi così drammatica; si chiamino tutte le forze sociali, non solo i sindacati e la Confindustria, ma i rappresentanti della piccola e media impresa e i rappresentanti di quella parte di Paese che produce, che fatica e che guarda con grande preoccupazione alla crisi del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori – Congratulazioni).”