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La scuola invade le piazze con lezioni, suoni e poesie, di Ilaria Venturi

IN corteo all´indietro, perché «la scuola va indietro», per via del Pratello. Mamme con i figli, insegnanti che reggono lo striscione «La scuola si fa strada», lo slogan del sabato di protesta contro i tagli e il maestro unico che ieri ha animato 28 piazze e strade di Bologna e provincia. E la banda Roncati che suona a passo di gambero, gli osti che verso le cinque del pomeriggio offrono la merenda ai bambini. Qui il dissenso del popolo della scuola, che torna ad alzare la voce dopo la Notte bianca, si è incrociato con il Pratello «chiuso per ordinanza».

Non a caso. «Tutto ciò che apre e unisce la strada è accolto volentieri», dice Luca Benetti, gestore del Mammuth, uno dei locali che, con il Montesino e il Tarcaban, ha accolto le elementari Longhena e medie Guinizzelli. Prima, in piazza San Francesco, con banchi e sedie, i maestri avevano fatto lezione di inglese e matematica creativa, i ricercatori del Cnr avevano stupito i più piccoli facendo esplodere, in una cascata, la Coca Cola con caramelle alla menta, i docenti dell´Alma Mater avevano simulato l´alta e la bassa marea. Dall´altra parte della città, all´ingresso del centro Borgo, in contemporanea, altre lezioni con un ricercatore che ha giocato con le molecole e girandole di luce alla lettura della fiaba di Rodari «Giacomo di cristallo», recitata in tutte le mini-manifestazioni delle scuole organizzate per tutto il giorno. I primi a partire sono stati gli insegnanti e i genitori delle Scandellara. Verso le dieci sono arrivati in corteo al parco del Pianeta: pentole e mestoli per attirare l´attenzione, lo striscione «XXI secolo maestro unico? Ridicolo», la maestra Nadia che al megafono canta: «Nella scuola nessuno è straniero, ma solamente un alunno vero», contro le classi ponte per gli immigrati volute dalla Lega. Due giovani ricercatori del Cnr spiegano l´effetto serra, arriva il poeta Bruno Tognolini, legge versi, incanta. «La scuola è un orto dove maturano i frutti, ma qualsiasi ortolano sa che dedicare un pezzettino della sua terra ai fiori fa bene a tutto l´ecosistema. Ecco le filastrocche e le poesie a scuola sono come i fiori in un orto e le insegnanti, tante e brave, lo sanno». Tognolini gira nelle scuole da scrittore per l´infanzia, uno degli autori della Melevisione: «Queste insegnanti che si danno da fare, con la bibliotecaria, i consigli di istituto, gli assessori alla cultura, per fare una scuola dove entrano gli scrittori, dove si leggono libri, non sono da tagliare, ma meritano riconoscimenti e premi». Alle dieci suona la campanella anche a villa Mazzacorati, dove ci sono le scuole del Savena a fare lezioni straordinarie: bambini e genitori insieme, laboratori, la lettura della Costituzione, il papà medico che misura la pressione, l´altro, veterinario, che parla del coniglio e l´agronomo che racconta il parco. Poi il corteo, in un centinaio, lungo via Toscana con i cartelli: «Io sono qui per difendere la scuola pubblica». In mattinata altre lezioni per mostrare alla città la scuola che genitori e insegnanti non vogliono perdere, quella tagliata dalla legge Gelmini. In piazza Capitini in più di cento disegnano, ballano; davanti al teatro Testoni fanno lezione elementari e medie del Navile e il liceo Sabin; in piazza della Pace laboratori di scrittura e filosofia con il terzo circolo. Dalla Cirenaica, dove un papà biologo ha stupito bambini e passanti con una lezione sui microbi, è partito un gioioso corteo, che ha rallentato il traffico lungo via Massarenti e si è concluso con la recita di un nonno attore al mercato di via Sigonio. Nel pomeriggio, al parco Lennon le scuole di San Donato hanno costruito un patchwork con i messaggi dei docenti, «no ai tagli», e la Gelmini-scimmia disegnata da un bambino. Poi la partita studenti del Copernico e bambini, la raccolta di firme, gli striscioni stesi al centro sociale Vag. A San Lazzaro lezioni sul «mostro unico», la piazza di Crespellano coperta di disegni, tutta la provincia coinvolta. «Andremo avanti sino allo stremo. Loro, non nostro», dice una maestra. Anche il tiranno della fiaba di Rodari, alla fine, di notte non riesce più a dormire.

La Repubblica Bologna, 23 Novembre 2008

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