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“Diplomati alla ricerca di una strada. Metà non rifarebbe lo stesso liceo”, di Federico Pace

Hanno davanti a loro tempi incerti e un mondo che muta rapidamente. Più di quanto non sia avvenuto in passato. Alcuni, nonostante tutto, hanno già in testa un futuro professionale e si direbbero pronti a reagire davanti alle difficoltà. Tanti altri però non riescono a pianificare impegni e perseguire obiettivi. Dei docenti che hanno appena lasciato nelle aule dove hanno trascorso cinque anni, dicono che sono bravi. Pure se non sono affatto soddisfatti del metro di valutazione e del tipo di dialogo. Delle strutture scolastiche non ne pensano bene. Anzi. Se potessero tornare indietro, la metà di loro cambierebbe scuola. E forse destino. Al lavoro, a questo punto, chiedono sicurezza, stabilità e una chance per acquisire professionalità. Ma non sanno se riusciranno ad averle.

Sono questi alcuni elementi che emergono dal Profilo dei diplomati 2008, il lavoro presentato dal consorzio interuniversitario Almalaurea e da Almadiploma a Ferrara in occasione del sesto convegno dedicato alla nuova frontiera dell’orientamento. Il rapporto analizza i “lineamenti” di quasi dodicimila diplomati nel 2008 di 114 istituti e li sovrappone ai risultati del percorso di orientamento online dello strumento AlmaOrièntati. L’intento è quello di cercare di individuare una strada verso un orientamento mirato alle specifiche di ciascuno che possa, come ha detto Andrea Cammelli direttore di AlmaLaurea, davvero “affrontare i dubbi e le incertezze dei singoli studenti”.

Il voto alla maturità. Vediamo la fotografia scattata agli studenti al momento in cui tagliano l’ambito traguardo. Alla maturità i giovani arrivano con un voto medio pari a 76,4 su 100 (più alto nei licei: 80,2 su 100). Anche quest’anno si confermano le migliori performance scolastiche delle ragazze che hanno conseguito in media un voto di 78,2. Ovvero quasi 4 punti in più dei ragazzi (media 74,3). L’evidenza dei risultati conferma però anche un altro elemento: tra i diplomati del 2008 appare evidente come l’ambiente familiare influenzi ancora troppo decisamente il percorso scolastico degli studenti.


Promossi pure i professori. Chiamati a guardarsi indietro e dare, almeno per una volta, un giudizio, gli studenti sono nel complesso generosi. Quasi l’81 per cento dice di essere soddisfatto, seppure in grado diverso, dell’esperienza scolastica d’insieme. Anche i professori passano l’esame. Soprattutto per la competenza mostrata (lo dice il 77 per cento degli studenti). Meno, casomai, invece per altri elementi. Quattro studenti su dieci sono rimasti insoddisfatti della capacità di valutazione e un altro 30 per cento lamenta una scarsa disponibilità al dialogo.

Male strutture e organizzazioni. Una bocciatura, o almeno un rinvio a settembre, se lo meritano invece le strutture e il coordinamento. Il 49,3 per cento degli studenti, al momento di dire la sua, ha confessato di non avere apprezzato l’organizzazione scolastica, il 43,6 per cento è stato insoddisfatto delle aule e il 49,3 si è lamentato, in vario grado, dei laboratori.
Un’esperienza da non rifare. Alla fine, tirando le somme, sono pochi quelli che rifarebbero la strada appena ultimata. Solo il 51 per cento. Tutti gli altri, se potessero tornare indietro, sceglierebbero un’altra scuola, un altro indirizzo, un altro destino. Con percentuali omogeneamente elevate sia per i ragazzi e le ragazze degli istituti professionali (il 51 per cento), che per quelli dei licei (il 48 per cento) e degli istituti tecnici (45 per cento).

L’università e le scelte. Il più difficile però viene dopo. Se devono guardare davanti, al futuro, a quello che li aspetta, i giovani confessano i loro tanti dubbi. E non sempre i consigli che gli arrivano riescono a chiarire loro le cose. Poco sembrano servire, a loro dire, le iniziative di orientamento delle università e quelle delle scuole superiori. Così come i suggerimenti degli insegnanti. Si può anche capire. Molti si apprestano a fare scelte importanti, come è quella del corso universitario, e intanto leggono sui giornali della grande crisi economica e dei milioni di persone che nel mondo perderanno il posto del lavoro.

Molti di loro intendono iscriversi all’università. Dice che lo farà il 64 per cento. Mentre il 29 per cento non intende proseguire gli studi. La strada che si prenderà dopo il diploma è molto condizionata da quella già effettuata a 14 anni. Tanto che il 95 per cento dei liceali ha intenzione di iscriversi a un corso di laurea mentre negli indirizzi tecnici la percentuale scende al 53 per cento. Sono diverse le ragioni date dagli studenti per spiegare l’intenzione di andare all’università. Nella gran parte di loro comunque sembra essere radicata la convinzione che una formazione universitaria sia necessaria per fare il lavoro che interessa. Eppure pochissimi, solo il 2 per cento per i risultati di Almaorièntati, è in grado di dare delle risposte circostanziate e precise sull’università e sul mondo del lavoro che li aspetta.

Le decisioni sono sempre difficili. Di questi tempi forse ancora di più. Molti paradigmi fino a ieri ancora validi sembrano essere modelli non più utilizzabili. Strumenti antichi appartenuti ad un’altra epoca. Forse è per questo che quasi tutti, quando si trovano a dover dire quali sono gli aspetti più importanti nella ricerca del lavoro futuro, fanno ricorso alla stabilità e alla sicurezza (il 76,3 per cento) e all’acquisizione di professionalità (il 68,5 per cento). E molti meno pensano alla coerenza con gli studi. Pochi quelli che non si dicono disponibili a trasferte pur di trovare un impiego.

La documentazione integrata messa a punto da AlmaLaurea e AlmaDiploma, nelle intenzioni degli autori, mira a superare l’orientamento indifferenziato per arrivare a un orientamento mirato alle caratteristiche di ciascun giovane. “La sfida, spiega Cammelli, è quella del superamento di un modo di orientare i ragazzi basato solo sull’informazione, pure necessaria, per raggiungerli in modo personalizzato e quindi efficace”. Guardare a quel che accade nel mondo dei giovani è un po’ come guardare nel cuore della società che verrà. Scrutare i destini dei ragazzi e delle ragazze, vuol dire accedere a una porzione di futuro. Riuscire ad aiutarli ad orientarsi e a scegliere il loro destino, potrebbe voler dire aiutare l’intera società a non sbagliare il prossimo passo.

La Repubblica, 11 dicembre 2008