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Enrico Morando: «Precari, fondi al piano Ichino e il sindacato ci sarà», di Enrico Marro

«Condivido la proposta di Pietro Ichino e ritengo che il Pd debba discuterla già nella riunione della direzione del 19».
Enrico Morando, coordinatore del governo ombra, ritiene che non ci sia tempo da perdere e che vada invece colta la congiuntura della crisi economica per risolvere una volta per tutte la questione di un «mercato del lavoro duale» che protegge i lavoratori a tempo indeterminato e lascia senza tutele milioni di precari.
E la proposta del giuslavorista e senatore democratico Ichino, illustrata ieri sul Corriere, di prevedere un contratto unico per tutti i lavoratori con tutele crescenti nel tempo, gli sembra la risposta giusta.

Ma essa prevede anche la modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, un tabù finora per la sinistra.
«Guardi, se continuiamo a mettere la questione così: “Volete che resti l’articolo 18 oppure no?” allora la risposta della sinistra e del sindacato non può che essere no. Ma la proposta di Ichino inserisce il superamento dell’articolo 18 in una riforma complessiva, che estende le tutele a tutti i lavoratori».

Forse neppure il governo ha voglia di riaprire la questione.
«Il governo è legato alla linea imposta da Tremonti che ha scelto lo scorso giugno di proseguire la politica restrittiva di bilancio e non vuole cambiarla neppure davanti a una crisi di questa portata. E così, ha preferito un po’ di cassa integrazione in deroga, che alla fine ci lascerà con la mancanza di un sistema universale di ammortizzatori».

Costa troppo, secondo il governo.
«Questo è l’unico governo occidentale che ha deciso di rispondere alla crisi senza un forte intervento pubblico. Secondo noi, invece, bisognerebbe immettere nel sistema risorse pari a un punto di Pil, garantendo fin d’ora con opportuni atti che ci si impegna al pareggio di bilancio entro il 2013».

Ciò renderebbe più semplice far passare la riforma Ichino?
«Certo. Se tu vai dal sindacato e gli dici: “Facciamo un contratto unico per tutti i lavoratori che all’inizio prevede meno garanzie rispetto al licenziamento, ma col tempo realizza lo stesso risultato dell’articolo 18 e in cambio costruiamo un sistema di ammortizzatori anche per chi ora ne è privo e diamo anche uno sgravio sulle retribuzioni, come il Pd chiede da tempo, beh… credo che questa grande riforma per rendere unico il mercato del lavoro si potrebbe fare».

Il Corriere della Sera del 15.12.2008