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«Il mondo veniva da noi, ora siamo ultimi in Europa», di Vittorio Emiliani

C’era in Italia una gallina dalle uova d’oro: il turismo. Purtroppo la stanno spennando mica male. L’ultima cura Tremonti le leverà altre penne, altra ciccia e forza. L’ha denunciato il fresco presidente dell’Enit, Matteo Marzotto: «I nostri fondi per il 2009 sono stati ridotti in maniera drastica dalla legge finanziaria: 33 milioni e mezzo di euro contro i 49 e 715 mila del 2008. Per investimenti promozionali spenderemo purtroppo solo 15milioni 865 mila euro». Ciò vuol dire che l’Italia precipiterà ancora più indietro – figurando già, desolatamente, all’ultimo posto in Europa – nella spesa per attrarre nuovi visitatori: un secco 37 per cento in meno. E le Regioni che hanno il turismo fra le loro materie?
Secondo uno studio della Confturismo, nel 2006 avevano già rattrappito non poco la loro spesa promozionale, scendendo dai 2,2miliardi di euro di tre anni avanti a 1,81 miliardi (quasi un 20 per cento in meno). E non era il male maggiore. Difatti talune delle Regioni che figurano fra quelle che più spendono per promuovere il loro turismo, cioè Basilicata, Valle d’Aosta e Sicilia, sono in testa anche in un’altra classifica, quella del caro- alberghi. Francamente sarebbe stato meglio investire nella qualità e nella economicità dei servizi turistici piuttosto che buttare soldi nella fornace di una promozione dalle mille bolle blu, in forma di spray.
QUALCHE ANNO FA incrociai un nugolo di giovani hostess della Regione Puglia, le quali distribuivano dépliant turistici ai frettolosi viaggiatori di Stazione Termini. Mi sembrò un gesto dettato dal dilettantismo o dalla disperazione. Credete che sia fiorente l’Osservatorio nazionale per il turismo? Nemmeno per idea. E il portale internet nazionale Italia.it? Non era il massimo della brillantezza, e però esso è stato snobbato, fino alla chiusura, dalle realtà regionali e locali che non l’hanno mai aggiornato in maniera continuativa.
Ogni nostra Regione va dunque sul mercato turistico col suo portale. Ogni grande Comune va per conto suo. Un sistema-Paese non esiste e il flusso dei turisti dall’estero declina. Pensate che già quaranta e più anni fa gli esperti tedeschi sorridevano dell’ordine sparso con cui organismi e operatori italiani si presentavano all’ITB di Monaco di Baviera: per loro infatti (quaranta e più anni fa) non esistevano sull’allora prediletto Mare Adriatico, dove si parlava più tedesco che italiano, sette regioni, bensì una sola grande area chiamata Adria. Punto e basta. Non abbiamo mai imparato la lezione.
IN EFFETTI coi referendum del 1993 si sono commesse, con maggioranze fra il 70 e l’80 %, due scemenze in una sola volta, abolendo quel Ministero dell’Agricoltura che esiste anche nei Paesi a struttura federale più spinta e quel Ministero del Turismo che avrebbe dovuto almeno concertare sul mercato planetario la presenza di un Paese-Italia. Sempre secondo Confturismo, la piccola Basilicata aveva speso nel 2006 in promozione turistica la bellezza di 151,5 euro per ognuno dei 451.000 turisti attratti (0,5%del totale nazionale), contro i 2,7 euro sborsati dalle parsimoniose Marche, i 6,5 della pur forte Emilia-Romagna, i 14 euro della stessa Liguria e i 45 della Provincia di Trento (la media nazionale viaggiava sui 19-20 euro per Regione).
E’ proprio un caso se, nel contempo, l’Italia è continuamente scivolata all’indietro nella graduatoria dei Paesi che attraggono il maggior numero di turisti dall’estero? In un trentennio siamo precipitati dal primo al quinto posto superati in tromba dalla Francia che ha valicato la soglia dei 79 milioni e la Spagna che la segue a 58 e mezzo, mentre noi vivacchiamo a poco più di41 milioni, con una stagione 2008 che è stata ombre e luci. Ombre sul fatturato alberghiero, specialmente nel Sud e nel Nord-Ovest. Luci nel Nord-Est (tranne Venezia), con punte addirittura vistose a Bolzano e a Rimini.
PER “CURARE” questa nostra fiacchezza, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, non ha trovato di meglio che praticare un bel salasso alla spesa promozionale dell’Enit.
Spesa che rappresentava già meno di un sesto di quella di Tour españa (e parliamo di un Paese ad autonomie regionali fortissime), poco più di un quarto di quella di Maison de France, appena un terzo di Visit Britain e poco più della metà dei livelli della tedesca Dzt (altro Paese federale). La Turchia poi ci strabatteva già con la cifra spesa nel solo primo semestre del 2008. Ebbene, nell’anno appena iniziato, l’Enit avrà da spendere soltanto 63 dei 100 euro di cui era dotata l’anno passato. E’ così che si rende più robusta, più produttiva e più pregiata la gallina dalle uova d’oro, 12 e più % del PIL. In questi giorni, per non farci mancare niente, invece di analizzare seriamente le zone d’ombra del nostro turismo e trovare le giuste contromisure, monta una polemica interna al governo fra Berlusconi, il quale vuole ripristinare il Ministero del Turismo (anche per dare finalmente un premio a Michela Brambilla), e la Lega Nord che non vuol sentirne parlare in nome delle competenze regionali e, domani, federali. Un po’ come per la querelle, francamente stucchevole, fra gli hub aeroportuali di Fiumicino e di Malpensa. Ridicolaggini tutte italiane. Come la scure di Renato Brunetta, che si era abbattuta, a giugno, su ben 19 dei 23 Parchi Nazionali, “colpevoli” di non superare i 50 dipendenti e quindi inutili. In un colpo solo aveva amputato settant’anni di storia dei parchi riportati dal superattivo ministro ai quattro degli anni Trenta, due voluti da Benedetto Croce, prima della Marcia su Roma, e due dal regime. Nulla importava a Brunetta che il turismo ambientale avesse segnato negli ultimi dieci anni progressi vistosi con circa 2 milioni di visitatori, anche stranieri ovviamente, nel solo Parco d’Abruzzo. Ovviamente si è parlato di “errore tecnico”.
LA MANNAIA di Tremonti è in calata disastrosamente pure sui beni culturali e sullo spettacolo dal vivo i quali hanno un rapporto diretto e fecondo col turismo e coi suoi andamenti: da qui al 2011 le loro risorse si ridurranno in modo impressionante. Si potranno tenere aperti con orari lunghi i musei e gli scavi principali? Probabilmente no. Si potranno adeguare quelli non ancora rammodernati o presentare nuovi restauri? Sicuramente no.
Nella stagione turistica appena chiusa tre città-simbolo per la nostra immagine all’estero, cioè Venezia-Firenze-Roma, hanno accusato flessioni piuttosto marcate. Da lì dovrebbe cominciare il rilancio. Con quali fondi di grazia? Il ministro Sandro Bondi continua a recensire libri di suo gusto, ma non di grande attrattiva, sulla Home Page del sito ufficiale del Ministero. In attesa del supermanager. Il quale avrà ricche prebende, immagino, ma assai pochi denari da spendere. Pensa di procurarseli prestando a caro prezzo opere d’arte importanti ai musei stranieri. Una sorta di accattonaggio di Stato di cui accusavamo i “poveri russi”. E a chi verrà in Italia cosa mostreranno?
da unita.it