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“Donne e violenza: se il Governo fa marcia indietro”, di Vittoria Franco

A distanza di poche ore, siamo costretti a leggere di un’altra terribile violenza di gruppo ai danni di una giovane donna. È intollerabile. Chiedo: la violenza contro le donne è un problema da affrontare con decisione, mezzi e risorse adeguati oppure no? Entra o no fra le priorità dell’agenda della politica, del governo, delle amministrazioni locali? I fatti dicono con certezza che non lo è e che questo contribuisce ad allentare l’attenzione necessaria, fa spazio all’impunità, dà sfogo ad atteggiamenti e a comportamenti aggressivi e brutali. È vero che non si devono fare polemiche politiche sulla pelle delle persone (mentre la destra ha fatto del cinico sciacallaggio in altri momenti), però giudicare gli atti dei governi e delle amministrazioni locali è addirittura un dovere. È sotto gli occhi di tutti l’arretramento del governo di centrodestra rispetto ai provvedimenti di Prodi. Non esiste più un piano contro la violenza sulle donne, non esistono risorse adeguate per i centri antiviolenza, i 20milioni di euro del 2008 non sono stati reiterati per il 2009; la legge sullo stalking alla Camera va a rilento, nonostante le promesse di una corsia preferenziale da parte del sottosegretario Mantovano nel momento in cui ha detto no ai nostri emendamenti per inserirlo nel provvedimento sulla sicurezza. Lo stesso vale per la legge sulla violenza sessuale, ancora ferma: c’è sempre qualcosa di più urgente a cui dare la precedenza.
Si sa che la violenza contro le donne si esercita in grandissima parte all’interno delle mura domestiche da parte di familiari e conviventi, ma certo anche quella che accade casualmente per strada ad opera di sconosciuti non è meno drammatica. C’è un grande problema di sicurezza nelle città, non si può con leggerezza diminuire l’illuminazione in strade periferiche dove non c’è un negozio o un bar – come succede a Roma. Occorrono politiche concertate, dal trasporto pubblico e privato al commercio; amministratori che promuovano iniziative sul territorio, periferie meno abbandonate, apparecchi per chiamare aiuto velocemente, una rete di sostegno. Ma ciò presuppone che si riconosca che il problema esiste e che richiede un impegno straordinario, senza ridurlo alla presenza degli immigrati. Non sono solo loro gli autori della violenza, come dimostra il caso dell’ultimo dell’anno a Roma. Anzi, l’immigrazione non governata, brandita come l’origine di ogni male impedisce di fare della buona integrazione e di prevenire casi come quelli drammatici di cui sono tragicamente piene le cronache. Faremo precise domande al ministro Maroni e lo chiameremo a riferire in Parlamento.
L’Unità 25.01.09

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