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Newsletter n° 1 – Anno II – Gennaio 2009

Care amiche e cari amici,                                                                                    

care democratiche e cari democratici,

 

in questo numero della newsletter, la nostra attenzione si focalizza sui nodi più attuali e importanti per il nostro Paese e, più in generale, per la politica internazionale. In primo luogo l’attacco a Gaza e l’urgenza di arrivare alla Pace e ad un percorso che porti a realizzare due Stati per due popoli. Finché non si risolverà la questione palestinese, riconoscendo i diritti di due popoli ad esistere e ad avere un proprio Stato, non sarà possibile sconfiggere definitivamente nemmeno il terrorismo internazionale. Le speranze suscitate dalla nuova amministrazione Barack ci inducono, in uno scenario estremamente difficile, a trovare un po’ di ottimismo della volontà. Poi la crisi economica globale e la sempre più scoraggiante inadeguatezza del nostro governo ad affrontarla. Famiglie, imprese, lavoratori devono essere sostenuti e invece il Presidente del Consiglio, immerso nella sua personale ricchezza come Paperon De’ Paperoni, pensa a Kakà, sottovalutando una crisi che sta portando a licenziamenti massicci e al fallimento di piccole e medie imprese. Aggiungo, nella newsletter, una riflessione sulla risorsa principale per affrontare le sfide future: il sapere e l’investimento nel talento e nel merito dei giovani. E poi i nostri territori, dove arrivano gli effetti della crisi globale, come evidenziato dalla vicenda dell’Iris di Sassuolo e, recentemente, dal comparto meccanico con la Sicar e l’Omga. Ai lavoratori coinvolti e alle loro famiglie la mia solidarietà umana e politica. Come PD ci siamo mossi per trovare soluzioni positive ad un momento difficilissimo e seguiremo da vicino gli sviluppi delle singole situazioni di crisi. Infine le prossime elezioni amministrative e il mio sostegno politico alla candidatura di Enrico Campedelli a Sindaco di Carpi. Inauguriamo in questi giorni anche una nuova veste grafica del sito che consentirà di rendere questo strumento sempre più interattivo con voi. Approfittatene per proseguire e aumentare i contatti inviando i vostri contributi che per me sono sempre  molto preziosi.

 

Manuela

Guerra a Gaza: “Non rassegnarsi!”

 

 

Dal convegno organizzato dal PD 4 proposte per rilanciare l’iniziativa di pace in Medio Oriente
Un invito al dialogo tra i moderati, anche quando questo sembra difficile, difficilissimo. Ma non impossibile. Perché se esiste un messaggio positivo nella storia del conflitto israelo – palestinese è che la pace è sembrata a portata di mano proprio quando la soluzione sembrava impossibile. Come quando fu Ariel Sharon a convincere, con una decisione molto impopolare, i cittadini e moltissimi coloni ad abbandonare i territori palestinesi occupati.

O prima, quando a portare avanti la causa della pace negoziata tra i due popoli fu Yitzhak Rabin, patriota ed eroe di guerra, poi brutalmente assassinato. Oppure oggi, quando con forza continua l’iniziativa diplomatica franco – egiziana, sotto l’egida delle Nazioni Unite, che hanno approvato una risoluzione, la 1860, dal valore politico assolutamente forte.

E’ questo il messaggio che esce dal convegno promosso dal PD nella sala del refettorio di via del Seminario, in cui Walter Veltroni, Piero Fassino, Massimo D’Alema, Franco Marini, Francesco Rutelli si sono confrontati con personalità di spicco come Sergio Romano, Igor Man e Lucio Caracciolo e con l’ambasciatore israeliano Gideon Meir e Sabri Ateyeh, Delegato generale palestinese. Un dibattito anche acceso, che ha riflesso le profonde differenze di vedute tra i due popoli oggi in guerra .Ma “non rassegnarsi alla guerra – dice Piero Fassino nel suo intervento di introduzione al dibattito – significa fermala, per fermare le vittime e l’odio e il solco di incomunicabilità che allontana la pace stessa. Per questo siamo per un cessate il fuoco sicuro e durevole, e reciproco, nel rispetto della risoluzione 1860”.

Nel corso dell’incontro si sono confrontate posizioni diverse, spesso in contrasto sull’interpretazione dei fatti, riproponendo a volte quello scambio di accuse reciproche, di colpe e recriminazioni che da sempre     caratterizzano la questione palestinese.

L’invito da parte di tutti gli esponenti del Pd è per un cessate il fuoco condiviso, per una ripresa del dialogo politico che getti le basi di un processo di pace duraturo. Il cessate il fuoco non può prescindere dal ritiro delle truppe dalla Striscia e dalla fine del lancio di razzi verso Israele, con una forza di interposizione internazionale, sul modello libanese, che assicuri l’accesso degli aiuti umanitari ma non delle armi. Ma il fatto fondamentale resta la ripresa del dialogo politico. “Questo nostro incontro vuole cercare proprio di dire che la politica è lo strumento attraverso cui cercare la pace. Anche se abbiamo imparato che talvolta la politica ha bisogno della forza, come nei Balcani, ma non viceversa, abbiamo bisogno di rimettere al centro la politica rispetto a conflitti, anche sanguinosi come quello mediorientale – dice il segretario Walter Veltroni a conclusione dell’incontro. Un dialogo rivolto a legittimare soprattutto gli attori arabi moderati, come la Giordania, l’Egitto, lo stesso Abu Mazen a capo dell’Anp. “La politica degli assassini mirati ha portato Hamas a rafforzarsi e a vincere le elezioni, costruendo un nuovo gruppo dirigente, perché il martirio alimenta le ragioni di Hamas. L’unica via è sostenere le ragioni del mondo arabo moderato ed è necessario che l’occidente tenga conto di ciò che gli arabi moderati ci chiedono. Per esempio sarebbe meglio ascoltare ciò che chiede Abu Mazen se lo si vuole rafforzare come interlocutore” ,dice Masimo D’Alema nel suo intervento, anche per non fare della Palestina l’epicentro di una “Jihad globale”.

Per questo il PD, criticando profondamente l’ (in-)azione del governo, incapace di “spendersi per questo dialogo, perché non ne ha ne la forza ne la voglia”, dice Veltroni, avanza quattro proposte per rilanciare il processo di pace: lotta al terrorismo per la sicurezza di Israele, cessate il fuoco per permettere l’accesso degli aiuti umanitari, sostegno, dialogo e legittimazione dello forze arabe moderate e invio di una forza di interposizione internazionale sul modello di quanto sperimentato e successo in Libano. “Prima faremo tacere il linguaggio delle armi e prima riusciremo a far si che un’iniziativa di pace attraverso la politica si possa affermare” conclude Walter Veltroni.

 

    Decreto 180: presentazione in Aula dell’Odg dell’on. Ghizzoni che chiede risorse aggiuntive su Università e ricerca

 

 

Signor Presidente,

l’ordine del giorno muove dalla considerazione che il sistema nazionale universitario è sotto finanziato. Tale valutazione fu espressa anche dal ministro Gelmini nell’audizione di presentazione delle linee programmatiche del suo dicastero. Da allora il ministro ha cambiato opinione, sposando già in estate la tesi – suffragata da un dibattito pubblico spesso superficiale e basato su dati parziali e non approfonditi su cui mi sono già soffermata in sede di discussione generale – che il nostro sistema universitario sia sprecone, inefficiente, fallimentare.

Di fronte a questa diagnosi, che non condividiamo, la cura da cavallo proposta dal Governo è quella di ridurre drasticamente sia i finanziamenti statali sia il personale, e sollecitare le università alla auto-privatizzazione. Questa insensata strategia è stata messa in atto già con i primi provvedimenti del Governo Berlusconi, che voglio riprendere velocemente. Il decreto 93, noto come taglia ICI, che ha decurtato a partire dal 2010 il Fondo di Finanziamento ordinario di ben 474 milioni di euro. Una misura pesantissima poiché incide per ben il 46 per cento delle spese di funzionamento degli atenei, data l’incomprimibilità degli oneri stipendiali.

Il decreto 112, la cosiddetta manovra d’estate, che ha previsto la trasformazione delle università in fondazioni di diritto privato, dimenticando la sottoscrizione italiana di impegni europei che definiscono la formazione e la ricerca come beni pubblici e la trasmissione del sapere come funzione pubblica. Il decreto 112 ha inoltre contemplato anche il sostanziale blocco del turnover del personale universitario, previsto con la sola finalità di fare cassa ai danni del sistema di istruzione superiore, senza alcuna attenzione alla necessità di aprire il mondo accademico ai giovani ricercatori, costretti a valorizzare il proprio talento e la propria preparazione in un’avvilente condizione di precarietà, oppure presso istituzioni estere.

Il Governo, con il blocco al turnover, ha valutato risparmi per più di un miliardo e 600 milioni di euro nel quinquennio 2009-2013: noi preferiamo parlare di un evidente progressivo disimpegno dello Stato dalla funzione di sostegno e garanzia di un sistema pubblico di istruzione superiore. Infine, il decreto 180. Con esso il Governo compie un parziale passo indietro sul blocco del turnover, sollecitato dalla mobilitazione del mondo universitario. […]  (8 gennaio 2009)

Leggi l’intervento completo

 

    Università, lettera aperta al Rettore Tomasi

In occasione del voto di fiducia alla Camera sul decreto 180 sull’Università, l’on. Manuela Ghizzoni, capogruppo del Pd nella commissione Istruzione della Camera, e l’on. del Pd Ivano Miglioli, componente della commissione Lavoro, hanno inviato una lettera aperta al Rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Aldo Tomasi.

Egregio Rettore,

con l’ennesima fiducia posta dal Governo, è stato approvato il decreto 180 sull’università. Il Partito Democratico non ha fatto mancare le sue proposte, per restituire all’università il ruolo di volano dell’innovazione e del progresso sociale, economico del Paese. Purtroppo, Governo e maggioranza hanno voluto “blindare” il provvedimento. La Camera ha approvato quindi in via definitiva un testo imperfetto, modesto nei contenuti, miope e che non affronta i problemi di fondo del sistema universitario italiano. Il nostro auspicio è che gli atenei, e tra questi quello di Modena e Reggio Emilia che Lei dirige, utilizzino la nuova normativa per assumere personale di ruolo e contrastare il precariato, invece di stipulare contratti a tempo determinato come consente il Governo (i cosiddetti “ricercatori contrattisti” introdotti dalla contestata legge 230 del 2005 del ministro Moratti).

Il Governo ha fatto credere, con il decreto 180, di aver preso a cuore il problema del ringiovanimento del corpo accademico sbloccando il turnover del personale, e vincolando il 60 per cento dei nuovi ingressi a posti da ricercatore. In realtà l’esecutivo, con la manovra d’estate, aveva sostanzialmente bloccato il turnover, riducendolo al solo 20 per cento del personale cessato: per ogni 5 docenti universitari che andavano in pensione ne veniva assunto solo uno. Tenendo parzialmente conto della mobilitazione del mondo universitario, il Governo è dovuto poi arrivare a più miti consigli e, nel decreto, porta il blocco del turn over al 50 per cento dei pensionamenti. Un piccolo passo avanti, insufficiente però a dare risposta ai giovani di talento che vogliono dedicarsi alla didattica e alla ricerca nell’università. A questo scopo e per consentire a migliaia di giovani di uscire dalla condizione di precariato accademico, il Governo Prodi nella finanziaria 2007 aveva approvato un piano straordinario di assunzioni di ricercatori per il triennio 2007/09 (impegnando a tal fine 140 milioni di euro), su cui purtroppo si abbatte la scure del blocco del turnover.

Il decreto Gelmini, al di là della propaganda demagogica, affosserà le speranze dei giovani di talento non solo per i vincoli posti al turnover, ma perché prevede che la quota di assunzioni di ricercatori sia destinata a contratti a tempo indeterminato e determinato. L’università italiana ha bisogno invece di investire realmente sui giovani, così come Lei ha ben esplicitato nel Suo saluto di insediamento definendoli “unica reale speranza per il futuro della nostra comunità e del Paese” e se si vuole investire realmente sull’innovazione della ricerca e della didattica è necessario allargare il più possibile la platea dei ricercatori. L’Ateneo di Modena e Reggio Emilia, come è accaduto a livello nazionale, ha invece visto crescere, dal 2000 al 2008, soprattutto i docenti ordinari (+ 39,2% per Modena e Reggio) e oggi conta 284 ordinari, 296 associati e 281 ricercatori. Nel rispetto dell’autonomia, auspichiamo che le scelte degli organi dirigenti del nostro ateneo portino ad una svolta che consenta di investire sui giovani ricercatori e contrastare il precariato accademico. Distinti saluti

 

On. Manuela Ghizzoni
On. Ivano Miglioli

 

    Mutatis Mutande, di Giovanni Taurasi

Ci pensate!?! No dico, ve lo immaginate se arrivasse uno come Barack Obama in Italia? Un bravo e onesto politico con le idee chiare. Un ottimo comunicatore. Uno che riesce a dare concretezza ai valori di solidarietà e uguaglianza. Uno capace di delineare un futuro e trasmettere fiducia e speranza, oggi che davanti a noi gli scenari diventano ogni giorno più cupi. Uno che propone per uscire dalla crisi di investire nelle energie rinnovabili, nella scuola e nella ricerca. Uno che porta finalmente da Oltreoceano una parola di Pace. Uno che trasmette passione per la politica. Ci pensate che straordinaria accoglienza riceverebbe?

Chi vuole essere milionario dia la risposta giusta: a) sarebbe obbligato a pagare una tassa; b) sarebbe definito abbronzato, Bingo bongo e amico di Al Queda dal comitato di accoglienza composto dal Presidente del consiglio, dal Ministro delle riforme e dal capogruppo del Pdl al Senato (Gasparri, per i tanti che non se lo ricordano nemmeno); c) verrebbe chiuso in un Centro di permanenza temporaneo; d) trascorrerebbe ore poco liete al comando dei vigili urbani e verrebbe immortalato, speriamo metaforicamente, in una fotografia indimenticabile; e) verrebbe rispedito indietro con un volo Alitalia, anzi Cai, anzi Alitalia… sempre che il volo non venga annullato

 

    Investiamo sul talento dei giovani e sul sapere

Pubblicando sul sito l’articolo “Una società immobile e il figlio dell’operaio non diventa dottore” di Gian Carlo Bruno, abbiamo voluto proporre una delle numerose inchieste sulla meritocrazia e gerontocrazia del nostro Paese. Lo facciamo perché pensiamo che il futuro dell’Italia sia strettamente correlato alla sua capacità di valorizzare i talenti dei nostri giovani. Nelle università, nel mondo del lavoro, e mi permetto di dire anche nel mondo politico, spesso le carriere si realizzano sulla basa non del merito, ma attraverso meccanismi cooptativi per i quali il fattore decisivo diviene la fedeltà. Ciò produce un impoverimento della società e genera perpetuazione. Il Paese invece ha bisogno di investire nel talento dei giovani e nel sapere, come ci indica anche l’Europa. Per il momento il Governo si limita a conservare uno status quo che ci condanna a perdere quota nella competizione globale.

 

Manuela Ghizzoni

 

    “Enrico Campedelli è il candidato giusto per una città che sarà in grado di affrontare le sfide future”

Il 26 gennaio l’Assemblea comunale del PD di Carpi discuterà di proposte e programmi per la città e della candidatura del Sindaco uscente. È per me l’occasione di ribadire il sostegno personale, ma soprattutto politico, ad Enrico Campedelli. Durante il mandato che sta per concludersi Campedelli ha dimostrato le sue capacità di amministratore, ha governato bene e con concretezza la città di fronte a sfide inedite, ponendo le basi per affrontare un futuro che, con la crisi globale, presenta nuove incognite.

Campedelli ha designato e guidato una buona squadra di assessori, di cui mi onoro di avere fatto parte tra il 2004 e l’inizio del 2006, che ha lavorato intensamente per realizzare un progetto condiviso di città in grado di coniugare innovazione e solidarietà. Sono molti e importanti i risultati raggiunti. Enrico ne ricorda alcuni nel suo commento lasciato al sito.

Io vorrei sottolineare la sua capacità di coinvolgere il tessuto associativo e produttivo nella promozione e nella produzione delle attività culturali. È il candidato giusto per l’impegno generoso che ha profuso nell’interesse di tutta la comunità.

 

Manuela Ghizzoni

 

La città possiede le risorse e la forza per affrontare il momento difficile dovuto alla crisi globale”

 

 

L’esperienza che in questi quasi cinque anni ho avuto l’opportunità di compiere è stata, al contempo, tanto entusiasmante quanto formativa. Amministrare una città di oltre 66.000 abitanti, che vive una fase di forte cambiamento sia in senso culturale che economico, non è certamente semplice. Tuttavia, il fecondo tessuto sociale che compone le maglie della nostra città ha contribuito in modo importante, assieme alle istituzioni locali, alla gestione di questi importanti cambiamenti. Nel 2004 abbiamo proposto ai carpigiani un’idea di città che guarda al suo futuro partendo da un forte senso di appartenenza. La nostra è infatti una comunità dalle solide radici legate alle sue tradizioni e alla sua storia […]

 

Enrico Campedelli

 

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Treno per Auschwitz, la Gelmini fa marcia indietro

Il ministero dell’Istruzione ha finalmente concesso il patrocinio al progetto. Il commento dell’on. Ghizzoni: “Apprezziamo il ravvedimento del ministro”

 

“Il ministero dell’Istruzione ha finalmente fatto marcia in dietro e concesso il patrocinio al progetto ‘Un Treno per Auschwitz’ della Fondazione ex Campo di Fossoli di Carpi”. Lo rende noto la capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni, che aveva presentato una interrogazione parlamentare per contestare il ‘declassamento’ ad iniziativa di carattere locale di un progetto che da anni riceve il riconoscimento delle più alte cariche della Repubblica e del ministero stesso e che vede coinvolti circa seicento studenti in ogni edizione.

“L’ex campo di concentramento di Fossoli – prosegue Ghizzoni – è luogo della memoria nazionale, in quanto testimonianza tangibile della deportazione razziale e politica avvenuta nel nostro Paese durante la II Guerra Mondiale: si stima che siano passati da Fossoli circa 5.000 deportati, di cui la metà ebrei. E proprio per questo motivo, il progetto ‘Un Treno per Auschwitz’ – sottolinea Ghizzoni – è una iniziativa di grande valore didattico, formativo ed etico che non meritava una così ingiustificata disattenzione. Apprezziamo pertanto il ravvedimento del ministro Gelmini che, a seguito delle nostre proteste, ha finalmente riconosciuto l’importanza di questa iniziativa. Ci auguriamo – conclude Ghizzoni – che in futuro il ministero non necessiti delle nostre sollecitazioni per concedere il patrocinio ad iniziative meritevoli di ogni premura ed attenzione”.

     Per saperne di più

Intervento alla Camera di Walter Veltroni per la dichiarazione di voto sul Decreto Anticrisi

Camera.it

“Meritevoli beffati”, di Roberto Rossi

L’Unità, 13 gennaio 2009

“Walchiria, Marisa e le altre: la Resistenza delle donne”, di Gabriella Gallozzi

L’Unità, 22 gennaio 2009