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Obama, via libera al new deal verde. «Crisi, agire subito per posti di lavoro»

Entro il 2011 migliori standard di efficienza sul fronte dei consumi dei carburanti
Revisione delle leggi di Bush: la California e altri 13 Stati potranno fissare limiti più severi sui gas di scarico

WASHINGTON – Rivoluzione in arrivo per il mercato automobilistico mondiale. Il presidente Obama ha ordinato all’Environmental Protection Agency, l’agenzia americana per la protezione dell’ambiente, la revisione delle leggi dell’amministrazione Bush in materia energetica, autorizzando la California e altri 13 stati dell’Unione a fissare standard più severi sui gas di scarico delle automobili e sull’efficienza energetica, come chiesto nel 2007 da un gruppo di governatori guidati da Arnold Schwarzenneger, fortemente critici verso la politica ambientale dell’ex presidente, che però aveva respinto la richiesta. La California intende ridurre le emissioni del 30% entro il 2016: si tratta del più ambizioso impegno statale o federale per contrastare il riscaldamento globale.

ASSE BIPARTISAN – Nasce così un asse ambientalista bipartisan, tra il democratico Obama e il repubblicano Schwarzenegger. Nel 2007 la California, seguita poi da altri 13 Stati soprattutto della costa orientale, aveva chiesto all’Epa di autorizzare il Golden State, il più popoloso dell’Unione e quello con il maggior numero di auto, a stilare regole più severe di quelle federali in materia di inquinamento auto. Dopo mesi di tira e molla, l’amministrazione di George W. Bush aveva negato questa possibilità, contrariamente a quanto successo in passato. Obama ha chiesto all’Epa di riesaminare la propria decisione, aprendo la porta a un’esenzione dalle regole federali. Secondo la legge in vigore, il “Clean Air Act”, la California ha il diritto di stilare le proprie regole in materia di inquinamento auto, visto che lo Stato aveva varato la prima legge in materia prima dell’esistenza di una legge federale. Una volta concessa l’esenzione, altri Stati hanno il diritto di seguire l’esempio.

18 KM CON UN LITRO – Schwarzy si è immediatamente congratulato con Obama per la decisione, affermando che «la California e l’ambiente hanno ora un alleato forte alla Casa Bianca». La scorsa settimana, il governatore aveva scritto al neopresidente, auspicando un nuovo esame da parte dell’Epa. La decisione sul caso californiano richiederà diversi mesi, secondo la stampa americana. Il progetto di legge del Golden State definisce limiti sulle emissioni, non sui consumi, ma secondo i calcoli effettuati dagli esperti, si parla di auto in grado di fare quasi 18 chilometri con un litro. Per rispondere a questi nuovi criteri, le industrie dovrebbero spendere circa cinquemila dollari per auto, almeno in un primo tempo.

LOTTA PER IL CLIMA – Obama ha dato poi istruzione al dipartimento dei Trasporti di definire entro marzo gli standard di efficienza dei carburanti che entreranno in vigore nel 2011 per le auto costruite tra il 2011 e il 2015. In pratica le auto dovranno consumare meno e quindi emettere meno sostanze inquinanti. Il memorandum del presidente dà anche indicazioni all’agenzia di riconsiderare le modalità in cui tali standard vengono definiti per gli anni a seguire. «È tempo per l’America di condurre la lotta ai cambiamenti climatici – ha detto il neopresidente -. È necessario avere il coraggio di apportare i cambiamenti necessari, in modo che sia la politica stessa degli Stati Uniti a ridurre la dipendenza del Paese dal petrolio prodotto all’estero. L’America – ha concluso – non sarà ostaggio della diminuzione delle risorse energetiche, dei regimi ostili e del riscaldamento del pianeta». Obama ha ricordato inoltre che entro il 2020 – come deciso dal Congresso – le auto dovranno essere in grado di percorrere in media 35 miglia a gallone, cioè circa 15 chilometri con un litro.

CONSEGUENZE – La misura, che è stata fortemente osteggiata dall’industria automobilistica, imporrà dunque alle aziende di produrre e vendere auto meno inquinanti. Dal punto di vista politico, l’annuncio rafforza la sensazione di una netta svolta rispetto all’amministrazione Bush su tutti i principali temi: sicurezza e politica estera (con il piano del ritiro dall’Iraq e l’ordine della chiusura di Guantanamo), politica interna (con l’abolizione della legge che vieta i finanziamenti alle Ong che promuovono l’aborto) e ora ambiente. «Voglio essere assolutamente chiaro – ha detto il presidente -: il nostro obiettivo non è di porre nuovi ostacoli a un’industria già in pesanti difficoltà; è di aiutare i costruttori americani a prepararsi per il futuro. Infine vogliamo chiarire al mondo che l’America è pronta a dirigere. Per proteggere il nostro clima e la nostra sicurezza collettiva, dobbiamo organizzare una vera coalizione globale, in modo da garantire che paesi come la Cina e l’India facciano la loro parte, come noi vogliamo fare la nostra».

UE: LAVORARE INSIEME» – Il new deal ambientale annunciato da Obama trova una calda accoglienza in Europa. «Gli Stati Uniti ci hanno assicurato che lavoreranno con noi per raggiungere un accordo globale alla conferenza di Copenaghen sul clima (organizzata dall’Onu a dicembre, ndr), Obama ha già detto che intende ridurre i gas nocivi dell’80% entro il 2050» ha detto il commissario europeo all’Ambiente, Stavros Dimas, durante la presentazione del rapporto McKinsey sugli obiettivi “20-20-20”. La Commissione presenterà mercoledì un nuovo piano sul clima che prevede «un aumento graduale degli investimenti mondiali per ridurre le emissioni di gas serra».

NUOVI POSTI DI LAVORO – Durante la conferenza stampa alla Casa Bianca sulle strategie energetiche, Obama ha parlato anche della crisi economica. La nuova ondata di licenziamenti, che segue quelli annunciati da Microsoft e Intel la settimana scorsa, «dimostra la gravità della situazione e la necessità di creare nuovi posti di lavoro – ha sottolineato -. Bisogna agire rapidamente, non possiamo permetterci di perdere tempo». Obama ha citato i casi di Home Depot, Microsoft e Sprint fra le aziende che hanno tagliato la forza lavoro.

REAZIONI POSITIVE – Le associazioni ambientaliste hanno accolto con favore la svolta “verde” della Casa Bianca. «Queste azioni sono una chiara dimostrazione che il presidente Obama riconosce l’urgenza di far muovere l’America verso l’energia pulita e di affrontare la crisi climatica nel 2009» ha detto Frances Beinecke, presidente del Natural Resources Defense Council. La senatrice californiana Barbara Boxer, che presiede il Comitato del Senato sull’Ambiente e i lavori pubblici, si è impegnata a lavorare con l’Epa per garantire che la deroga per la California venga attuata rapidamente. Secondo Legambiente, le decisioni annunciate da Obama in materia di efficienza energetica nei palazzi governativi e sui gas di scarico delle automobili «sono un ottimo incentivo per l’Unione Europea a insistere nella sua lotta contro la crisi ambientale ed economica del pianeta. L’Europa porti avanti con coraggio il suo piano post-Kyoto: tagli alla Co2 del 30% si possono e si devono fare» afferma il vicepresidente Sebastiano Venneri. Il Wwf Italia parla di «esempio di serietà». Questo infine il commento di Ermete Realacci, ministro ombra dell’Ambiente del Pd: «Il governo Berlusconi cosa fa? Ci auguriamo che arrivino proposte in tal senso in tempi brevissimi sia per dare una chance di rilancio alla nostra economia sia per non lasciare definitivamente al palo l’Italia».

ASSE DIPLOMATICA CON L’IRAN – Sul fronte diplomatico gli Stati Uniti potrebbero presto aprire una via con l’Iran. Lo ha detto il nuovo ambasciatore americano alle Nazioni Unite, Susan Rice, al termine di un incontro di circa tre quarti d’ora con il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, durante il quale Rice ha presentato ufficialmente le proprie credenziali per insediarsi nel nuovo incarico. «Cercheremo di impegnarci in una forte diplomazia che includa anche quella diretta con l’Iran», ha detto Rice. Gli Stati Uniti non hanno relazioni diplomatiche con la Repubblica Isalamica dall’epoca della rivoluzione del 1979 e la tensione tra i due paesi è andata crescendo negli ultimi anni a seguito dell’elezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad nel 2005. Rice è la prima donna afroamericana a rappresentare gli Stati Uniti nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu. La sua nomina è considerata un passo importante verso un ruolo più efficace delle Nazioni Unite nella soluzione delle crisi internazionali, come auspicato più volte dallo stesso presidente Barack Obama.

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