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“Ronde senza controllo. A Nord trionfa il «fai da te»”, di Giuseppe Caruso

In principio furono i “City Angels”, il gruppo di volontari milanesi che nel 1994, giubba rossa e basco blu, ha dato vita ad un qualcosa di simile ad una ronda. Anche se il loro fondatore, Mario Furlan, preferisce parlare di «volontari di strada», che da quindici anni offrono un contributo di “dissuasione visiva” nei confronti dei malintenzionati e soprattutto di solidarietà per gli emarginati.
I “City Angels” sono stati i primi, iniziando ad operare nella zona della Stazione Centrale, e sono anche il modello a cui si è ispirato il governo nel decreto che è stato approvato venerdì scorso. In questo modo l’esecutivo ha voluto mettere il cappello su fenomeno già molto diffuso nel nord Italia e che in qualche caso ha assunto connotati bipartisan, con la partecipazione di cittadini di differente estrazione politica. Perché la tribù delle ronde nordiste è molto diversificata al suo interno.
ATEI E APOLITICI
L’esperienza dei «City angels» è di sicuro la migliore, ma non la più seguita. Se infatti il fondatore Furlan tiene sempre a precisare che il suo gruppo (con sedi a Torino, Bologna, Roma e Napoli) è «ateo ed apolitico» e che ha bisogno «di cuore, non di muscoli», in alcuni casi limite si può tranquillamente parlare di squadracce più che di volontari.
È il caso di Torino, dove una settimana fa sono stati denunciati a piede libero cinque ventenni. Facevano parte di una ronda (in tutto una ventina di persone) che negli ultimi mesi aveva compiuto decine di aggressioni contro tossicodipendenti al Parco della Stura, ribattezzato in città “Tossic park”.
Si tratta di ragazzi della zona, che avevano deciso di risolvere a modo loro il problema. Attaccavano con spranghe e catene, una delle loro ultime vittime ha riportato una prognosi di 60 giorni: clavicola spezzata a colpi di spranga e un forte trauma cranico. Quando i poliziotti li hanno arrestati, i ragazzi sembravano quasi stupiti: «Abbiamo solo difeso le nostre famiglie e le nostre fidanzate». I genitori erano solidali.
Ma a Torino dal 1998 opera anche il Coordinamento Comitati Spontanei Torinesi, che controlla 7 zone a rischio della città. E che non ha troppo amato il provvedimento varato dal governo. Quelli del Comitato ricordano di «non voler diventare un surrogato della polizia» e che «il cittadino non vuole essere costretto a scendere in strada in sostituzione dello Stato». Il presidente del Coordinamento, Carlo Verra, spiega che le loro armi «sono solo i fischietti», consegnati ai duecento cittadini che hanno deciso di far parte dei comitati. Ci sono anche alcuni militanti di sinistra.
LIGURIA
Il comitato «Genova sicura», diretta emanazione della Lega nord, è uno dei più noti in Liguria. Operano soprattutto nel centro storico, il più degradato della città, a partire dal tardo pomeriggio. Lo fanno su richiesta dei commercianti, che si sentono così più sicuri a chiudere i negozi quando la luce è andata via. Altre ronde sono nate nel quartiere di Sampierdarena per contrastare i «ladri acrobati», vale a dire quei topi di appartamento che salendo lungo i tubi del gas o le grondaie svaligiano gli appartamenti sino ad un’intera scala alla volta. Appartamento dopo appartamento, passando da terrazzo a terrazzo.
LEGA E NON SOLO
In Veneto le ronde fanno soprattutto rima con Lega nord, ma si stanno diffondendo trasversalmente. Il partito di Bossi ha creato da pochi giorni un coordinamento tra tutti i gruppi che operano nel Veneto orientale, con l’obiettivo di coordinare tra poco le ronde di tutta la regione. Nella sola provincia di Treviso il gruppo “Veneto sicuro” conta 500-600 volontari di area leghista.
Il fenomeno è talmente diffuso che addirittura a Padova alcuni gruppi di volontari sono composti cittadini stranieri.
Il comune della città veneta, guidato dal sindaco progressista Flavio Zanonato, paga alcune associazioni per scortare gli anziani a ritirare la pensione e riaccompagnarli a casa.
Tornando in Lombardia, a Caravaggio (cittadina in provincia di Bergamo) da un anno operano ronde di ex carabinieri, a stretto contatto con l’amministrazione locale leghista. Pattugliano il Santuario e la stazione, per prevenire scippi e rapine. La gente di Caravaggio (non proprio il Bronx) dice di sentirsi più sicura, ma forse è soltanto una sensazione. Come quella dell’insicurezza.

L’Unità, 23 febbraio 2009

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