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“Quando ho capito che avrei avuto un’esistenza precaria”, di Salvo Barrano

“Ci sono giorni in cui precipito nel terrore”
Salvo Barrano, archeologo, sposato con un figlio, 33 anni, laurea e master

1. Ho deciso di fare meno rinunce possibile. Mi sono sposato, ho comprato casa con un mutuo a tasso variabile garantito dai miei genitori.
Ho fatto un figlio, il secondo non me lo posso permettere, mia moglie è a partita Iva come me. Il prezzo che pago è alto: ci sono giorni in cui precipito nel terrore perché può capitare che chiudano un cantiere, magari per la pioggia, e mi ritrovo a spasso.

2 La flessibilità per essere buona deve essere regolata e rappresentata.
Scontiamo un ritardo imperdonabile della politica e del sindacato che fanno sempre riferimento solo ai precari pubblici. Dire solo No al precariato significa escludere tutto quello che non è stabilizzazione. Cominciamo a dire Sì alla buona flessibilità. È una sfida che potrei accettare.

3 La proposta di Franceschini mi lascia fuori, non posso avere l’assegno perché non posso perdere un lavoro che non ho. Le tutele devono essere universali, per ogni cittadino onesto che paga le tasse. I lavoratori Alitalia hanno avuto la cig per 7 anni, eppure si è parlato solo di loro. Noi siamo 1
milione e mezzo di invisibili.

Storie di precari da L’Unità del 5 marzo 2009