cultura

“2009 – 2011. A voi in diretta il massacro Beni culturali”, di Vittorio Emiliani

Signori, si chiude. La Cultura, i Beni culturali, le Soprintendenze, la tutela del Belpaese, intendo. Mentre Obama investe, come misura anti-crisi, in cultura, Zapatero pure e Sarkozy alza a 500 milioni di euro i fondi per i restauri, Berlusconi e Tremonti tagliano le risorse ordinarie per i Beni culturali di 1 miliardo e 403 milioni di euro in tre anni (quest’anno si comincia con 498 milioni in meno). Al CIPE di venerdì l’ultimo schiaffo al fido Bondi (dato ormai in uscita dal Collegio Romano): neppure un euro ai Beni culturali dai fondi generosamente elargiti, sulla carta, ad opere grandi e meno grandi.

Nel contempo però parte, contro le Soprintendenze e i vari uffici ministeriali, una campagna strumentale sui residui passivi che ammonterebbero a meno di mezzo miliardo (in realtà sono pure di più, se non ci si ferma alle contabilità speciali), comunque risultano addirittura dimezzati rispetto a pochi anni or sono. Intento della campagna? Screditare Ministero dei beni culturali e tecnici che si lamentano dei tagli e non sono neanche buoni a spendere i fondi…

«Pura demagogia, una strumentalizzazione propagandistica», la definisce Paolo Leon, docente a Roma 3, uno dei rari economisti a conoscere a fondo i beni culturali. «Quei residui passivi fanno spesso parte di somme stanziate in passato, anni e anni fa, e che sono state già impegnate. Credo che ci siano ancora residui del Fondo investimenti occupazione e addirittura dei Giacimenti culturali di De Michelis…». Quindi roba di una ventina di anni or sono. «E comunque riguardano spese in conto capitale», chiarisce ancora Leon, «cantieri che ci mettono molto ad avviarsi e che vanno per le lunghe, ma che hanno generato opere, restauri, occupazione. Magari attingendo a leggi speciali di difficile utilizzazione». Mentre coi tagli odierni la mannaia cade sulla spesa corrente, quindi su quanto rimane del funzionamento quotidiano dell’Amministrazione, che risulterà sempre più inceppata anche sul versante dei lavori, dei restauri, degli appalti, ecc. Scriveva in modo competente nel luglio scorso Antonello Cherchi sul Sole 24 Ore: «Beninteso, non è certo con tali cifre che si può pensare di risolvere i problemi strutturali del ministero. Né, tantomeno, quelle disponibilità rendono giustificabili gli attuali tagli al budget ministeriale». Ineccepibile. Pur restando l’esigenza di rendere molto più funzionale la macchina senza depotenziarla in corsa.

IL QUADRO DEL DISASTRO

Mercoledì si è tenuto il primo Consiglio superiore del dopo-Settis e i vari direttori generali vi hanno rovesciato le loro doglianze. Ben riassunte in documento della Uil-Bac riassume. Francesco Prosperetti, direttore generale per la Qualità e la tutela del Paesaggio: «La consistenza delle risorse vede una drastica riduzione tra 2008 e 2009 del 46,34 %, con un abbattimento del 35,08 per la tutela e addirittura del 93,97 per la ricerca». Roberto Cecchi, Beni architettonici e storico-artistici: «Le risorse del 2009 non saranno sufficienti a ricoprire le spese legate al quotidiano funzionamento degli Istituti, delle Soprintendenze, e dei Musei». Stefano De Caro, Beni archeologici: «La riduzione dei fondi ha indotto già alcune Soprintendenze, nel corso del 2008, a rappresentare la necessità di ridurre alcuni servizi, fino a prefigurare la chiusura di alcune sedi», cioè di talune Soprintendenze, siti e musei archeologici.

Maurizio Fallace, Beni librari: «Indebolimento delle biblioteche pubbliche statali in tema di conservazione, preoccupazione per biblioteche dotate di autonomia come la Nazionale di Firenze e per il Centro per il Libro», a zero fondi. Luciano Scala: «La riduzione riguarda gli affitti di sedi di archivi e di Soprintendenze archivistiche, e gli investimenti?. Antonella Recchia, Formazione del personale: «Colpite le spese per formazione, aggiornamento e perfezionamento e la stessa Scuola di Oriolo Romano». Con la riduzione di questo capitolo fondamentale di spesa a 0,6 centesimi per dipendente. Elemosine.

Cominciano le intimazioni a pagare le bollette inevase pena il distacco della corrente elettrica: succede alla Soprintendenza di Lucca – racconta Gianfranco Cerasoli, segretario della Uil-Bac – debitrice per 90.000 euro che non ha in cassa. Presto negli uffici mancheranno i soldi per gli straordinari, per i telefoni, per la cancelleria, per i francobolli, per la carta delle fotocopie e per quella igienica nei bagni dei musei. Allegria. Mentre si parla a tutto spiano di «valorizzazione» turistica dei Musei. Mentre resta quanto meno opaca la gestione, separata e grassa, di Arcus. Mentre gira insistente la voce che si voglia commissariare, dopo Pompei e (decisione attesa da oltre un mese) dopo Roma e Ostia, Soprintendenze speciali con forti somme in cassa, anche Brera. Dove ad un esperto di recente acquisizione avrebbe dato, si sussurra, molto fastidio la vista dei ponteggi alzati per restaurare (finalmente) l’arioso cortile del Piermarini. Secondo lui, «disturbavano i turisti». Si commissariano le Soprintendenze, magari con personale della Protezione civile svilendole e svuotandole di funzioni. Mercoledì il Consiglio – convocato dal vice-presidente Antonio Paolucci, tuttora in carica – ha votato all’unanimità due mozioni: una per consentire alla Direzione generale per la Qualità e la tutela del Paesaggio di vivere; l’altra per condannare questi tagli feroci che mettono in pericolo la tutela e il funzionamento stesso dei beni culturali. Ma quanto servirà? O non occorrono azioni più incisive, anche contro questa strumentale polemica sui residui passivi?

L’Unità, 9 marzo 2009