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“Berlusconi attacca le Camere. Fini: sbagli, sei qualunquista”, di Natalia Lombardo

Frainteso. Sarebbe stato «frainteso » ancora un volta, Silvio Berlusconi, dopo aver scatenato l’ira di Gianfranco Fini che, in aula, dichiara: «Il presidente del Consiglio ha sbagliato». Non voleva dire che i parlamentari sono figuranti,ma solo che «serve una riforma perché i deputati sono solo lì per fare numero e votare con due dita emendamenti che non conoscono». Paroledette dal premier nell’entusiasmo di un brindisi tra la «monnezza» per l’inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra, ma che suonano come il fischio di una bomba, alla vigilia della fusione tra Forza Italia e An. Una gaffe che preoccupa anche i suoi, per la polemica pre-congressuale della quale «non si sentiva il bisogno» confessa Ignazio La Russa.
Una mossa studiata, invece, «per far capire a Fini che il padre della patria siede al Quirinale», spiega un fedelissimo di Berlusconi. Tanto per ribadire a Fini che critica il pensiero unico che non si monti la testa. E per avanzare di nuovo l’idea che votino solo i capigruppo. Ma nell’incontro già fissato con il presidente della Camera a Montecitorio alle cinque del pomeriggio si è ripetuto il copione della «ricucitura».
Ad Acerra, sotto il palco con maxischermo (proiettando «Annozero») che pare la prova generale di quello da concertone del congresso Pdl, Berlusconi (che persevera. «sono «più pallido di Obama») con un bicchiere in mano ha detto che «ci sono troppe procedure», bisogna «ammodernare lo Stato» e pure il Parlamento (aveva appena ricevuto i complimenti di Napolitano per l’inceneritore).
Poi l’attacco: «Adesso sei lì con due dita ad approvare tutto il giorno emendamenti di cui non sai nulla». Martedì ha votato (cosa rara) il federalismo con il sistema delle impronte voluto da Fini. Il premier spiega il suo «paradosso del capogruppo che vota per tutti, era per dire che gli altri sono lì non per partecipare ma per fare numero».

LA REAZIONE DI FINI IN AULA
La notizia vola a Roma, nell’aula della Camera. Il capogruppo Pd Antonello Soro chiede l’intervento del presidente e denuncia le «pulsioni autoritarie» del premier. Fini presiede e risponde: «È sbagliato irridere le regole della democrazia parlamentare, lo dirò con chiarezza al Presidente del Consiglio»; perché il Parlamento è un’istituzione essenziale, le regole devono essere rispettate da tutti, in primis dal capo del governo. Si possono certo cambiare ma non irridere ». E ancora, «non è vero che i deputati sono qui a fare numero» o a votare con due dita «emendamenti» ignoti. Il solo dirlo «alimenta qualunquismo», ha concluso applaudito da tutti i parlamentari offesi, anche quelli del Pdl. Prima dell’incontro con Fini, la smentita: «Cado dalle nuvole», fa lo gnorri il premier, ho solo detto che «gli emendamenti dovrebbero essere discussi e approvati in Commissione, mentre nell’Aula si dovrebbero effettuare la discussione e il voto finale su ogni legge, come accade in altri Paesi». Insomma, i deputati si diano da fare in commissione, poi zitti vota il capogruppo.

L’INCONTRO «CORDIALE»
Così alle cinque e un quarto Berlusconi nello studio del presidente al piano nobile di Montecitorio si trova davanti un Fini più gelido del solito e prova ad ammorbidire con le battute, dicono. Poi si profonde in «mi dispiace, c’è stato un misandestanding, io non volevo offendere il Parlamento». La questione è stata «risolta nei primi cinque minuti», racconta il ministro La Russa, presente insieme a Gianni Letta, «Berlusconi ha descritto come fosse preso dalla “bellezza” dell’impianto di Acerra e non voleva criticare l’istituzione parlamentare ». Ancora una volta «clima cordiale», dicono per gettare acqua sul fuoco, e cortesie promesse: oggi Gianfranco ascolterà Silvio alla Fiera di Roma, domani viceversa. Berlusconi si concederà, perché non seguirà tutto il congresso. I due hanno parlato poi degli organi di partito (An è già prosciugata dal25%di spese per il congresso da sette milioni).
L’opposizione non la fa passare liscia: dal Cile Franceschini commenta: «Qui i capi del governo si occupano della crisi e non passano le giornate a offendere i disoccupati e i parlamentari ». Dal Senato Anna Finocchiaro denuncia un incontenibile fastidio per le regole della democrazia da parte del premier».
Anche i deputati del Pdl protestano, Alessandra Mussolini improvvisa una «smorfia» (l’interpretazione napoletana dei numeri del Lotto), assegnando la cinquina 23-17-69-25-21. «Tu che numero sei? Io il 23…» chiede ai deputati del Pdl allibiti in Trasatlantico.

L’Unità, 27 marzo 2009