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“La parola al medico”, di Marco Cattaneo

Ogni giorno tra corsia, pronto soccorso e sala di rianimazione. Ogni giorno in trincea tra la vita e la morte, a combattere la seconda fin dove la scienza ha strumenti per farlo. E adesso, per legge, il Parlamento affida ai medici la responsabilità di applicare o non applicare la Dichiarazione anticipata di trattamento, quel surrogato di testamento biologico che è uscito dal voto del Senato giovedì 26 marzo. Il contrario di quanto accade in Gran Bretagna, dove è allo studio una norma che prevede la radiazione dall’albo del medico che non dovesse rispettare la volontà del paziente.

Invece in Italia i medici – ciascuno con le sue posizioni etiche e morali, le sue convinzioni religiose, il suo rigore deontologico – si trovano investiti del potere di violare la volontà del paziente. “Vogliamo lasciare al medico – ha sottolineato Gaetano Quagliariello, vice presidente dei senatori Pdl – un margine per poter intervenire a fronte di nuove evidenze scientifiche”.

Non è chiaro, naturalmente, di quali evidenze scientifiche si possa trattare, né vi è alcuna indicazione dei criteri sulla base dei quali al medico potrebbe essere concesso di protrarre inutilmente l’agonia di un paziente anche contro la sua volontà liberamente espressa e raccolta dal medico di famiglia.

È uno degli aspetti più controversi del testo promosso al Senato, fortemente criticato da due medici illustri, oltre che senatori: Ignazio Marino e Umberto Veronesi. Sarebbe opportuno, però, sapere che cosa ne pensano gli altri, i medici. Quelli che ogni giorno si troveranno ad affrontare il dramma dei pazienti e, magari, a dover decidere se dare o meno seguito alle loro volontà.

Per tutto questo, Repubblica.it lancia un appello. Cosa ne pensate, cosa fareste in una situazione del genere?
www.repubblica.it

28.03.09

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