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Dichiarazione di voto dell’On. Ghizzoni sull’ordine del giorno relativo a misure di sostegno per i precari della scuola

«Signor Presidente,
non stupisce l’invito al ritiro (che se non accolto si trasforma in un parere contrario) espresso dal Governo all’ordine del giorno n. 45 presentato dal PD a firma Fioroni e altri.
Questa decisione non coglierà di sorpresa nemmeno le migliaia di precari della scuola che sono al centro del nostro ordine del giorno e nei confronti dei quali il Governo ha previsto, già con la finanziaria estiva di Tremonti per il triennio 2009-2011, l’espulsione dalla scuola: per la precisione, 87.300 docenti e 44.500 tra amministrativi, tecnici e ausiliari (i cosiddetti ATA).
Un progetto insostenibile di depauperamento sistemantico del nostro sistema pubblico di istruzione.
E sebbene i documenti parlino asetticamente di “riduzioni di organico” tutti noi sappiamo che dietro a questi numeri ci sono persone in carne ed ossa, prevalentemente donne, sui 40 anni, il cui reddito è fondamentale per l’economia famigliare, professionisti che hanno istruito, cresciuto ed educato i nostri figli e che hanno svolto questo delicato compito mediamente per 10 anni senza alcuna certezza, sopperendo con competenza alla assenza di continuità didattica.
A queste migliaia di persone nel luglio scorso voi avete detto “non ci servite più”. E glielo avete ribadito con cinismo venerdì scorso con il decreto interministeriale sugli organici per il prossimo anno nel quale avete confermato il taglio di 42.102 posti di docenti e, ripeto, solo per il solo prossimo anno.
Una scellerata cura dimagrante imposta non per conseguire un migliore progetto didattico, che è completamente assente dai vostri piani, ma solo per far cassa sulle spalle della scuola pubblica, al contrario di quanto deciso da tutti gli altri Paese europei.
Con il nostro ordine del giorno chiediamo al Governo di compiere un passo indietro e di assumere un impegno di buon senso, tanto sotto il profilo didattico- educativo quanto occupazionale.
Un impegno teso a completare il piano di stabilizzazione dei precari della scuola avviato dal Governo Prodi e mai abrogato e, data l’inaudita e difficile congiuntura economica, a prevedere un’indennità di disoccupazione biennale al 60 per cento della retribuzione per il personale scolastico a cui non vedrà rinnovato l’incarico a partire dal prossimo anno scolastico.
Chiediamo insomma che si dia seguito alle parole pronunciate dal Presidente del Consiglio da Praga, che a proposito della situazione economica ha affermato: «Uno Stato quando c’è una crisi deve pensare prima di tutto ai suoi concittadini, …, perché la cosa più importante è che si mantenga la pace e la coesione sociale e che nessuno sia lasciato indietro».
Ma non è ipocrita lanciare rassicuranti appelli alla coesione sociale e prodursi in esortazioni al dovere di far fronte alla crisi e poi negare l’impegno del nostro ordine del giorno che va esattamente in quella direzione? Le parole di Berlusconi hanno fatto ben sperare, ma non ci si può limitare alle enunciazioni, bisogna agire.
E sia ben chiaro a tutti: noi non chiediamo alla scuola di fare da ammortizzatore sociale, chiediamo un impegno al Ministro e all’esecutivo per stabilizzare il personale necessario per un’offerta scolastica di qualità in grado di innovare i processi di apprendimento, per garantire la continuità didattica, per consentire a tutti gli studenti italiani il conseguimento delle competenze indispensabili ad affrontare consapevolmente il loro futuro, personale e professionale.
Si tratta di un obiettivo possibile, a fronte delle richieste delle famiglie che in modo inequivocabile nella scuola primaria si sono orientate per il tempo pieno e per il modulo a 30 ore e in considerazione delle numerose richieste di pensionamento e delle migliaia di posti in ruolo ancora vacanti (poiché il ministro Gelmini, a luglio scorso, ha assunto un contingente di docenti pari alla metà esatta dei posti previsti dalla Finanziaria 2007 e realmente vacanti).
Chiediamo anche una misura sociale, un impegno a non ignorare l’esistenza dei precari, della loro professionalità e dei loro diritti. Un impegno affinché alle migliaia di loro – almeno 30.000 stando a stime prudenziali – a cui non verrà rinnovato alcun incarico dal prossimo settembre sia concessa l’indennità di disoccupazione, per un periodo più lungo e per un assegno meno esiguo rispetto alle condizioni attuali.
Si tratta di un atto di equità e di giustizia sociale per persone che da anni lavorano nella scuola, contribuendo alla sua qualità, e che sull’impegno nella scuola hanno costruito la propria vita professionale e familiare.
Questi gli impegni espressi nel nostro ordine del giorno. Impegni degni di un paese civile. E il Governo è ancora in tempo per modificare il suo parere, per il futuro della scuola e la vita di tante famiglie.»

L’Odg (a firma Fioroni, Ghizzoni e altri) è stato respinto della maggioranza. Il testo dell’intervento è allegato agli atti della seduta d’Assemblea.

 

Di seguito il testo dell’ordine del giorno

La Camera,
premesso che:
il problema del precariato della scuola, oltre a impedire la continuità didattica, indispensabile nel processo educativo, mortifica il ruolo degli insegnanti poiché impedisce la certezza del lavoro e rappresenta un danno per il futuro professionale di tanti giovani;
l’articolo 64 della legge 133 del 21 agosto 2008, ha previsto un piano di riduzione di spesa pari a 7 miliardi 832 milioni di euro entro il 2012 e tagli agli organici del personale pari a 87.000 posti di docenti e 43.000 posti ATA;
in ottemperanza alla suddetta legge, dai recenti dati forniti dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, si evince che solo nel prossimo anno scolastico più di 30 mila unità, tra docenti e personale ausiliare tecnico amministrativo (Ata), rimarrà senza lavoro. Se tra questi si includono i docenti precari che hanno lavorato con contratti a breve termine chiamati direttamente dall’istituto i precari della scuola saranno ben 300 mila;
considerato che:
il Governo Prodi nel corso della XV legislatura ha approvato, attraverso le due leggi finanziarie, provvedimenti importanti, volti a risolvere il problema della precarietà degli insegnanti. Con la legge n. 296 del 2006 (finanziaria 2007), è stata autorizzata l’immissione in ruolo di 150.000 docenti e di 20 mila unità di personale tecnico ausiliare (Ata) nel triennio 2007, 2008 e 2009; con la successiva legge n. 244 del 2007 (finanziaria 2008), inoltre, si è prevista la stabilizzazione di circa 17 mila insegnanti di sostegno e di ulteriori 10 mila unità di personale tecnico ausiliare nel triennio 2008, 2009 e 2010;
il suddetto piano di assunzioni non risulta essere stato abrogato dall’attuale Governo,

impegna il Governo

a portare a compimento il piano di stabilizzazione, citato in premessa, avviato dal Governo Prodi e, considerata l’attuale e difficile congiuntura economica, ad adottare urgenti iniziative normative finalizzate a prevedere un’indennità di disoccupazione biennale per il personale scolastico che garantisca almeno il 60 per cento della retribuzione.
9/2187-A/45.Fioroni, Ghizzoni, Coscia, De Pasquale, De Torre, Pes, Siragusa, Rossa, Antonino Russo, Picierno, Levi.