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La politica salottiera

Nomine Rai si decidono tra pochi intimi… a casa Berlusconi!

immagine documento Il governo e la maggioranza si sono riuniti per chiudere la partita delle nomine Rai. Dove? In Commissione Vigilanza, alla Camera, al Senato o in un altro ufficio istituzionale? No a casa di Berlusconi. Beh certo non è proprio casa sua in quanto Palazzo Grazioli sarebbe la sede del presidente di Forza Italia e poco importa se il movimento azzurro e tricolore si è da poco sciolto in unico partito, il Pdl. Che confusione…

Quello che conta è che con il padrone di casa c’erano i ministri della Lega Roberto Maroni e Roberto Calderoli, il ministro del Pdl Andrea Ronchi, i vertici del partito alla Camera, Fabrizio Cicchitto e Italo Bocchino, il presidente dei senatori Maurizio Gasparri e i sottosegretari Aldo Brancher (Riforme) e Paolo Romani (Comunicazioni). Davanti ad un tea e a un pasticcino hanno (ha) deciso che l’attuale direttore del Tg5, Clemente J. Mimun dovrebbe passare alla guida del Tg1, mentre il direttore del Mattino, Mario Orfeo dovrebbe occupare la poltrona di direttore del Tg2.

I rumors danno il nome di Mauro Mazza come favorito alla direzione di Rai Uno. La Lega puntebbe su Antonio Marano per la carica di vicedirettore generale della Rai, mentre Piero Vigorelli viene dato al timone delle testate regionali e Antonio Preziosi resterebbe in pole position per la guida del Gr.

Dopo due ore di discussioni, il vertice casalingo si è concluso con tanti sorrisi e una sola voce a smentire quanto accaduto. “Abbiamo parlato di Abruzzo, della nuova cittadella che sarà costruita per gli sfollati e che resterà a disposizione della città, quando sarà finita l’emergenza”. Cosi’ il vice capogruppo Pdl alla Camera, Italo Bocchino si è affrettato a rispondere ai cronisti che chiedevano delle nomine Rai. Un po’ come rispondere: “Scusi sa che ore sono? Sì lo so!”.

“A Palazzo Grazioli si è appena conclusa una vera e propria esibizione del conflitto di interessi. Il Premier-proprietario di Mediaset convoca a casa sua i maggiori esponenti della maggioranza, più gli esperti in nomine Rai del Governo e del partito, per decidere chi guiderà reti e testate del servizio pubblico televisivo. Qualche anno fa Berlusconi, quando si parlava di Tv, usciva dalle riunioni del Governo, oggi le convoca nella sua casa privata. Siamo al disprezzo delle minime regole di decenza e di ogni parvenza di autonomia anche formale del vertice Rai. Che nel frattempo, infatti, si occupa di vignette”. Questo è stato il primo commento di Paolo Gentiloni, responsabile della Comunicazione del Pd.

Per Fabrizio Morri, membro della Commissione di Vigilanza Rai, “Berlusconi sembra aver deciso di disfarsi anche dell’ultima parvenza di discrezione e prudenza, che durante il suo precedente governo lo induceva, per salvare almeno le apparenze, a uscire dalla sala del Consiglio dei ministri in occasione di temi che toccavano il suo conflitto di interessi. In questa legislatura non ci sono più freni inibitori: di Rai si parla non a Palazzo Chigi, ma addirittura a via del Plebiscito. Evidentemente al premier non e’ bastata neppure la sbornia mediatica, fatta di bagni di folla, lacrime e abbracci, espressioni pensose da statista, garantitagli da quasi tutti i media e le testate in
occasione delle sue frequenti visite in Abruzzo”.

E poi si sveglia anche Antonio Di Pietro che prima, giustamente, afferma “non possiamo accettare che il Parlamento venga esautorato dalle sue funzioni e che le nomine vengano decise a casa del padrone di Mediaset. Quanto sta accadendo è una vergogna paragonabile solo a ciò che avviene nei Paesi a regime dittatoriale”. Poi, forse male informato, spara sul Pd colpevole di non aver criticato l’ennesima berlusconata e chiede: “Pd: da che parte vuoi stare? Seduto anche tu nel salotto del padrone o, con noi, a contrastare la dittatura di ritorno? Una cosa è certa: se il Pd non si sveglia su questo tema non c’è ragione di mantenere un’alleanza neanche per le prossime elezioni amministrative”.

Poi qualcuno gli fa notare che il suo sfogo è arrivato con ritardo – circa un’ora – rispetto alla denuncia fatta dal Pd in Commissione di Vigilanza Rai e anche Di Pietro si tranquillizza…

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