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“Napolitano: lo sprezzo delle regole rende più grave il bilancio”, di Marcella Ciarnelli

Il capo dello Stato esprime grande preoccupazione: comportamenti dettati dall’avidità, dalla sete di ricchezza e di potere, dal disprezzo per l’interesse generale.

Il capo dello Stato ha lanciato un duro monito contro il «disprezzo per il bene comune e per le regole» che emerge dalle inchieste sulla costruzione di tanti palazzi crollati con il terremoto in Abruzzo proprio mentre il premier, l’uomo del fare, invita a non perdere tempo con le scatoffie.
Il Presidente ha parlato anche di comportamenti «dettati dall’avidità, dalla sete di ricchezza e di potere, dal disprezzo per l’interesse generale e dall’ignoranza dei valori elementari di giustizia e solidarietà». La regione martoriata dal sisma, i suoi abitanti sottoposti ad una dura prova, sono nel cuore del Capo dello Stato. «Quando pensiamo all’Abruzzo, e soffriamo per le vittime dei danni provocati dal terremoto non possiamo non ritenere che anche qui abbia contato in modo pesante, abbiano contribuito alla gravità del danno e del dolore umano da esso provocato, anche questi comportamenti: sprezzo delle regole, disprezzo dell’interesse generale». Il bilancio di un evento certamente «naturale e imprevedibile» è stato così aggravato in modo straordinario.
Queste parole Giorgio Napolitano le ha pronunciate ricevendo a Castelporziano una delegazione di francescani, in occasione dell’ottocentesimo anniversario della fondazione dell’Ordine. accolti come coloro che «portano ovunque un messaggio di pace e di soldarietà, di cui oggi c’è più che mai bisogno, valori «che nel nostro Paese debbono essere continuamente rinnovati e trasmessi».
Si rivolge il presidente a chi le ferite del terremoto le ha vissute sulla propria pelle con il sisma che colpì l’Umbria, a chi ha fatto la scelta di stare dalla parte dell’umanità che soffre e subisce quel «disprezzo delle regole e dell’interesse generale» su cui il presidente ha puntato il dito. Fenomeni di «decadimento» che hanno portato a comportamenti che, dice Napolitano, posso essere individuati anche tra «le cause della crisi finanziaria mondiale.
Negli occhi e nel cuore il presidente Napolitano ha le tante storie drammatiche che gli sono state raccontate dagli scampati durante la sua visita in Abruzzo, prima tra le colpevoli macerie e poi al doloroso funerale collettivo. «Sono qui per dovere e per sentimento» disse in quelle occasioni il Presidente e ci tenne a ringraziare i volontari per quanto stavano e stanno facendo.
La dignità dei sopravvissuti, l’impegno della Protezione civile e del governo, ma anche la notazione, già a pochi giorni dal devastante terremoto, che responsabilità c’erano e andavano individuate in tempi brevi. «Nessuno è senza colpa, molti sono stati coinvolti nella costruzione dei palazzi crollati. E’ tempo di un esame di coscienza senza discriminanti e senza coloriture politiche, non per battersi il petto ma per capire cosa è indispensabile fare per evitare che questi fatti si ripetano e perchè si possa fare prevenzione,apprestando mezzi indispensabili perchè le case e gli edifici resistano».
Ed ieri il Presidente, a dimostrazione della sua vigile attenzione, ha parlato contro «il disprezzo delle regole e del bene comune» perchè non ci sia un altro Abruzzo.

“Berlusconi attacca i pm: le inchieste non servono”, di Claudia Fusani
Berlusconi alla settima conferenza stampa torna quello di sempre: esprime nervosismo, attacca i giudici, se la prende con le inchieste e la stampa che cercano la verità. Sui morti del terremoto.

«E ora basta riempire giornali e telegiornali con le inchieste. Pensiamo alla ricostruzione». Al suo settimo viaggio in terra terremotata il premier Berlusconi rompe il clima di unità nazionale, trascina il terremoto nel conflitto politico, indica i magistrati come un impiccio alla rinascita di L’Aquila e gli amministratori locali come eventuali responsabili di omessi controlli. Soprattutto si dimenticano in fretta i 295 morti uccisi dalle case crollate. «Certo – aggiunge il Presidente del Consiglio – se poi si scopre che un costruttore per risparmiare usa meno cemento e meno ferro, quello è un pazzo e un criminale. Ma in fondo il problema sono i controlli che sono mancati. E qui la responsabilità è degli amministratori locali. Che non sono della mia parte politica».

Fortissime polemiche
Parole che accendono subito la polemica. «Basta con gli insulti e con lo scaricabarile», replica secco il segretario del Pd Enrico Franceschini. Il presidente della Provincia Stefania Pezzopane (Pd) definisce “vergognose” le parole usate ed è «spaventata dal gioco di Berlusconi». Il sindaco Massimo Cialente, anche lui del Pd, lo accusa di fare «polemiche fuori posto visto che per dieci anni, fino al 2007, comune e provincia sono state governate da maggioranze di centrodestra».
Il procuratore Alfredo Rossini mantiene il tradizionale aplomb: «Non vedo proprio come le nostre inchieste possano intralciare la ricostruzione». Si ferma qua mentre il sostituto Picuti, squadra mobile e carabinieri continuano a sentire persone informate sui fatti. Una lista che conta ben 400 persone, tra cui molti costruttori e progettisti, e che sta innervosendo la potentissima lobby dei costruttori aquilani. Domani il salto di qualità: davanti agli investigatori sfileranno gli imprenditori. E non è detto che restino solo persone informate sui fatti. Intanto si arricchisce anche l’altro fascicolo d’inchiesta, quello dedicato alla sottovalutazione del danno. Rossini infatti ha acquisito la delibera di giunta e il telegramma (di cui l’Unità ha dato notizia il 16 aprile) con cui il sindaco Cialente il primo aprile aveva chiesto a Palazzo Chigi lo stato di emergenza dopo due mesi di scosse. Richiesta rimasta inevasa.
Divisa da sisma – girocollo blu e giacca blu – il premier è sceso un po’ dopo mezzogiorno dell’elicottero che lo ha portato a L’Aquila per la settima volta in dodici giorni. In agenda la visita al campo di Pianola, frazione del capoluogo, 500 persone, sessanta tende gestite dall’Arci. Protagonista assoluta della giornata, fino alla conferenza stampa del pomeriggio, era stata Melissa, 8 anni che per spiegato di voler fare la giornalista e per aver rassicurato il premier sul fatto di non essere “vecchio” si è ritrovata “assuntissima (sic)” sul campo come segretaria e addirittura portavoce.

Il terribile briefing
Poi il ritorno alla caserma della Finanza e il briefing con Bertolaso, i numeri (161 tendopoli, 40 mila sfollati, 7 mila tende), le promesse nate dalle domande delle persone (“ricostruiremo il 100 per cento delle case distrutte e lesionate”), le rassicurazioni (“i soldi ci sono, i 9 miliardi del fondo Letta, non ci saranno nuove tasse”), le “buone notizie”: «È inagibile solo una casa su quattro». Ma il dato è riferito a 4.659 sopralluoghi e tutti fuori dal centro storico ieri ulteriormente lesionato dopo la scossa del 3.8 di fine mattinata. Il premier racconta entusiasta il grande piano su cui ha lavorato tutta la notte con gli ingegneri: «Casette di 50 mq costruite con tecnologie avanzate e pronte in 5-6 mesi su piattaforme di calcestruzzo che poggiano su isolatori plastici elastici al terremoto». Una volta finita l’emergenza diventeranno un campus universitario.
Insomma, un grande piano di rinascita. Guastato da quella domanda sulle inchieste della magistratura. «Io non cerco il male comunque e ovunque, io sono antropologicamente diverso», replica stizzito il premier. Certo, «se qualcuno ha risparmiato su ferro e cemento è un criminale ma ho visto con i miei occhi case crollate perché costruite negli anni sessanta quando mezzi e metodi erano diversi da oggi». La lobby dei costruttori è salva. Quella dei magistrati visto che, come dice la famosa storiella, «solo delinquenti, magistrati e dentisti fanno del male ma i dentisti hanno imparato a fare l’anestesia».

da L’Unita, 19 aprile 2009