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“Auschwitz cade a pezzi. Il mondo salvi la memoria” di Andrea Tarquini

La drammatica lettera aperta del premier liberal ed europeista polacco, Donald Tusk, ha scosso il mondo: Auschwitz cade a pezzi, servono soldi per salvare il più grande tra i campi di sterminio dell’Olocausto, costruiti e gestiti nell’Europa occupata con spietata precisione industriale dal regime nazista per attuare la “Soluzione finale”, il genocidio del popolo ebraico.
Il governo tedesco è stato il primo a reagire: offre subito un mlione di euro. Ma se non si riuscirà a trovare al più presto una somma di almeno 120 milioni di euro, più poi tra i 6 e i 7 milioni di euro l’anno, non sarà possibile restaurare e tenere in piedi le famigerate baracche della morte, i forni crematori, la tristemente famosa rampa da cui migliaia di deportati, giunti su treni merci trasportati come bestie da ogni angolo dell’Europa occupata, arrivavano spintonati e percossi dalle Ss e spesso subito prescelti, tra chi era più forte e poteva essere un utile schiavo dell’industria militare, e i deboli, come donne vecchi e bambini, che non di rado finivano subito nelle “docce”, le camere a gas dove il Zyklone-B, il gas prodotto dalla IG Farben, li uccideva.

“È in gioco la memoria del mondo, è in gioco il ricordo che sapremo o non sapremo trasmettere alle giovani generazioni e a quelle che verranno, è in gioco il rispetto dei milioni e milioni di persone che finirono là, subirono i maltrattamenti più bestiali e furono bestialmente assassinati. Salvare la Memoria è dovere e responsabilità dell’intera Europa”, aggiunge il giovane premier che vincendo le elezioni nel 2007 salvò la Polonia dal nazionalpopulismo dei gemelli Kaczynski e la riportò nell’ambito dei paesi più impegnati e importanti nell’Unione europea.

Il suo ministro degli Esteri, Radoslaw “Radek” Sikorski, aggiunge: “Mi appello anch’io ai miei colleghi europei, è una scelta dovuta per tramandare il ricordo alle prossime generazioni”. E pochi giorni fa Serge Klarsfeld, il noto cacciatore di nazisti, ha dichiarato al Figaro che salvare Auschwitz come memoriale e monito è un dovere per la Memoria: se sparisse, sarebbe solo un regalo per i negazionisti, per chi nega cioè che l’Olocausto sia mai avvenuto.

Auschwitz, o meglio Auschtiwz-1, la parte più vecchia e più piccola col portale d’ingresso sormontato dalla sinistra scritta Arbeit macht frei, il lavoro rende liberi, e poi Auschwitz-2 o Birkenau, che sembra un’enorme industria, la catena di montaggio della morte, furono il più grande complesso costruito e gestito dai nazisti per eseguire l’Olocausto. Oltre 1,1 milioni di ebrei vi furono assassinati, insieme a soldati sovietici, rom, omosessuali, resistenti polacchi e d’ogni dove, e oppositori.

La Repubblica, marzo 2009