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“Laureati, l´Italia maglia nera in Europa”, di Salvo Intravaia

Italia in fondo alla classifica per numero di giovani laureati. Il responso arriva da Eurostat, l´ufficio statistico della Commissione europea, che in tema di lauree assegna anche la maglia nera ai giovani uomini italiani.

Ma non solo: la probabilità di conseguire i più alti livelli di istruzione, in Italia, è ancora fortemente legata alle condizioni della famiglia di provenienza. I giovani che vivono in contesti familiari contrassegnati da un livello di formazione basso hanno una probabilità nettamente inferiore di raggiungere l´agognato titolo rispetto a coloro che vivono in famiglie con genitori laureati. Insomma: l´ascensore sociale del nostro Paese sembra proprio bloccato.

L´Italia, nell´Unione europea a 27 paesi, per numero di giovani laureati si colloca alle ultime posizioni. Tra i connazionali di età compresa fra i 25 e i 34 anni, soltanto 19 italiani su 100 risultano in possesso di un diploma di laurea. La media europea si colloca attorno al 30 per cento, con Paesi come Francia, Spagna, Danimarca, Svezia e Regno Unito attorno al 40 per cento. Soltanto Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia fanno peggio di noi.

Ma a tirare in fondo alla classifica il Belpaese sono gli uomini che si beccano la maglia nera. In Italia si contano poco meno di 15 giovani laureati maschi, contro le 23 donne, su 100. A Cipro sono 42 su 100 i giovani uomini laureati. La situazione è bloccata proprio a livello sociale. I laureati fra i 25 e i 34 anni che provengono da famiglie “a basso livello di formazione”, in Italia, sono soltanto il 9 per cento: un dato che colloca il nostro Paese al livello di Lettonia e Polonia.

Il tasso schizza al 60 per cento se passiamo a famiglie in cui i genitori sono in possesso della laurea. In buona sostanza, in Italia, i figli dei cittadini più istruiti hanno una probabilità sette volte superiore di raggiungere la laurea rispetto ai coetanei che vivono in contesti più deprivati.

Nei Paesi europei più sviluppati, probabilmente a causa di un sistema di istruzione e formazione più attento ad attenuare le differenze sociali di partenza, questa sperequazione tra “ricchi e poveri di cultura” è di parecchio attenuata.

Nel Regno Unito la probabilità di tagliare il traguardo più lontano dell´istruzione è doppia per i figli dei laureati. Gap che aumenta a due volte e mezzo in Francia e Spagna. L´impietoso quadro del nostro Paese, che ha ripercussioni negative in campo sociale ed economico, emerge dall´ultimo rapporto pubblicato da Eurostat il 28 aprile, dal titolo “Il processo di Bologna nell´educazione universitaria: indicatori chiave della dimensione sociale e della mobilità”. E lascia intravedere la necessità di una riforma del sistema universitario e in genere dei sistemi di istruzione nazionali.

Il cosiddetto “processo di Bologna”, avviato nel 1999, è un percorso di riforma a carattere europeo che si propone di realizzare entro il 2010 uno “spazio europeo dell´istruzione universitaria”. Tra i diversi scopi c´è quello di allargare le possibilità di accesso all´istruzione universitaria per i cittadini europei a fini sociali e occupazionali.

«L´istruzione universitaria – si legge nel rapporto – gioca un ruolo determinante per ottenere un impiego». Anche «le differenze di retribuzione dipendono soprattutto dal livello di istruzione: coloro che sono in possesso di un livello di istruzione superiore guadagnano in media il doppio dei lavoratori con un livello di istruzione debole». L´insegnamento universitario, inoltre, «gioca un ruolo chiave nell´apprendimento lungo tutto l´arco della vita», condizione necessaria ai futuri lavoratori per cambiare lavoro.

La Repubblica, 4 maggio 2009