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“Tremonti cerca aiuto nell’opposizione per lo scudo fiscale”, di Bianca Di Giovanni

Tensioni con Berlusconi sulle coperture per il terremoto il ministro tenta di trovare una sponda fuori dal governo.
È stato un reato di “immagine lesa”, quello di Giulio Tremonti sul terremoto. “Io ho fatto tanto per mostrare un governo efficiente, con un intervento-lampo della protezione civile e una ricostruzione in tempi certi, e tu hai trovato coperture che arrivano al 2033”. Questo avrebbe detto Silvio Berlusconi al suo fedelissimo ministro dell’Economia. Il quale – si sa – non ha un carattere facile: magari è propenso a minacciare di andarsene, di lasciare tutta l’”armata” del Popolo delle libertà al suo destino. Alta tensione. Ma di qui a passare ai fatti, ad una plateale dimissione del “pivot” dei conti pubblici, ce ne corre. “E chi ci mette al suo posto, Noemi?”, si sussurra nei corridoi della Ragioneria, riversando fiumi di ironia velenosa su Palazzo Chigi.
Come dire: Tremonti oggi è insostituibile. E questo per diverse ragioni. Non ultima, la carta che si appresta a calare per vincere la partita sui conti: lo scudo fiscale. Il ministro sta preparando l’ennesima sanatoria per gli Evasori (quelli con la maiuscola, non certo le piccole partite Iva) da settimane. Filtrano indiscrezioni à-go-go, circondate da mezze smentite, e mezze conferme. Insomma, sulla questione fiscale è nebbia fitta. Il fatto è che stavolta il ministro non vuole metterci la faccia da solo. La scelta dovrà ricadere un po’ sull’Europa, un po’ sugli istituti internazionali, e per il resto anche sull’opposizione. Anche in questo caso, come per Berlusconi sul terremoto, c’è un’immagine da difendere: quella del tutore assoluto dei risparmiatori. Vai a spiegare ai “bot people” che si ha un occhio di riguardo per scaltri finanzieri, per malavitosi e riciclatori. Sono loro che esportano capitali nei paradisi del fisco: e saranno loro a incassare lo sconto con l’erario attraverso lo scudo.
Se ne parla da settimane, ma il provvedimento ancora non si vede. Ma l’attesa non inganni: il ministro non è titubante. Sta solo preparando il terreno. Deve costruire l’idea che la lotta ai paradisi e agli “imbrogli” della finanza è in fase avanzata. Per questo prepara “legal standard” e quant’altro. Ma soprattutto cerca l’appoggio bipartisan della politica italiana. Pare che stia contattando esponenti dell’opposizione (Udc e Pd in particolare) per ottenere il loro via libera. Il discorso è semplice e convincente: appoggiatemi e io vi darò quello che vi serve. Come dire: in un solo colpo ciascuno di noi risolverà il suo problema. Io quello dei conti (che vanno rimessi in ordine, visto che deficit e debito sono in rapida risalita), voi magari quello di alcuni vostri collegi. Il tutto coperto dalla nobile causa del terremoto. La tragedia dell’Aquila utilizzata per aprire un varco su quella che sembra l’unica vera fonte di guadagno facile: uno sconto agli evasori e amen. Tanto più che in Europa ci stanno pensando altri. Se poi gli altri Paesi faranno pagare di più e vieteranno l’anonimato, poco importa: in Italia a queste cose ormai non fa più caso nessuno.
Portata a termine questa operazione, Tremonti potrà restare seduto sul suo scranno assolutamente indisturbato. Di lì potrà raccontare che la crisi è tutta colpa dei banchieri e magari di Bankitalia, che l’Europa sta peggio dell’Italia, che i crac Cirio, Parmalat e Argentina sono colpa della “sinistra amica dei banchieri”, mentre il suo governo cancella la class action, fa pagare i “buchi” della finanza creativa ai contribuenti e concede sconti inverosimili agli evasori. E stavolta non ci sarà più neanche An a chiedergli di sloggiare, come aveva fatto Fini nella passata legislatura. Perchè? Semplice: An non esiste più, e Fini è più isolato di lui.
L’Unità del 13 maggio 2009