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“Le ombre di una ricostruzione calata dall’alto”, di Vittorio Emiliani

Silvio Berlusconi si è divertito un mondo a Sharm-el-Sheik osannato dagli italiani in vacanza sul Mar Rosso. Del resto in patria tutto andava benissimo (secondo lui). Persino nel terremotato Abruzzo sul quale ha snocciolato a “Porta a Porta” cifre del tutto rassicuranti, senza che nessuno potesse contraddirlo. Lui, imperatore, e Bertolaso, suo proconsole delle Emergenze, hanno in mano la situazione degli aiuti e della ricostruzione che sarà (prima sciocchezza demagogica) “molto rapida”. Invece le cose non stanno propriamente così, nonostante gli osanna ammirati di giornali inginocchiati e di televisioni sdraiate ai suoi piedi.

Le tendopoli
Si sta passando, sotto le tende, dal freddo ancora invernale (specie di notte) ad un caldo già estivo. La soluzione dei container è stata giustamente scartata. Ma, grazie alle ubbìe del premier, si è perso tempo a discutere di “new town” o di Aquila 2 (clonata dalla prediletta Milano 2) promessa nel termine di pochi mesi, figuriamoci, e poi seccamente disconosciuta. «La casa è un miraggio, prefabbricati inevitabili» – ha suggerito un ex commissario di lungo corso, Giuseppe Zamberletti. Solide case in legno, ben riscaldabili d’inverno, sperimentate positivamente fra Umbria e Marche. Le stesse offerte, in un centinaio di esemplari, dalla Provincia di Trento. Senza perdere altro tempo in vecchie/nuove fanfaronate. Bisogna fare presto. La convivenza di tanta gente in una stessa tenda non può essere protratta a lungo: è già ora una tortura psicologica. Lo ha più volte fatto notare il sindaco dell’Aquila, attento e presente, Massimo Cialente, il primo a criticare l’idea della “New Aquila” berlusconiana che avrebbe abbandonato la città storica a spettrale maceria senza futuro.

Certo, bisogna che le case in legno, o quelle avveniristiche promesse dal prof. Calvi di Pavia, non sorgano – come invece sta avvenendo per le prime – in ordine sparso in zone del tutto agricole deteriorandole stabilmente. Bisogna pianificarle in forma di villaggi attrezzati, pur considerandole, ovviamente, provvisorie. Il 1° maggio Berlusconi ha affermato che le aree dove montare i prefabbricati per 13.000 persone sono state già individuate. Peccato che i sindaci delle zone interessate non ne sapessero assolutamente niente. A riprova che tutto, in questa emergenza abruzzese, viene fatto calare dall’alto. Funzionalmente un sistema pessimo, oltre che anti-democratico.

I finanziamenti
I soldi previsti dal decreto 39/09 del governo Berlusconi erano in origine decisamente pochi e per giunta dilazionati negli anni. I 150.000 euro a fondo perduto per la ricostruzione della prima casa verranno attivati con una ordinanza a parte, ma “Sono un niente”, ha seccamente commentato l’attiva e coraggiosa presidente della Provincia dell’Aquila, Stefania Pezzopane, a fronte degli edifici distrutti del centro storico dell’Aquila e di alcuni borghi come Onna. Gli amministratori abruzzesi chiedono di avere coperti al 100 per cento i costi (come accadde in Umbria e nelle Marche) per le prime e anche per le seconde case. Il PD, col suo segretario Dario Franceschini ha battuto e ribattuto sulla richiesta e finalmente, ieri, il governo ha dovuto cambiare il decreto coprendo (ancora non si sa come però) il 100 per cento dei costi di ricostruzione. Una bella vittoria per l’opposizione.

Fintecna
Un ruolo allarmante sta però assumendo la sempre più potente Finanziaria pubblica, totalmente controllata dal Ministero dell’Economia. Nel dicembre 2006 è stata creata Fintecna Immobiliare che ha incorporato le attività di quel tipo. Presieduta da Maurizio Prato, ex Ad di Alitalia, vice-presidenti Corrado Crialese e Vincenzo Dettori (già presidente di Fintecna, poltrone che vanno e che vengono). L’attività di Fintecna è consistita nella gestione e nella vendita del patrimonio immobiliare pubblico. Secondo il decreto 39/09 del governo, la società dovrà occuparsi dei contratti di finanziamento fra lo Stato e i privati per il recupero delle case lesionate o distrutte dal terremoto. Fintecna potrà subentrare ai proprietari indebitati «con la contestuale cessione ad essa dei diritti di proprietà» e del mutuo acceso. Il ministro Tremonti giura che la norma non è stata «pensata per fare acquisizioni di abitazioni nelle zone abruzzesi colpite dal terremoto». Negli aquilani si insinua però il sospetto che si voglia, in un futuro non lontano, acquisire a prezzi stracciati una bella fetta della città antica per poi privatizzarla rivendendola a soggetti decisamente abbienti. Più di un amministratore fa notare che la mega-finanziaria pubblica “diventerà padrona assoluta del centro storico con conseguenze speculative immaginabili”.

L’Unità, 14 maggio 2009