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L’Europa che convince

“La crisi economica che ha investito l’Europa pone un obiettivo di archiviare al più presto l’ideologia che l’ha sorretta, ovvero quella di mercati in grado di autoregolarsi e di una globalizzazione all’insegna delle disuguaglianze e dell’assenza di regole.

La crisi ha dimostrato l’importanza, di fronte ad un mondo sempre più complesso, incerto ed imprevedibile, di avere una ‘casa europea’. Senza una forte integrazione ed una moneta unica l’impatto della crisi sulle nostre società ed economie sarebbe stato ben più drammatico. Se si fosse dato ascolto alla destra ostile all’euro e che contrastava l’integrazione, l’Italia si sarebbe trovata in balia della crisi senza interlocutori né mezzi per trovare una risposta coerente”.

Questo è solo un breve stralcio del programma politico del Pd per le prossime elezioni europee del 6 e 7 giugno, presentato oggi alla stampa dal segretario Dario Franceschini.

Il Pd sarà in prima linea per “reimpugnare la bandiera” dell’europeismo. Per il leader del Pd occorre “risvegliare la vocazione europeista degli italiani”. In Italia “è una cosa rara che un partito presenti il programma per le elezioni europee, ma normale all’estero”, ha ricordato. “E’ indubbio che le elezioni abbiano anche un significato politico ma noi vogliamo che restino accesi i riflettori sul tema Europa”.

Per queste ragioni “abbiamo candidato persone che resteranno in Europa” ha ribadito Franceschini e questo dovrà essere “un argomento centrale della campagna elettorale”. “Ci sarà’ un motivo se in nessun altro Paese europeo un capo di governo si presenta per occupare
un posto in cui non resterà. Perché dobbiamo sempre essere anomali nella furbizia e nel trucco?”.

Per il leader del Partito Democratico il concetto di centralità dell’Europa è di fondamentale importanza.”Tra i ragazzi la dimensione è ‘Noi siamo europei’ e non italiani o francesi. Tra i giovani c’è un’identità che è già più avanti”.

”Il mercato – ha concluso Franceschini è molto più veloce delle sue classi dirigenti. Si è fatta un’intera campagna elettorale sull’italianità di Alitalia non capendo che con altre soluzioni saremmo nella prima compagnia europea. Poi però c’è l’orgoglio per operazioni come Fiat-Opel…”.

Questi i punti principali del programma del Pd:

1. Rilanciare la crescita e l’integrazione interna
Quello di cui ha bisogno l’Europa è l’ avvio di una politica europea di investimenti per lo sviluppo e di un più forte coordinamento delle politiche economiche e delle misure di stimolo all’economia.

Le vie da percorrere sono le seguenti:
l’adozione da parte della Commissione di un documento di programmazione economica e finanziarial
a modifica del Patto di stabilità e di crescita per scorporare dal calcolo del deficit le spese per investimenti in infrastrutture e attività di ricerca (certificati nella loro rilevanza europea dalla Banca Europea degli Investimenti);
la revisione e un adeguamento del bilancio comunitario alle sfide che l’Unione deve affrontare: un bilancio che renda possibili investimenti da concentrare nel campo della ricerca, della formazione superiore, dell’innovazione tecnologica;
la emissione di titoli del debito pubblico europeo per finanziare grandi investimenti a favore della crescita. L’obiettivo è consentire ai paesi europei ad un tempo il rafforzamento delle infrastrutture materiali e immateriali e l’innalzamento dei livelli di ricerca scientifica e tecnologica in accordo con il perseguimento della Strategia di Lisbona;
un forte sistema di regolazione e supervisione finanziaria e bancaria, integrato con la Bce e con gli Enti nazionali, per esercitare un efficace controllo ai vari livelli incluso quello sugli attori finanziari che operano su scala continentale;
limiti sulle retribuzioni e sui bonus dei dirigenti in modo che i loro compensi non prescindano dai risultati e nuove regole per prevenire conflitti d’interesse.

2. Nuove politiche redistributive
Mettere a regime e rafforzare il Fondo costituito per sostenere i lavoratori e le imprese colpite dalla concorrenza internazionale: è necessario un finanziamento adeguato se si vuole che il Fondo dia un sostegno effettivo e non si riduca ad interventi simbolici.
Adottare ammortizzatori sociali universali, del reddito minimo e dei sostegni ai bassi salari. Si tratta di misure di grande attualità e che danno un senso concreto all’Europa sociale.
Promuovere politiche comuni per la buona occupazione, specie dei gruppi più deboli sul mercato del lavoro, riducendo le diseguaglianze sociali nei paesi dell’Unione.

3. Un’Europa protagonista della “green economy”
La Comunità europea era nata anche per l’energia, quella spinta iniziale va rinnovata.
Per l’Italia si tratta di recuperare un ritardo accumulato negli anni di governo del centrodestra, che aveva nell’amministrazione Bush l’unico partner occidentale affine in atteggiamenti scettici e persino negazionisti.

La sfida dell’ambiente si incrocia poi in particolare in Italia con quella dell’innovazione e della qualità, fondamentali per la competitività della nostra economia e vede nella vitalità delle nostre imprese un’importante strumento.
4. Un’Europa più vicina alle nuove generazioni
Istruzione, innovazione, mobilità sono alla base di una cittadinanza europea attiva. Questo comporta maggiori sostegni per quelle azioni e quei programmi come Erasmus che contribuiscono a creare una cittadinanza europea autentica e vissuta. Erasmus deve diventare obbligatorio in tutte le università.
La mobilità va estesa oltre l’università, sviluppando programmi Erasmus dei funzionari, degli imprenditori, degli insegnanti. Va inoltre promossa nei paesi membri “una educazione civica europea”
perché si impari da piccoli a vivere e riconoscersi come cittadini europei. Importante sarebbe lanciare un programma per un Servizio civile europeo.

5. Un uguaglianza di genere
Aspetto essenziale del programma europeo dei democratici è l’impegno per realizzare l’uguaglianza di genere in Italia e in Europa. Le donne in media guadagnano ancora il 15% in meno degli uomini a parità di lavoro ed è molto più frequente che siano disoccupate, emarginate dal mercato del lavoro per mancanza di posti di lavoro adeguati, o siano impegnate in lavori sottopagati o di basso livello o a tempo parziale.

Proponiamo di creare una Carta europea dei diritti delle donne in tutta l’Unione Europea e per promuovere meccanismi che garantiscano l’uguaglianza di genere in tutti gli aspetti della vita sociale, economica e politica.

6. Contribuire alla definizione di nuove regole della finanza internazionale
Una efficace regolazione pubblica è necessaria per il buon andamento dei mercati finanziari. Quindi nuove regole per:
rinsaldare la coerenza della sua azione esterna unificando la rappresentanza delle sue posizioni nelle istituzioni globali, dalle Nazioni Unite, al G8, alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale, fino ad arrivare ad avere una voce unica in molte di queste istituzioni. ndispensabile, in ogni caso, è unificare la rappresentanza internazionale della zona euro
promuovere la ripresa e la conclusione positiva del negoziato multilaterale sul commercio. L’Europa ricaverebbe solo svantaggi da un indebolimento dell’Organizzazione mondiale del commercio e delle sue regole multilaterali.

7. Tutelare il nostro tessuto agricolo

Occorre incrementare il protagonismo internazionale della nostra offerta alimentare. Obiettivo primario è continuare nella valorizzazione del nostro patrimonio di qualità, tradizioni e legami con il territorio. Il Partito democratico è impegnato nella ricerca di soluzioni che preservino e accrescano un patrimonio economico, sociale e ambientale di straordinaria importanza come quello agricolo, anche nell’ottica del processo di partenariato mediterraneo, per fare del Mezzogiorno d’Italia una piattaforma di valorizzazione dell’intera offerta alimentare mediterranea.

8. Governare il fenomeno migratorio
L’immigrazione è una sfida di carattere economico, sociale e culturale di tale portata da richiedere politiche di ampio respiro e soprattutto una gestione comunitaria e non unilaterale della questione.
La cooperazione europea è essenziale per governare il fenomeno migratorio e promuovere una giusta e responsabile politica rispondente ai bisogni economici dell’Europa e rispettosa dei diritti degli immigrati. Una politica che sia percepita dai cittadini come un’opportunità e non una sfida alla loro sicurezza.

L’immigrazione legale e controllata è la più efficiente forma di contrasto all’immigrazione clandestina. La risposta non è nei ghetti o nella xenofobia ma in politiche che combattano severamente l’immigrazione clandestina, il lavoro nero, il traffico di esseri umani e assicurino l’integrazione. Ciò che ha iniziato a fare l’Europa in questo campo va nella direzione giusta ma è ancora troppo poco. Non si può delegare il controllo delle frontiere esterne dell’Unione e la politica degli accordi internazionali (gli strumenti più efficaci) solo agli Stati membri.
Occorre una comune politica di controllo delle frontiere esterne dell’Unione e vanno stipulati da parte dell’Unione Europea accordi di cooperazione e riammissione con i paesi extra europei;
va impostata una politica di integrazione fondata sul rispetto dei doveri e sul progressivo riconoscimento di diritti di partecipazione, rappresentanza e cittadinanza;
va sostenuta una politica comune sull’asilo basata su regole giuste e condivise dai paesi membri dell’Unione per coloro che fuggono da regimi tirannici e da persecuzioni.

9. Contrastare il crimine e il terrorismo
Più sicurezza per i cittadini europei significa anche più cooperazione contro il crimine organizzato e il terrorismo. La libera circolazione dei cittadini europei attraverso il sistema di Schengen è una della più importanti realizzazioni europee: non va rimessa in discussione ma va efficacemente garantita attraverso una più forte cooperazione delle autorità giudiziarie e delle forze di polizia e di sicurezza europee.

La difesa rigida delle competenze nazionali in materia di sicurezza è una forma di miopia che riduce la risposta alla domanda di sicurezza dei cittadini. Ecco perché occorre:
consolidare la cooperazione delle forze giudiziarie e di polizia degli stati membri al fine di combattere e prevenire la criminalità organizzata, le minacce alla vita e alle libertà dei cittadini;
rafforzare energicamente l’Europol, perché diventi presto una vera e propria Polizia Europea, in grado di contrastare efficacemente le grandi multinazionali del crimine e irrobustire Eurojust e lo spazio giudiziario europeo;
individuare, nella lotta terrorismo, che resta una grave minaccia, più efficaci forme di collaborazione tra le intelligence dei Paesi europei, sino ad un coordinamento stabile sul modello di Europol, dove scambiare informazioni, compiere analisi condivise, promuovere iniziative di prevenzione.

10. Dare maggiore consistenza e coerenza all’azione internazionale dell’Unione e costruire una politica di sicurezza e difesa europea

L’Unione europea deve essere sempre di più protagonista nel promuovere la pace, la prevenzione e la risoluzione dei conflitti. Per il nostro paese è essenziale costruire una effettiva Unione euromediterranea basata sui principi di cooperazione e solidarietà regionale.

Far sì che il nuovo multipolarismo rafforzi e non indebolisca la cooperazione. L’Unione europea dovrà aumentare gli sforzi per sradicare la povertà nei paesi in via di sviluppo. La nuova legislatura europea 2009/2014 coincide con il tempo rimanente per la realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite. Occorre mettere in campo oltre ai programmi di aiuto dell’Unione già esistenti, fonti ulteriori di finanziamento allocando almeno lo 0,7 del prodotto nazionale lordo alla politica di sviluppo e realizzando i programmi in modo più coordinato, efficace e mirato.

A.Dra www.partitodemocratico.it