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“Il premier e la sindrome dell’anatra zoppa: disegno contro di me”, di Francesco Verderami

Il sorriso negli ultimi tempi Berlusconi lo indossa solo nelle occasioni pubbliche, e anche in quei casi la maschera a volte cede. D`altronde non è facile celare l`inquietudine-per chi si sente «vittima di un disegno costruito a tavolino» che ha l`obiettivo di indebolirlo, fiaccarlo e infine isolarlo, per trasformarlo in un`anatra zoppa, in un leader cioè senza più leadership, in un premier senza più potere, in attesa di essere sostituito.
E un`ossessione che non lo lascia più, anzi che è proprio il Cavaliere ad alimentare giorno dopo giorno, andando alla ricerca di riscontri che convalidino la tesi.
Perché è vero che nel Palazzo e nelle urne non c`è al momento la possibilità di scalfire la sua forza: non ci sono i numeri in Parlamento per un ribaltone, nè c`è un`opposizione in grado di rimontarlo nei consensi, «e siccome non riescono a colpirmi politicamente, stanno tentando altre strade». Il punto è che il suo tallone è ben in mostra, le vicissitudini personali hanno allargato l`area del bersaglio. Lo descrivono «assai irrequieto e angosciato», convinto com`è che «siamo solo ai preliminari»: il colpo semmai – ecco il motivo del suo stato d`animo – lo attende dopo le elezioni, a ridosso del G8.
In questa sindrome che lo attanaglia, Berlusconi intravede una sinistra coincidenza a sostegno delle sue congetture: nel`94, al vertice di Napoli, fu l`avviso di garanzia del pool di Mani Pulite a destabilizzarlo; stavolta – siccome nemmeno il caso Mills sembra produrre quegli effetti – teme ci proveranno «con la spazzatura». Se accadesse, sarebbe un terremoto. Raccontano che finora il premier non sarebbe riuscito a capire da dove stia arrivando l`attacco: scartata l`ipotesi dell`opposizione e dei giornali, «terminali» a suo dire del disegno, lascia aperta la pista della magistratura, della finanza italiana e persino di lobby internazionali.
Ancora ieri – dopo l`ennesima offensiva contro il «Parlamento pletorico» e le «toghe rosse» – ha confidato di non aver paura di manovre di Palazzo: Non è un caso se nei giorni scorsi Gianni Letta si è mosso con riservatezza e cautela nei panni dell`ambasciatore: ha avuto colloqui con Carlo De Benedetti, editore del gruppo Repubblica-L`Espresso, e con importanti banchieri. E non è un caso se ieri a Confindustria si è avvertito il gelo del premier con pezzi del gotha imprenditoriale, se De Benedetti ha stretto le mani di (quasi) tutti i ministri senza mai incrociare il Cavaliere.
Difficile capire se Letta coltivi la stessa sindrome, di certo è preoccupato, perché convinto che «la campagna di aggressione», unita alla campagna mediatica, non si arresterà. Di più. Teme che stavolta non sarà come ai tempi del «caso Saccà», quando da un`inchiesta della Procura di Napoli emersero le intercettazioni tra il dirigente Rai e il premier su alcune attrici. «Stavolta il tentativo per colpire Berlusconi sarebbe stato perfezionato, costruito meglio», sussurra un autorevole ministro. E non è facile spiegare al Cavaliere che non può andare in pizzeria come uno qualunque o mostrarsi disponibile con chiunque. Nei giorni in cui tutto ebbe inizio, Berlusconi urlò ad alcuni suoi consiglieri: «Non sono tenuto a dirvi sempre dove vado e cosa faccio. Non faccio nulla di male nella mia vita».
Ma è proprio lì che l`opposizione si prepara a mirare. Finora il Pd ha tenuto separato lo scontro politico dalle faccende private del premier, ma ora i Democratici stanno raccogliendo le firme alla Camera per un`interpellanza urgente al Cavaliere, perché risponda «direttamente» ad alcune domande: «Quando e come ha conosciuto Benedetto Letizia»? «Qual è la natura dei rapporti con lui»? «Conosce le copiose proprietà immobiliari della famiglia Letizia»? «Qual è la natura dei rapporti con Noemi che conosce da quando era minorenne»? «Dopo quanto affermato da Veronica Lario, ci sono altre minorenni che incontra o “alleva”»? E «quali sono le sue condizioni di salute». Tutto ciò – è scritto nel testo – per fare «chiarezza» su una vicenda che «rischia di danneggiare l`Italia e le sue istituzioni a livello internazionale», anche perché siamo «alla vigilia del G8»…

Il Corriere della Sera, 22 maggio 2009