cultura, partito democratico

Beni culturali, Pd: regolamento Bondi mette a rischio bellezza dell’Italia

Ghizzoni (Pd): maggioranza si spacca su riorganizzazione Mibac
“La bellezza dell’Italia è a rischio: lo temevamo quando il governo cominciò a parlare del decreto casa, ne abbiamo avuto la conferma oggi con l’approvazione del nuovo regolamento di riorganizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali”. Lo denunciano i deputati del Pd membri della Commissione Cultura, dove stamattina si è consumato uno strappo nella stessa maggioranza: dopo un’ora e mezza di discussione interna a porte chiuse, infatti, il capogruppo Pdl Fabio Granata ha rimesso il suo mandato di relatore e la leghista Paola Goisis ha manifestato pubblicamente la propria insoddisfazione, annunciando un voto favorevole “solo per disciplina di alleanza”. Altri deputati provenienti da An hanno manifestato, nel corso del dibattito, la propria “sofferenza”; la stessa presidente della Commissione, Valentina Aprea, non ha nascosto “perplessità”, rimettendosi alla fiducia nel ministro Bondi, che ha ammesso una propria “sconfitta personale, su cui sarà necessario riflettere”.
“Lo smantellamento della Direzione generale per la qualità e la tutela del paesaggio – spiega la capogruppo del Pd, Manuela Ghizzoni – e la creazione di quella per la valorizzazione non sono le azioni di cui necessita il nostro patrimonio culturale. Servirebbero risorse umane e finanziarie, chiarezza di competenze, decisioni non burocratizzate, collegamento fra direzioni centrali e periferiche; eppure, di tutto ciò nelle proposte del governo non c’è traccia”. “Con la riorganizzazione del Ministero – concludono i deputati democratici – si perde anche un’occasione per stabilizzare e tutelare i lavoratori del settore: la maggioranza ha infatti bocciato la nostra proposta di riconoscere e regolamentare i profili professionali dei beni culturali”.

De Biasi (Pd): riforma Mibac inadeguata, è un tuffo nel passato

“La riorganizzazione del Mibac proposta da Bondi è inadeguata, presenta seri rischi per il futuro dei beni culturali, mette a repentaglio la bellezza del Paese e ci porta indietro di decenni”. Così la deputata del Pd, segretaria di Presidenza della Camera e componente della commissione Cultura di Montecitorio, Emilia De Biasi commenta l’approvazione del parere al regolamento di riorganizzazione del ministero dei Beni Culturali predisposto dal ministro Sandro Bondi sul quale oggi ‘la maggioranza si è spaccata profondamente in commissione”.
“Nonostante i tanti distinguo e le dimissioni del relatore Granata – sottolinea De Biasi relatrice del parere di minoranza – alla fine il Pdl e la Lega si sono inchinati alle volontà di Bondi e hanno avallato un testo incredibilmente al di sotto delle aspettative che espone il mondo della cultura al rischio della residualità, all’impoverimento della sua funzione di valore nazionale, e riduce a pura spesa ciò che dovrebbe essere investimento per la crescita economica, sociale e civile del Paese. In particolare, consideriamo molto negativo lo smantellamento del Parc, la direzione generale per la qualità e la tutela del paesaggio, l’architettura e l’arte contemporanea, per dare vita ad una nuova generica Direzione per le belle arti e alla Direzione per la valorizzazione del patrimonio culturale che separa, contrariamente al dettato costituzionale, le funzioni di tutela e valorizzazione e mostra l’impostazione governativa che vede nella beni culturali prevalentemente uno strumento di marketing o, al massimo, di promozione turistica. Sul Parc è stata sconcertante la risposta del ministro Bondi che ha dichiarato di non vedere alcuna connessione tra paesaggio, architettura e arte contemporanea. Inoltre – prosegue – il nuovo assetto accentuerà lo svilimento del ruolo delle Soprintendenze, sottoposte ad un centralismo e una burocratizzazione amministrativa che, insieme ai tagli alla cultura, producono una progressiva paralisi della qualità. Abbiamo votato contro questa riorganizzazione – conclude de Biasi – che giudichiamo un vero e proprio tuffo nel passato”.

Roma, 27 maggio 2009
Ufficio Stampa PD