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“Disoccupati in Europa: mai così tanti da dieci anni”, di Giuseppe Vespo

Il lavoro nel giorno della Repubblica fondata sul lavoro. Principio fondamentale e precario. Non solo in Italia: ieri dall’Europa è arrivata la conferma che la disoccupazione continua a crescere in tutto il continente euromunito: ad aprile 9,2 per cento, cioè 14,579 milioni di disoccupati. Mai così dal 1999.
Bruxelles ha dato l’ok alle misure prese dall’Italia per le imprese che si trovano in difficoltà finanziarie a causa della stretta creditizia. Così da consentire a governo, regioni e comuni di concedere aiuti sotto forma di tassi agevolati su prestiti contratti entro il 31 dicembre 2010.

IL PEGGIO NON È PASSATO
Praticamente tutti i settori sono toccati più o meno dalle congiuntura negativa. Vediamone alcuni, consigliati da un fonte istituzionale che tiene il polso della situazione e che esordisce dicendo che «per le piccole imprese il peggio non è passato, anzi». Partiamo dal made in Italy di qualità, dalla moda. Dietro le difficoltà del gruppo It Holding, che riunisce sotto di sè firme come Ferrè, Versace e Cavalli, c’è la crisi di migliaia di famiglie. A febbraio il gruppo è stato commissariato. Entro il 12 agosto i tre commissari dovranno presentare un piano di rilancio, che probabilmente slitterà a settembre. Appese a quel piano ci sono quasi settemila persone: 1.700 diretti e cinquemila dell’indotto. «L’azienda continua a lavorare – dice la nostra guida – Ma soprattutto l’indotto rischia grosso. Piccole imprese che hanno bisogno dell’aiuto del governo per accedere al credito». Molise, Abruzzo, Lazio, Toscana, Umbria e Marche, le regioni interessate.
L’indotto – il contorno fondamentale alla grande industria – è anche il vero problema dell’auto, di cui «si parla poco».

PARADOSSO MELFI
Prendete il paradosso di Melfi: lunedì 25 maggio la Fiat comunica ai sindacati l’inizio degli straordinari e l’aumento della produzione della Grande Punto. Il giorno dopo dichiara lo stato di «senza lavoro»: operai tutti a casa. Cos’è successo? Nel frattempo i dipendenti di due aziende di componentistica sotto il mantello Magneti Marelli hanno scioperato contro il mancato rinnovo di una settantina di interinali, sostituiti con operai Fiat arrivati da stabilimenti in cig, come Pomigliano d’Arco. A Melfi si è scioperato per solidarietà: in equilibrio tra le difficoltà di chi viene da lontano e quelle di chi, residente nella zona, ha perso il suo posto. Venerdì scorso, il gruppo automobilistico ha annunciato il rinnovo, fino al 31 luglio, per 57 interinali. Vedremo cosa succederà. Nel frattempo, cioè in poco più di una settimana, col blocco di Melfi è sfumata la produzione di 7mila auto.
elettrovertenze

Passiamo agli elettrodomestici, un settore che conta – secondo i sindacati – 150mila addetti totali, sparsi per lo più tra Ancona (13mila diretti), Milano e Varese (11mila diretti), Pordenone (8mila diretti) e Treviso (3mila diretti). Su tutti pesa la crisi di Antonio Merloni e Indesit, due aziende e due rami di una stessa famiglia. Dopo la minaccia della chiusura e il commissariamento, per la prima (più di 3mila diretti, quasi 7mila con l’indotto) adesso c’è un programma in due fasi. È emerso dall’ultimo incontro del 29 maggio al ministero dello Sviluppo economico. Le ipotesi: 12 mesi per tentare la cessione dell’intero gruppo a partire dal settore delle bombole e serbatoi; poi, nel caso il progetto non andasse in porto, un’eventuale ristrutturazione del gruppo.
Indesit. Siamo a None. Il prossimo appuntamento per capire quanti rimarranno al lavoro nello stabilimento alle porte di Torino (oggi sono 600) è il 7 luglio, allo Sviluppo economico. Prima, un paio di incontri tra azienda e sindacati. Per ora è sfumata l’ipotesi della chiusura in favore di un trasferimento in Polonia.
Per le Tlc, a parte il piano Telecom che prevede 4mila esuberi e la chiusura di 22 sedi territoriali, c’è il caso Eutelia. Quarta azienda in Italia nel suo settore, vuole dismettere il comparto It, Information Technology. Rischiano duemila persone in tutta Italia.

CHIMICA
I sindacati chiedono un tavolo di settore al governo. La catena spezzata della chimica di base parte da Porto Marghera, con l’amministrazione straordinaria chiesta dalla Vinyls di Fiorenzo Sartor. Ventimila posti a rischio nel comparto, secondo la Filcem. Da Venezia a Porto Torres. Da Ravenna a Siracusa.

L’Unità, 3 giugno 2009