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“Omissioni e sottomissioni”, di Giuseppe D’Avanzo

Berlusconi dice a Porta a porta che tornerebbe alla festa di compleanno di Casoria. Il premier finge di non capire, e non stupisce. Come non meraviglia che, in un servizio pubblico radiotelevisivo addomesticato, non c’è voce che gli replichi che la questione non è la partecipazione a una festa di compleanno, né tantomeno il luogo in cui si è svolta – una degradata periferia metropolitana – ma la frequentazione che un uomo di 73 anni, chiamato alla guida del paese, ha intrattenuto con una minorenne.

Quando è nato quel rapporto? Come? Quale natura ha assunto nel corso del tempo?

L’ultima volta che lo si vide seduto nelle poltrone bianche del talk show – un mese fa, era il 5 maggio – il capo del governo volle affrontare la questione nei dettagli. Ne profuse a piene mani. Gli bruciava l’accusa di Veronica Lario: “Frequenta minorenni”. Il Cavaliere lo escluse: non frequento minorenni, sono andato a quella festa – disse e giurò – per discutere con il padre della ragazza delle candidature delle europee di due personalità del Pdl meridionale perché – spiegò – l’amicizia con il padre della ragazza era antica e politica.

La ricostruzione era palesemente falsa. Con il passare dei giorni la natura politica dell’amicizia del Cavaliere con il padre della ragazza è stata dimenticata. Da Berlusconi, dal padre della ragazza, da osservatori che è difficile definire ostinati. Il presidente del Consiglio mette insieme in fretta una nuova versione: conosco i genitori della ragazza e in tre, quattro occasioni ho incontrato anche la ragazza, sempre in loro presenza.

Si scopre che non è vero. La ragazza è sola quando il capo del governo la invita a Villa Madama e poi, in Sardegna, a Villa Certosa per dieci giorni a cavallo del Capodanno 2009. La rivelazione viene dall’ex-fidanzato della ragazza e il premier è costretto a smentire se stesso ammettendo di aver avuto accanto la ragazza, senza i genitori. Il ragazzo racconta di più: il presidente del Consiglio in un pomeriggio dell’autunno 2008 telefonò alla minorenne, ne elogiò il “viso angelico”, la invitò a conservare la “purezza”. Così un uomo anziano, a capo di un governo e abusando del suo potere, entrò nella vita di una minorenne sorpresa, quel pomeriggio, a fare i compiti.

Pur intimidito, minacciato, preso in trappola, il povero ragazzo non ha mai negato questi suoi ricordi proclamando sempre di “aver detto soltanto la verità”. C’era e c’è materia per proporre qualche domanda a Silvio Berlusconi. Repubblica lo ha fatto e oggi il premier dice che “non c’è niente a cui rispondere” perché ha “risposto all’unica domanda che si poteva fare a un presidente del Consiglio e cioè che non c’era nulla che mi avrebbe impedito di andare alla festa”. Era quella la domanda?

Ora, è sorprendente che nello stesso studio, dinanzi allo stesso conduttore, probabilmente dinanzi allo stesso pubblico, il presidente del Consiglio racconti un’altra storia a fronte delle due menzogne che, in pubblico e giurando, ha inflitto all’opinione pubblica: non è vero che non frequenta minorenni (ha dovuto ammetterlo dinanzi all’evidenza e alle confessioni della ragazza); non è vero che è volato a Napoli per discutere con il padre della ragazza di politica (come ha dovuto ammettere egli stesso come il padre della ragazza).

Si può concludere che Berlusconi sia un bugiardo. Molti non si sorprenderanno di questa conclusione. Dovremmo invece tutti sorprenderci delle omissioni e delle sottomissioni che accolgono le bugie di Berlusconi. Si comprende come i media controllati direttamente e indirettamente dal presidente del Consiglio si occupino d’altro aggredendo con una campagna di calunnie tutti coloro che si arrischiano a ricordare le contraddizioni delle versioni, via via, messe insieme dal premier. Non si comprende, al contrario, come i media che definiscono se stessi indipendenti non tengano conto di quel che ascoltano e leggono omettendo di raccontare ai propri lettori anche soltanto una – una, almeno – delle pasticciate incoerenze del premier.

Si scorge di peggio al capitolo “sottomissione”. Un settimanale, house organ di Casa Berlusconi, spedisce un redattore da un fotografo che, si sa, ha delle immagini “interessanti” scattate illegalmente all’interno di Villa Certosa e legalmente all’aeroporto di Olbia (dove aerei di Stato trasportano musici e ballerine che renderanno allegre le serata a Punta Lada). Il fotografo avvia una trattativa che è una finta trattativa perché serve soltanto a segnalare all’avvocato del premier (Niccolò Ghedini) l’esistenza di quelle foto e a consentirgli di averne in mano qualche esemplare, di chiedere il sequestro di tutte con un atto di urgenza. L’avvocato avrebbe dovuto presentare la sua richiesta alla magistratura di Tempio Pausania, ma a Ghedini quell’ufficio non garba. Già gli ha dato torto in un’altra occasione. Quello stesso fotografo aveva immortalato cinque ragazze sedute sulle gambe del premier e quella magistratura aveva chiesto l’archiviazione per il ficcanaso. Niente Tempo Pausania, allora. Ghedini presenta la sua richiesta urgente di sequestro alla procura di Roma che, con la velocità della luce, la concede salvo poi dichiararsi incompetente e spedire il fascicolo a Tempio Pausania.

La manovra ha il suo esito positivo per Berlusconi. Quelle foto non potranno essere pubblicate (oggi, dice che sono pubblicabili: e allora perché chiederne il sequestro?). Non finisce qui. La procura della Capitale decide di vagliare se c’è abuso di ufficio o peculato nei voli di Stato utilizzati da musici e ballerine. In via prioritaria si dovrebbe accertare se a bordo di quei voli non ci fossero ministri, ciambellani di governo o addirittura il capo del governo. Una rapida scorsa ai “piani di volo” avrebbe consentito di levarsi la curiosità perché, se a bordo c’era quel giorno, per quel volo, un ministro o il presidente del consiglio, sarebbe difficile ipotizzare l’abuso di ufficio o il peculato. La presenza di “estranei” agli affari di Stato sarebbe certo impropria, ma da un punto di vista penale quale potrebbe essere il reato se non c’è aggravio per l’erario? La procura, solitamente lesta come un plantigrado, decide di muoversi con la rapidità di un velociraptor e, a tre giorni da un voto, iscrive Silvio Berlusconi nel registro degli indagati. La mossa, inutile da un punto processuale (il premier si è fabbricato l’impunità) ma necessaria come oggi ci spiegherà qualche toga lambiccando nel minuto, sarà vantaggiosa soltanto per il presidente del Consiglio che, da giorni, invoca un provvedimento della magistratura per rispolverare il vecchio armamentario del complotto mediatico-giudiziario che tanta fortuna gli porta nelle competizioni elettorali.

Tiriamo una conclusione per nulla allegra. Berlusconi, a quanto pare, può mentire come meglio crede. Pare che abbia il diritto di farlo. In modo incondizionato. Chi dovrebbe ricordargli che c’è un limite, anche alla nostra credulità, omette di farlo. Altri si sottomettono alle sue strategie consentendogli di uscire dall’angolo imbarazzante in cui s’era cacciato da solo. È questa l’Italia di oggi? Vedete del gossip in questa storia o anche la trama fragile di una democrazia senza contrappesi?

La Repubblica, 4 giugno 2009