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“Tremonti: Non ci sono altri soldi contro la crisi”, di Bianca Di Giovanni

Giulio Tremonti utilizza il «podio» dell’Ecofin per lanciare due messaggi/annuncio. Nessuna nuova stangata per il 2010, e lotta ai paradisi fiscali. Quanto al primo capitolo c’è da dire che la stangata è già stata varata un anno fa (lo sanno i poliziotti che non hanno benzina, gli studenti che non hanno ore di lezione, i ricercatori che non avranno cattedre). Più interessante il secondo capitolo. Il Tesoro italiano ha scritto infatti una lettera al governo svizzero, chiedendo di rivedere gli accordi bilaterali sui trattamenti fiscali. Nel testo, inviato il 22 maggio, si chiede «se non ci siano soggetti italiani che usano società schermo collegate ad altre società in paradisi fiscali». L’iniziativa è in linea con l’indirizzo del G20, e sarà seguita d aun’altra lettera stavolta per il Lussemburgo. «Gli accordi attuali con la Svizzera non vanno bene», spiega Tremonti. Sta di fatto che finora in quel di Berna poco è mutato: la Svizzera ha fatto aperture formali, seguite da forti resistenze pratiche. Se la lettera di Tremonti è il primo passo per cambiare davvero i rapporti di forza in campo, bene. Se invece – il sospetto è legittimo – è il primo gradino per annunciare tra qualche settimana l’avvio dello scudo fiscale sui capitali illegalmente esportati, malissimo. Per ora questo terreno resta scivoloso.
no a nuove risorse

Quello che appare certo, per stessa ammissione del ministro, è che il governo non ha intenzione di aumentare le risorse da destinare a nuove misure anticrisi. «Fare più deficit non è la soluzione. Piuttosto usiamo bene le risorse a disposizione che sono tantissime», dichiara il minsitro smentendo la sua fama di neo-Keynesiano. «Noi abbiamo assolutamente buoni numeri in Europa – aggiunge Tremonti – e tutti lo riconoscono. Dobbiamo solo aspettare che finisca la crisi». Replica a distanza Stefano Fassina dalle file del Pd. «Siamo in Europa gli unici ad avere, con quello in corso, 6 trimestri consecutivi di contrazione del Pil – spiega – I documenti ufficiali della Commissione Europea, del Fondo Monetario e dell’Ocse indicano che a fine 2010 avremo 1 milione di disoccupati in più, la stragrande maggioranza dei quali avrà perso un lavoro a termine e non avrà alcun sostegno al reddito. È necessaria un politica economica alternativa, effettivamente espansiva, ma Tremonti continua a negarla».
Nella riunione di ieri è arrivato un primo via libera al nuovo quadro di vigilanza europeo sul sistema finanziario. Sul testo proposto dalla Commissione – che dà un ruolo centrale alla Bce nella vigilanza – si è opposta la Gran Bretagna, ma per Tremonti il suo «no» potrebbe essere superato. Se ne discuterà al Consiglio della prossima settimana a Bruxelles.
Intanto spuntano guai per il ministro in casa propria. Tremonti ha fatto sapere che non accetterà la norma del ddl sviluppo che finanzia gli aiuiti all’editoria con la Robin tax. Il fatto è che quel testo (che contiene l’avvio degli impianti nucleari) è già in terza lettura a Montecitorio. se viene modificato dovrà tornare per la quarta volta al Senato. Claudio Scajola aveva già promesso agli industriali un’approvazione veloce. «È sorprendete e tardivo l’intervento del ministro Tremonti – commenta il capogruppo dei democratici in commissione Attività Produttive di Montecitorio, Andrea Lulli – È chiaro che si tratta di un braccio di ferro tra ministri, visto che il Tesoro aveva tutto il tempo di intervenire prima.

L’Unità, 10 giugno 2009

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