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Referendum, quorum inchiodato al 23% Chi è andato a votare ha scelto il sì

Fallimento per i 3 quesiti referendari e ora è d’obbligo riflettere sulla disaffezione della gente.

Secondo i dati definitivi diffusi dal Viminale, l’affluenza alle urne è stata del 23% circa, il record negativo di affluenza per quanto riguarda un referendum. Nel dettaglio, il 23,2% degli italiani ha votato per la scheda viola (attribuzione del premio di maggioranza alla lista per la Camera dei Deputati che totalizza il maggior numero dei voti); il 23,2% ha votato per la scheda gialla (attribuzione del premio di maggioranza alla lista per il Senato che totalizza il maggior numero dei voti); il 23,7% degli aventi diritto ha votato per la scheda verde (divieto di candidarsi in più di una circoscrizione).

Paolo Gentiloni parla di “fallimento notevole. Che solo il 20% degli aventi diritto di voto ha votato per il referendum è un dato che pone e conferma i dubbi con cui si sia arrivati a questo referendum”.Così il responsabile Comunicazione del Pd commenta dagli studi di YouDem i primi dati relativi al mancato quorum per il referendum abrogativo.

“Il referendum attuale – ha continuato Gentiloni – non migliorava una legge e questo spiega il perché non ha avuto una grande attrattiva nell’elettorato. Non sono particolarmente deluso. Ne traggo due conclusioni: a) nego che ci sia stato un plebiscito contro il referendum, semmai questo referendum non è stato capito. b) anche se non viene sdoganata la legge Calderoli non vuol dire che l’80% degli italiani è soddisfatto da questa legge elettorale”. Poi rimane “l’esigenza di riforma equilibrata. Il fallimento di questo referendum non pone una pietra tombale sulla necessità di trovare una buona legge elettorale”.

Diversi i commenti sull’affluenza: “L’istituto del referendum in un contesto come quello attuale, intriso di autoritarismo e certamente dominato dal sistema mediatico, ha cambiato di segno. Va profondamente ripensato, come già dimostra il fortissimo astensionismo. Accanto a tale aspetto, c’è poi anche il merito, vale a dire il rifiuto delle scorciatoie istituzionali. L’esito non toglie però la necessità che il Parlamento affronti la questione della legge elettorale, anche a partire dal giudizio di chi si è recato alle urne”.
Lo dichiara Vincenzo Vita, senatore del Pd. Soddisfatto per il fallimento del quorum il vicepresidente del Senato, Vannino Chiti, tra i sostenitori del No che auspica un confronto in Parlamento.

“Il dato dell’affluenza mette in gioco la funzione stessa dello strumento referendario, che la Costituzione propone come strumento essenziale di democrazia, di fronte alla constatazione che dal 1995 non si raggiunge più il quorum”. E’ la senatrice del Pd Marilena Adamo ad aggiungere che “questa situazione produce ulteriore disaffezione per le istituzioni e la partecipazione civile. Il referendum va profondamente innovato e il Pd non ha aspettato questa scadenza per fare le sue proposte: sono prima firmatari infatti di un ddl presentato lo scorso ottobre che si propone due obiettivi: rendere più impegnativa la raccolta di firme (da 500 mila a un milione), ma abbassare il quorum per rapportarlo agli elettori che effettivamente voltano alle elezioni politiche e introdurre il referendum propositivo, dando regole e certezze procedurali alle leggi di iniziativa popolare, anche in questo caso aumentando il numero di firme necessarie”.
“Finora – conclude la senatrice Adamo – non abbiamo trovato nella maggioranza nessuna disponibilità a dare priorità a questo testo, mi auguro che il dibattito pubblico che si aprirà in questi giorni permetta di portarlo rapidamente in aula: il Parlamento dimostri di saper svolgere il suo ruolo”.

da www.partitodemocratico.it

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