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“Iran, una cortina di silenzio”

“Il governo italiano deve trasmettere alle autorità iraniane la ferma condanna della violenza in atto contro i manifestanti e deve agire in tutte le sedi europee e internazionali a sostegno della libertà e dei diritti del popolo iraniano”. E’ quanto si legge in un appello proposto dal capogruppo dei Democratici in commissione Esteri, Alessandro Maran, e firmato da deputati di entrambi gli schieramenti politici tra i quali Fabrizio Cicchitto, Walter Veltroni, Roberto Cota, Lapo Pistelli, Pierferdinando Casini, Piero Fassino, Margherita Boniver, Beppe Giulietti, Enrico Letta, Antonello Soro, Arturo Parisi, Carmelo Briguglio, Italo Bocchino, Federica Mogherini e Massimo Donadi.
I firmatari chiedono inoltre la liberazione di tutte le persone fermate in questi giorni e, in particolare, la riammissione nel paese della stampa internazionale per garantire una libera e completa informazione.

“Da ormai dieci giorni – spiega Maran – assistiamo con preoccupazione e angoscia alla drammatica situazione che si è venuta a creare in Iran: sono scesi in piazza milioni di iraniani, per la maggior parte giovani ma tutto questo ci viene raccontato grazie al coraggio dei pochi giornalisti che hanno ancora modo di lavorare in questo paese: per questo è fondamentale che l’Italia, in coerenza con il pronunciamento europeo e forte di una grande tradizione di solidarietà nei confronti dei popoli impegnati a lottare per la libertà, faccia sentire la sua voce ed eserciti il suo ruolo affinchè cessino immediatamente le violenze contro i dimostranti e sia garantito ad ognuno il diritto di esprimere in modo pacifico le proprie idee”.

“Il governo italiano compia un atto formale e convochi subiti l’ambasciatore iraniano in Italia per esprimere la propria indignazione. Le notizie che giungono da Teheran, dove migliaia di uomini e donne continuano a scendere nelle piazze per sfidare il regime, sono drammatiche e raccontano di corpi gettati da un ponte”.
Lo ha detto nell’Aula della Camera Roberto Giachetti, deputato del gruppo dei Democratici che ha chiesto anche “un’anticipazione dell’informativa urgente del governo sulla situazione in Iran dopo le elezioni, informalmente fissata in sede di commissioni riunite per il prossimo 1° luglio”.

E’ stata un’altra giornata di sangue e terrore a Teheran. Dalle notizie che giungono dalla rete si sa che la polizia continua a sparare sulla folla che, in piazza, manifesta contro il risultato delle elezioni e contro il governo di Ahmadinejad. L’ayatollah Ali Khamenei, sordo alle richieste della comunità internazionale dichiara che la Repubblica islamica non cederà alle pressioni. Un massacro umanitario.

Il regime iraniano, ora solo contro l’opinione pubblica mondiale, cerca l’alibi dell’ingerenza americana a favore dei “rivoltosi” finanziati dalla Cia e imbevuti di sentimenti sionisti o pro-mujaheddin. I rapporti diplomatici con gli Usa e la Gran Bretagna, soprattutto, sembrano davvero a rischio dopo la reciproca espulsione di alcuni diplomatici.

Il governo non concesso l’autorizzazione per le manifestazioni di domani che avrebbero commemorato le vittime uccise nei giorni scorsi durante le proteste di piazza.

La repressione. Il ministero dell’Interno non ha concesso l’autorizzazione per raduni di protesta che dovessero essere tenuti domani in segno di lutto in Iran per commemorare i manifestanti uccisi nei giorni scorsi.

La libertà d’informazione, tranne quella online sui vari social network è compromessa. Molti i giornalisti sono stati arrestati e tra questi i 25 dipendenti di Kalemeh Sabz, giornale di Moussavi autorizzato poco prima delle presidenziali e proibito dopo il contestato scrutinio.

Per la prima volta, la polizia ha ammesso che Neda, la ragazza la cui morte ripresa da un video telefono è diventata il simbolo mondiale della protesta, è stata uccisa da un colpo di pistola, smentendo le precedenti dichiarazioni di un falso costruito per incriminare le forze di sicurezza.

Confermata infine, l’assenza della delegazione iraniana alla riunione allargata del G8 che si terrà domani a Trieste sul tema delle politiche per l’Afghanistan e il Pakistan.

A.Dra

www.partitodemocratico.it, 25 giugno 2009