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Franceschini parla al Pd, Finocchiaro critica

«Non dobbiamo aver paura del congresso». Dario Franceschini parla alla direzione del partito e conferma la sua candidatura all’assise di ottobre. Il segretario del Pd contesta chi chiede un rinvio spiegando che «lo statuto parla chiaro» e che in precedenza in molti addirittura avevano chiesto di fissare la data del congresso direttamente nello statuto. «Sarebbe un paradosso – dice franceschini – rinviarlo ora». Le assise si terranno dunque domenica 11 ottobre, le primarie il 25 dello stesso mese.

Secondo il segretario un confronto vero, aperto, «anche su linee politiche diverse ci farà bene». E annuncia che in questi mesi proverà a garantire, da segretario in carica, la pienezza della vita democratica del partito pur sostenendo la propria candidatura all’assise. Il segretario, che era stato criticato da alcune componenti ( i dalemiani) per il riferimento al “vecchio” che non deve tornare, ha ribadito la sua idea di rinnovamento: “Penso di investire sulla forza straordinaria del nostro territorio: sindaci, amministratori, segretari provinciali e regionali, consiglieri comunali, presidenti di circolo e giovani parlamentari”. Saranno loro che, se Franceschini sarà eletto, saranno messi nelle condizioni di crescere “verso ruoli sempre più alti di responsabilità nel partito nazionale”.

Il segretario ha ricordato che negli ultimi 15 anni il centrodestra ha saputo offrire agli elettori una leadership stabile, pochi messaggi ma diretti e chiari, facilmente comprensibili. Il centrosinistra, invece, ha offerto instabilità di governo e di leadership. “E’ su questo che bisogna riflettere e dare risposte – spiega il segretario – serve una identità definita e certa al centrosinistra e al Pd, perchè fin ora è stata costruita ‘grossolanamente’: all’opposizione come antiberlusconismo, al governo come coloro che risanano i conti”. Quanto alle alleanze Franceschini modifica prudentemente l’impostazione veltroniana: vocazione maggioritaria, dice, non significa restare soli, e nuova alleanza non vuol dire ritorno all’Unione. Questa va costruita intorno al Pd e a questo partito spetterà indicare le scelte. Con Franceschini si è schierato Franco Marini che però lo avverte: “Nessuna ideologia sul nuovismo”. E sullo statuto l’ex sindacalista è categorico: “Facciamo il congresso poi è da cambiare”.

Al termine della relazione, gli applausi della sala. Ma anche critiche. Mentre continua il pressing di alcune componenti per far candidare il sindaco Torino Chiamparino, (che ci sta pensando), e mentre Rosy Bindi esclude di candidarsi, Anna Finocchiaro ha attaccato. Non le sono piaciute le parole con cui Dario Franceschini ha annunciato la candidatura: «Gli argomenti che lui ha usato rischiano di trasformare il congresso in una conta interna sulla leadership, in una resa dei conti». Mentre invece, afferma, il tema è il Pd e questo paese da cambiare.

Finocchiaro ribadisce la proposta di un rinvio dell’assise e a proposito delle parole di Franceschini incalza: «Trovo quegli argomenti inutilmente depressivi del valore della tua esperienza come segretario», dice rivolta proprio a Franceschini. Si rischia una riedizione del «Veltroni contro D’Alema”, del nuovo contro il vecchio, aleggia il “non faremo prigionieri” di triste memoria.

Nel suo discorso Finocchiaro non affronta l’argomento di una sua possibile candidatura alla segreteria del Pd. Del resto, per candidarsi, c’è tempo fino al 21 luglio. Bettini critica il segretario: “Non è il nuovo, è appannato”.

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