economia

«Parola ai “catastrofisti”: Ocse, Bce, Bankitalia, Commissione UE, Fed, World Bank. E Tremonti», di Francesco Paternò

I motivi per cui Silvio Berlusconi vuole «chiudere la bocca» a chi continua a vedere nero in questa grande crisi mondiale – e soprattutto continua a dirlo – sono molti.
Eccoli, dalla parte deglle istituzioni internazionali. «Dall’aprile 2008 l’economia ha perso per strada oltre 4 milioni di posti di lavoro – dice un rapporto della Commissione europea del 16 giugno scorso dedicato al lavoro e alla «Parità tra i sessi» – in un primo tempo hanno accusato il colpo i settori a prevalenza di manodopera maschile, come la finanza, le costruzioni e l’industria manifatturiera. Ma ben presto la disoccupazione si è estesa ben oltre. Anche il settore dei servizi, che assorbe i due terzi dell’occupazione in Europa, ha tagliato i posti di lavoro. (…) Per ora la recessione ha rovesciato il divario storico tra uomini e donne: il tasso di disoccupazione maschile ha superato per la prima volta quello femminile. Ma la differenza è minima: nell’aprile 2009 si registrava un 8,5% per le donne contro l’8,6% per gli uomini». Il 24 giugno scorso, l’Ocse ha rivisto al ribasso le sue previsioni nel suo Economic Outlook: l’Italia sta attraversando un periodo di recessione «molto forte» che continuerà «fino alla fine del 2009», mentre nel 2010 ci sarà una «lenta ripresa». Pil in discesa del 5,5%, per poi tornare a salire dello 0,4% nel 2010, deficit italiano che «crescerà in modo sostanziale nel 2009 e potrebbe aumentare ulteriormente nel 2010, nonostante il programmato consolidamento fiscale», con disavanzo previsto nel 2009 al 5,3% del Pil e nel 2010 al 5,8%. Altro allarme sulla disoccupazione: nel 2010 la quota dei senza lavoro salirà al 12% in Eurolandia, al 10,1% negli Stati Uniti (10,1%), al 10,2% in Italia. In un altro rapporto Ocse del maggio scorso, si legge che gli italiani guadagnano mediamente il 17% in meno della media Ocse. Salari italiani penalizzati anche se il raffronto viene fatto con la Ue a 15 (27.793 di media) e con la Ue a 19 (24.552. Con un salario netto di 21.374 dollari, l’Italia si colloca ial 23esimo posto della classifica dei 30 paesi dell’organizzazione di Parigi, cioè in fondo. Il 4 giugno scorso, Jean Claude Trichet, presidente della Banca centrale europea (Bce), annuncia nuova revisione al ribasso delle stime sull’evoluzione del Pil dell’Eurozona. La variazione sul 2009 è rivista a -5,1/-4,1%, da -3,2/-2,2% indicati in marzo. Il 22 giugno scorso, World Bank, la Banca mondiale con sede a Washington, rivede al ribasso le stime di crescita fatte in marzo: nel 2009 la crescita sarà dell’1,2% (non più del 2,1%) nei paesi in via di sviluppo e, escludendo Cina ed India, un prodotto interno lordo in calo dell’1,6%. E solo otto giorni prima, l’istituto aveva parlato di un calo del Pil globale nel 2009 del 3% (rivisto adesso al 2,9%), mentre per il 2010 la crescita globale si attesterà sul 2% (2,4% la stima precedente).

Errori, ma non è per questo che Berlusconi vuole loro «chiudere la bocca».
A difesa del lavoro degli statistici di tutto il mondo si schiera uno come Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve (Fed), che venerdì a Washington per i 125 anni del Bureau of Labor Statistics (Bls), ha ringraziato l’istituzione per «aver costruito la sua reputazione muovendosi con tempismo e con un’informazione economica accurata». Di Bankitalia non riportiamo nulla dopo le ultime dichiarazioni che hanno fatto infuriare il governo, perché da Berlusconi alla stampa inglese tutti sospettano del suo governatore. Per cui chiudiamo con un’intervista del gennaio scorso dell’insospettabilmente pessimista ministro Giulio Tremonti data al sospettabilissimo Financial Times. Tremonti lancia l’idea di «nuove regole per la finanza mondiale e «teme che gli stimoli fiscali, i bassi tassi di interesse vicino allo zero e tasse più basse siano insufficienti».

da il Manifesto