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“Ricerca dimenticata”, di Alfonso Fuggetta

La manovra approvata dal Consiglio dei ministri contiene una serie di interventi per il sostegno alle imprese. Ma nulla cambia per gli investimenti in ricerca e innovazione. Le agevolazioni continuano a essere governate da un meccanismo complesso di prenotazione e autorizzazione che non dà alcuna garanzia alle aziende. Manca il ritorno all’automaticità del credito d’imposta chiesto da Confindustria. A parole, tutti continuano a dirsi convinti che ricerca e innovazione sono vitali per la crescita del paese. Ma agli annunci non seguono comportamenti coerenti.

Nelle scorse settimane, Confindustria aveva presentato una serie di richieste all’esecutivo. Erano volte a sostenere i processi di crescita e di innovazione delle imprese, al fine di aiutarle ad affrontare il grave momento di crisi e rilanciarne la competitività grazie a nuovi processi, servizi e prodotti. In particolare, in diversi interventi, Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, Federica Guidi, presidente dei giovani imprenditori, e Diana Bracco, presidente di Assolombarda e vicepresidente di Confindustria con delega per la ricerca e l’innovazione, hanno riaffermato con forza la centralità delle attività di ricerca e innovazione per le imprese .

IL CLICK DAY DELL’INNOVAZIONE
Una delle richieste al governo più pressanti e rilevanti riguardava il credito di imposta per la ricerca e l’innovazione. Introdotto nel 2007 come meccanismo automatico, il credito costituisce nei fatti l’unico strumento efficace e concreto per sostenere i processi di innovazione delle imprese. Purtroppo, nel decreto legge anticrisi dello scorso anno è stato trasformato in un meccanismo abbastanza complesso che richiede una prenotazione e una esplicita autorizzazione da parte del ministero all’utilizzo del credito. Di fatto, non è più automatico, e questo lo rende molto meno appetibile per le imprese perché non sanno se e quando potranno contare su quelle risorse nel loro conto economico.
Il 6 maggio si è tenuto il cosiddetto “click-day”: tutte le imprese richiedenti hanno sottomesso la propria domanda di prenotazione dei fondi. Le somme a disposizione si sono esaurite in circa 30 secondi. E oltre 10mila imprese che alla data del 29 novembre 2008 avevano avviato investimenti, si sono viste negare l’agevolazione per carenza di fondi. Come ricorda Il Sole 24Ore, “la gara è stata giocata sul filo del secondo, sulla migliore connessione internet e su un alto elemento di casualità (…) con buona pace della trasparenza amministrativa”.
I vertici di Confindustria hanno dunque chiesto di ripristinare il credito di imposta nella sua formulazione originaria, con il meccanismo automatico di erogazione. Ora, la manovra appena approvata dal Consiglio dei ministri contiene una serie di interventi per il sostegno alle imprese. E in molti hanno sottolineato la rilevanza della cosiddetta “Tremonti-ter”, la norma che introduce una detassazione degli utili reinvestiti nell’impresa. Ma come hanno notato Silvia Giannini e Maria Cecilia Guerra, il provvedimento in realtà riguarda la detassazione di investimenti comunque effettuati, e va a vantaggio sostanzialmente delle industrie del settore meccanico. Per quanto riguarda il credito per la ricerca e l’innovazione, nel provvedimento approvato dal governo non vi è traccia di alcun correttivo alle procedure attualmente in vigore. Ancora una volta, mentre a parole si ripete che ricerca e innovazione sono vitali, decisive e irrinunciabili per favorire non solo l’uscita dalla crisi ma anche una reale prospettiva di sviluppo del paese, nei fatti mancano quelle iniziative e misure che traducano in pratica i tanti buoni intendimenti.

LaVoce.info, 8 luglio 2009