economia

“Pensioni rosa, duello Sacconi-Brunetta”, di Roberto Petrini

Età più alta per decreto, ma il Welfare frena. Vertici Inps e Inail al lavoro oltre i 67 anni. Cgil critica sulle misure previdenziali. Martedì incontro sul Dpef con le parti sociali

E´ braccio di ferro nel governo sulle pensioni rosa. Il ministro per la Funzione pubblica, Renato Brunetta, avrebbe già sottoposto ai colleghi di governo un emendamento al decreto anticrisi che mira, come indicato dall´Europa, ad innalzare l´età pensionabile delle donne impiegate nel pubblico impiego, di un anno ogni dodici mesi fino a raggiungere quota 65 anni (la stessa età degli uomini). Sulla proposta di modifica peserebbero tuttavia le perplessità del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che vorrebbe evitare lo strumento del decreto legge e opterebbe per un percorso diverso. L´iniziativa di Brunetta è oggetto di una levata di scudi del sindacato che chiede, in materia previdenziale, di rispettare la prassi del dialogo. La Cisl è contraria e ieri Morena Piccinini della Cgil ha parlato di un «gravissimo vulnus nel metodo».

A rendere ancor più complesso il quadro – in vista del vertice governo sindacati di martedì per la presentazione del Dpef – sono gli altri emendamenti che il governo si accinge a presentare al decreto anticrisi: in particolare si lamenta la «contraddittorietà» tra la norma che pone a riposo diverse migliaia di dipendenti pubblici al quarantesimo anno di contributi e sotto i 60 anni e quella che dovrebbe mantenere in servizio i direttori generali di Inps e Inail oltre l´età pensionabile di 67 anni. Si tratta, dice la Piccinini, di «inaccettabili norme ad personam». Complessivamente: da una parte il sistema andrebbe verso un aumento dell´età pensionabile (donne, alcuni dirigenti), dall´altra verso la riduzione (dipendenti pubblici e medici con 40 anni di contributi). Inoltre si conferma l´arrivo della norma volta a disinnescare la sentenza della Corte costituzionale che garantiva l´assunzione ai precari delle Poste assunti irregolarmente.

Tra le modifiche attese c´è l´ampliamento della platea interessata dalla detassazione per gli investimenti in macchinari della Tremonti-ter: potrebbero essere inseriti anche i capannoni, i computer e gli autocarri. In ballo anche l´articolo del decreto anticrisi che eguaglia gli investimenti di aziende italiane in Gran Bretagna, Irlanda e Olanda a quelli effettuati in paradisi fiscali e contestato dalle imprese.

Quanto al Dpef la caduta del Pil nel 2009 dovrebbe essere cifrata al pesante -5,2 per cento, mentre per il prossimo anno la partita è aperta tra chi come Berlusconi, già da prima del G8, lega la ripresa esclusivamente alla fiducia e all´ottimismo degli italiani e chi, più realisticamente, tiene conto anche del reddito e degli stimoli all´economia: in pratica una forchetta tra –0,1 e +0,5 per cento. Una nota del Nens, che fa capo a Bersani e Visco, parla per l´Italia di misure che somigliano ad una «aspirina per curare una polmonite». Secondo i dati Ocse, riferisce il Nens, il nostro Paese ha stanziato nel periodo 2008-2010 risorse nette pari a zero contro una media ponderata dei paesi Ocse pari al 3,9 per cento del Pil.

da La Repubblica

Per leggere l’articolo di Antonio Misiani “Decreto anticrisi. Un’altra aspirina per curare una polmonite, pubblicato su www.nens.it clicca qui

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