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“Ogni 8 ricchi solo uno lo dichiara ecco gli italiani che vivono nel lusso”, di Luca Iezzi

Consumi da ricchi e dichiarazioni dei redditi da poveri, ristoratori che guadagnano come pensionati e commercianti che prendono meno dei loro dipendenti. Rimangono enormi le incongruenze tra le tasse pagate sui guadagni del 2007 (dichiarazione 2008) e l’andamento dei mercati del lusso (auto, barche, opere d’arte, servizi finanziari) che continuano ad attirare un numero di italiani incredibilmente superiore a quella pattuglia di 75 mila persone che dichiarano un reddito annuale superiore a 200 mila euro. Infatti secondo l’ultimo rapporto della Associazione italiana dei private banker sono 605 mila i nuclei familiari con patrimoni finanziari superiori ai 2 milioni di euro, otto volte di più. Pur non essendoci una connessione diretta tra patrimonio e reddito (ad esempio la tassazione sulle rendite finanziarie è fissa al 12,5% e non aumenta l’imponibile Irpef), questa enorme disparità è comunque un grosso punto a favore di chi chiede un uso più massiccio del redditometro per verificare se a questi patrimoni corrispondono tenori di vita, e quindi redditi, così ridotti quali quelli dichiarati annualmente.

Anche tutti gli altri indicatori usati dal redditometro mostrano che ci sono consumatori per beni “di lusso” cinque-dieci volte più numerosi dei contribuenti più ricchi. Il caso più eclatante sono le auto sopra i 2500cc di cilindrata: in Italia ne circolano poco meno di un milione, 13 volte di più di quelli che teoricamente se le possono permettere. Così come si stima siano 302 mila le famiglie che abbiano acquistato opere d’arte, mentre per le barche sopra i 10 metri il rapporto (94 mila), è quasi alla pari, ma vanno aggiunti i natanti registrati all’estero (oggetto del nuovo scudo fiscale) e le 500 mila barchette sotto i 10 metri tra cui secondo la Commissione parlamentare sull’anagrafe tributaria si nascondo «contribuenti di elevate capacità».

Insomma troppo pochi ricchi per essere veritieri, una distorsione confermata a livelli di reddito più bassi. L’analisi del ministero del Tesoro mette sul banco degli imputati ancora una volta i lavoratori autonomi a cui il fisco lascia troppe armi per nascondere i loro reali guadagni.

L’uso di società semplici e scappatoie contabili ha permesso alla media dei ristoratori di dichiarare come i pensionati: reddito lordo 2007 tra i 14.500 e i 13.500 euro l’anno. I commercianti, anche all’ingrosso, come lavoratori dipendenti, poco sopra i 19.000 euro. La folta platea di micro-società con contabilità semplificata che dichiara ancora meno, in media 17.000 euro. Questa soluzione contabile, pensata per ridurre gli adempimenti e i costi connessi al fisco ha riscosso successo nel commercio (672 mila imprese), nelle costruzioni (380 mila), del trasporto (82 mila), alberghi e della ristorazione (100 mila), ma ha abbassato i redditi dichiarati. Gli imprenditori del settore trasporto (dai taxi ai padroncini) e i titolari di agenzie di viaggio dichiarano al fisco una media di 16.837 euro che scende a 15.468 euro se si è scelta la forma della società in contabilità semplificata. Per le agenzie di viaggio e di servizio alle imprese, invece, il reddito medio si attesta 18.725 euro (a 16.849 in semplificata). Poco sopra sono invece gli imprenditori edili: il reddito è di 20.317 euro, meno di quanto previsto dal contratto per un maestro elementare ad inizio carriera. Più in alto i professionisti (561 mila) con 36.369 euro, tra loro i medici arrivano a 44.205 euro.

La Repubblica, 20 luglio 2009