cultura

“Dico no ai tagli al Fus” di Emilia De Biasi*

Il senso della nostra battaglia in Parlamento per la cultura è nell’allarme per la situazione: la spesa è scesa all’1% del PIL, il Fondo unico per lo Spettacolo, FUS, è ai livelli del 1985, con 200 milioni di tagli all’anno per tre anni; 250000 lavoratori, 6000 imprese sono a rischio. Cinema, teatro, musica, danza, circhi, spettacoli viaggianti, artisti di strada si chiedono cosa sarà del loro futuro. I giovani artisti si chiedono se avranno un futuro, e se sarà meno precario del presente.
Il senso della nostra battaglia in Parlamento è per ripristinare i finanziamenti, perché la cultura non sia più solo una spesa, ma un investimento per la crescita economica e civile dell’Italia.
Il senso della nostra battaglia in Parlamento è approvare una legge di riforma dello spettacolo, attesa da trenta, voluta da tutti, perché lo spettacolo dal vivo sia considerato impresa culturale, sia riconosciuto nell’ordinamento italiano e sia finanziato adeguatamente dall’intera Repubblica, e dal concorso delle risorse private. Anche se sappiamo che in Italia il privato finanzia solo se il pubblico finanzia almeno altrettanto, e che abbiamo una fiscalità ancora troppo debole, sia per gli incentivi al privato, sia per le modalità di finanziamento pubblico. Ma il lavoro parlamentare ha bisogno del sostegno della società.
Il senso della nostra battaglia è nell’autonomia della cultura, nell’amore dell’arte, due parole spesso dimenticate. Parliamone un po’ di più. La cultura è una parte rilevante della nostra identità nazionale, racconta il Paese, ci invita a riflettere, ci rende più liberi e più umani.
È uno dei pochi campi del tempo contemporaneo che può ancora essere sottratto al puro mercato, al consumo che fa di noi degli imitatori e non delle persone che sanno pensare con la propria testa. È il senso della politica che vogliamo seguire.
*deputata PD
L’unità 23.07.09

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