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“Stefania senza energia” di Daniele Di Stefano

Durissimo braccio di ferro nel governo. La Prestigiacomo si ribella alla sottrazione di competenze in materia energetica decisa dall’esecutivo. Realacci: «Peccato se ne sia accorta ora». Francescato: «Colpo di grazia al ministero».

La buona notizia è che finalmente abbiamo un ministro dell’Ambiente. La cattiva è che Stefania Prestigiacomo, finora poco meno che latitante, s’è svegliata un po’ tardi. Forse troppo. E fa finta di non vedere che l’articolo 4 del decreto anti crisi (che la esautora dalle autorizzazioni di nuove centrali, ridimensionando pesantemente le valutazioni di impatto ambientale) è la conseguenza naturale dello svilimento del suo ministero, obiettivo programmatico del governo al quale lei stessa ha dato un contributo rilevante.

L’articolo in questione – approvato dalle competenti commissioni della Camera e lasciato intatto dal maxiemendamento dell’esecutivo – indica la solita corsia privilegiata per gli interventi “urgenti” in materia energetica: tutto quanto serve per autorizzare e realizzare nuove centrali, anche nucleari, passerà in mano a commissari governativi. A nominarli sarà il ministro dello Sviluppo economico, di concerto con quello delle Infrastrutture e sentito quello per la Semplificazione normativa. Una scelta, osserva giustamente Prestigiacomo, «che sopprime di fatto il ruolo del ministero dell’Ambiente nel delicato iter autorizzativo per le centrali», una decisione «deleteria per l’ambiente e per la salute dei cittadini».

Se la prende coi colleghi autori della beffa (Scajola, Matteoli e Calderoli), accusati di essersi mossi «in barba all’opinione del ministro competente, in spregio alla tutela dell’ambiente prevista dalla Costituzione », col rischio «di provocare gravi danni al territorio». Insomma, alza i toni l’ambientalista Prestigiacomo: «Dietro la bandiera della semplificazione vengono di fatto tolte tutte le protezioni ». Il colpo gobbo sarebbe avvenuto in una delle ultime sedute del Consiglio dei ministri.

Calderoli garantisce: «L’articolo 4 è stato scritto fisicamente nella penultima (terzultima per chi legge, ndr) seduta del Consiglio dei ministri, con interventi e contributi da parte di tutti. E nell’ultima seduta (penultima, ndr), sede per portare osservazioni e proposte migliorative, nessuna eccezione è stata sollevata». Ennesima beffa: «Calderoli sa benissimo – replica piccata il ministro dell’Ambiente – che quel giorno ero a Siviglia per rappresentare gli interessi del Paese, e non vedo perché debba essere lui a chiudere mezzo ministero dell’Ambiente». Sembra un’iperbole ma è vicina alla verità: l’articolo 4, se approvato così com’è (il voto finale alla Camera è fissato per martedì), comporta nei fatti la smobilitazione dei 69 esperti della commissione Via – Vas, e dei 20 della commissione Aia: sostituiti, per tutti i casi urgenti e di necessità, da una sola figura, il commissario di governo.

Sfumata l’ipotesi di correggere il testo col maxiemendamento, sul quale ieri l’Aula ha votato la fiducia, non resterebbe che la modifica a palazzo Madama. Prestigiacomo assicura: «Ho avuto la parola del presidente Berlusconi che l’articolo 4 sarà modificato nel corso dell’esame al Senato». Scelta non scontata, però, perché vorrebbe dire tornare di nuovo alla Camera, per la terza lettura, e farlo in agosto, quando le sirene delle vacanze tengono tanti deputati lontani dagli scranni di Montecitorio.

Molto critici gli ambientalisti, secondo i quali l’articolo «è il colpo di grazia al ministero dell’Ambiente che – attacca Grazia Francescato, portavoce dei Verdi – di fatto viene svuotato di tutte le sue prerogative». è la dimostrazione, prosegue l’esponente di Sinistra e libertà, «di come si voglia sottrarre a ogni controllo e obiezione la follia nucleare in cui questo governo si sta irresponsabilmente imbarcando».

Secondo il Pd Ermete Realacci «ha ragione Prestigiacomo quando afferma che il provvedimento è deleterio per l’ambiente. Peccato che se ne accorga solo ora: il decreto prevede norme gravissime che indeboliscono non solo il ruolo del ministero e delle istituzioni territoriali ma anche la difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini».

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