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“Innse, 5 operai su una gru. Ma la soluzione non c’è”, di Giuseppe Vespo

Sospesi a oltre dieci metri di altezza su una gru all’interno del capannone. Così hanno passato la notte e la giornata di ieri i quattro operai della Innse di Milano e il funzionario Fiom che intorno alle 11,30 sono riusciti ad entrare nell’officina di via Rubattino presidiata da polizia e carabinieri.
Lì, per aria, Vincenzo, Massimo, Luigi, Fabio e Roberto, resteranno fino a quando verrà fermato lo smantellamento dell’officina, iniziato domenica dopo il blitz delle forze dell’ordine che ha permesso agli operai chiamati dal proprietario della fabbrica, Silvano Genta, di entrare nello stabilimento per smontare le macchine, alcune delle quali già vendute a due società.
intervenga Berlusconi

Ieri pomeriggio i lavoratori e il sindacato hanno respinto la proposta arrivata dalla prefettura milanese, che invitava a una tregua di qualche giorno. Una proposta ritenuta «insufficiente»: «Siamo determinati a resistere», hanno fatto sapere gli operai. Così il leader della Fiom, Gianni Rinaldini, ha rilanciato, chiamando in causa Berlusconi affinché intervenga direttamente per fermare lo smantellamento, far allontanare le forze dell’ordine dal presidio degli operai di via Rubattino e garantire il tempo necessario a far ripartire una «trattativa vera», che consenta di individuare soluzioni alternative alla chiusura dello stabilimento. L’ingresso dei cinque nella fabbrica è stato accompagnato da alcuni tafferugli tra una cinquantina di operai e le forze di polizia. Tornata la calma, la giornata è proseguita con una breve manifestazione alla stazione di Lambrate, raggiunta da un gruppo di lavoratori insieme ad attivisti dei centri sociali. Mentre al presidio di via Rubattino si sono uniti anche i lavoratori di altre fabbriche del milanese, che ieri hanno scioperato per due ore. Appelli al governo affinché intervenga per risolvere la vertenza, evitando l’uso della violenza, sono arrivati anche dalla politica. Cesare Damiano, responsabile lavoro del Pd, e Emanuele Fiano, deputato lombardo dei Democratici hanno chiesto ai ministri Maroni e Scajola di «sospendere lo sgombero e riaprire un tavolo di confronto per la tutela occupazionale di tutti i lavoratori». Mentre per il responsabile welfare dell’Idv, Maurizio Zipponi, quella della Innse è una situazione «indegna in un paese civile».
LA LOTTA

Sono passati 14 mesi da quando è iniziata la lotta di questi 49 operai. Era il maggio del 2008 quando, due anni dopo averla rilevata in amministrazione straordinaria, il proprietario Silvano Genta decide di chiudere. Per tre mesi gli operai si oppongono continuando a lavorare in autogestione. Ma il 17 settembre si devono fermare: il Tribunale ordina il sequestro dello stabile, così loro decidono di occupare la portineria dell’area industriale. Da quel momento Genta tenta di rivendere i macchinari. Una situazione complicata dal fatto che la società immobiliare proprietaria dell’area su cui sorge l’Innse, la Aedes, vanta nei confronti del proprietario della Innse 5,6 milioni di euro per il mancato affitto e danni per 20 milioni di euro. Su quell’area, inizialmente, la proprietà immobiliare e il Comune avevano ipotizzato la costruzione di un campus universitario. Oggi Aedes sembra disposta a trovare una soluzione che contempli anche lo stabilimento Innse. Proprio ieri l’ad del gruppo, Nicola Cinelli, ha confermato contatti preliminari con un imprenditore che potrebbe essere interessato all’affare.
L’Unità 05.08.09

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